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mercoledì 1 luglio 2009

Non tutti sanno che... #4


Una ricerca firmata da Goran Arnqvist, biologo evoluzionista svedese, e Trine Bilde, professoressa danese di ecologia e genetica, e pubblicata su Science dimostra, tramite un esperimento condotto sugli scarafaggi che gli esemplari con una bassa qualità genetica hanno un maggior successo nella riproduzione, sono i migliori nel compito di fertilizzare le uova, sarebbero anche più bravi nell'occuparsi dei piccoli una volta venuti al mondo.

A quanto pare, quello che vale per i bacarozzi, vale pure le persone. Lo studio boccia anche la promiscuità: inutili i rapporti multipli, ma soprattutto dannosi, perché espongono le potenziali madri a malattie sessualmente trasmissibili. Finora si riteneva che questo approccio "di fiore in fiore" permettesse alle femmine di scegliere il seme del maschio con la migliore qualità genetica, per fertilizzare i suoi ovuli e ottenere una prole più forte. Tutto sbagliato. 

La notizia buona è che, a quanto pare, la natura, sulla lunga distanza, tenda a far trionfare l’amico simpatico sul maestro di tennis. La notizia cattiva è che siamo simili ai bacarozzi. Lo studio però non dice nulla sulle bacarozze pur impegnate con lo scarafaggio simpatico ma dedite all’accoppiamento col bagnino.

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