Citazione

lunedì 13 febbraio 2017

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #38

The Day After

di epifanie e di risse

Probabilmente a scatenarmi quella sera fu il tasso alcolico. Ed è sempre colpa del tasso alcolico se di tutta la vicenda ho ancora dei ricordi distorti. Quando ci penso rivivo tutta la scena in modo estremamente onirico. Quella maniera di ricordare le cose che un po' guardi il mondo con i tuoi occhi e un po’ ti vedi con gli occhi del mondo, quasi in contemporanea.

Come avevo raccontato eravamo al Locale e io avevo già bevuto qualche bicchierino di troppo. Nib aveva pensato bene di farmi bere a casa, prima di uscire. Arrivato lì, semplicemente, non mi fermai.

Il clima era festoso, ridevamo più o meno tutti, ci stavamo divertendo. Credo. Perché nei miei ricordi ad un certo punto ci sono immagini discordanti. In alcune mi sto divertendo, rido di cuore, scherzo, in altre sono infastidito e sempre più teso. Fino a quando, di questo sono sicuro, ad un certo punto mi alzo deciso a dare un taglio a tutto e dicendo, come un gran signore, “vado a pisciare prima di rischiare un’esplosione vergognosa...” poi torno dal bagno e trovo tutti agitati con l’Idiota che spara l’ennesima fastidiosissima perla guardandomi. Il suo ghigno sarcastico unito a quella camicia blu elettrico mi stimolano una domanda che vomito prima di pensare alle conseguenze con un’espressione sul viso che trasuda innocenza “Hai raccontato a tutti del toro nelle mutande, sì?".

Il ghigno scompare. Guardo tutti i presenti sorridendo come uno che la sa lunga e facendo finta di attendere una risposta. Faccio questa pausa ad effetto guardando tutti, tempi comici perfetti, davvero, roba da far studiare alle scuole di recitazione.

“Dovete sapere che il qui presente premio Nobel” indico l’Idiota “è andato da una stagista a dirle che aveva un toro nelle mutande e se voleva farci un giro”

Tutti ridono. L'Idiota mi guarda torvo. Caterina ha il sorriso di chi non ha capito la battuta. Non sa se faccio sul serio o se sto sparando qualche cretinata. Gli sguardi che vedono sono di divertita sorpresa. Non aspetto, è ora di calare l’ascia.

“Io lo so perché lei lo ha registrato. Lei è l'ex di mio fratello. E il genio si è pure calato i calzoni. E nella registrazione si sente lei che dice 'hai detto toro o lumaca?'”

Le risate aumentano di volume, nel mio ricordo sono assordanti, quasi fisiche, sovrastano tutto. Caterina sgrana gli occhi. L'Idiota mi dà del figlio di tVoia. Ha la faccia e gli occhi rossi. Gongolo e contemporaneamente non m’interessa più di niente, voglio solo il sangue. Il suo. Voglio portare l’umiliazione fino in fondo.

“Sei veramente un povero stronzo... tutti ci chiediamo da sempre se sei così di tuo o prendi delle pasticche…” Glielo chiedo mentre si alza e mi spintona. Ma io sto ridacchiando, l’alcol che ho in corpo si mescola ai mesi di frustrazione e al disprezzo, crea un unico bolo con i bocconi amari ingoiati e mi fa sentire invincibile. Non ho paura di nulla.

Arriva un altro spintone. Vedo distrattamente gente alzarsi di scatto, qualcosa che cade dal tavolo, sedie che si rovesciano. Qualche indistinto “eh, ma dai…” “ora però basta” “… diglielo che scherzi…” mentre mi sta per arrivare la terza spinta.

È a questo punto che sento distintamente il crack dei freni inibitori che si lacerano, scoppiano, mi liberano. E scatto.

Il resto l'ho già raccontato.

Nel ricordo confuso rispunta quel momento che ho chiamato epifania. È quando nel parapiglia incrocio gli occhi di Caterina. Quegli occhi neri, profondi, sinceri e dannatamente comunicativi. In essi leggo come in un lampo sorpresa-disapprovazione-liberazione-gelo-disgusto-critica-commiserazione-rifiuto-disprezzo. E la consapevolezza delle consapevolezze che mi cala perentoria come la scure di un boia fra capo e collo: non la rivedrò mai più.

Autogol. L'arbitro fischia la fine.

Hai perso, inetto coglione!

Fine della Prima Parte

Comincia tutto così

lunedì 6 febbraio 2017

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #37

Merlo

di Django Reinhardt e falene

E così seguì un periodo di cuore in fiamme e maschera di ghiaccio. Caterina cercava di riallacciare con l'Idiota e a farle da confidenti c'eravamo io e un paio di sue amiche a me sconosciute. Sembrava di essere tornati alle medie.

L'unico aspetto positivo della faccenda era che l'Idiota non sembrava volerne sapere, secondo lui le cose fra loro andavano benissimo. Però inizialmente provò a fare buon viso a cattivo gioco, e questo per me non fu un periodo particolarmente facile.

Far finta di nulla mi richiedeva grosse energie, e mantenere oggettività come confidente non era affatto semplice. Però riuscii ad invitarla sempre a riflettere, a chiedere a sé stessa le cose, a confrontare le mie risposte con quelle delle sue amiche: da maschio riuscivo a spiegarle in modo disincantato i gesti e gli atteggiamenti di lui meglio di come qualsiasi donna avrebbe potuto fare. Sarò sincero, mi sentivo una forchetta piantata nel fegato e la mia autostima subiva regolarmente dei tracolli mica da ridere.

Il problema vero è che tornando a casa dal lavoro, lei trovava lui, non me. Allungando la mano nel letto, trovava lui, non me. La gita in montagna era con lui che l'aveva fatta, non con me. E così la grigliata in spiaggia, il weekend a Parigi o quello dai parenti in campagna. La priorità di Caterina era, e giustamente, capire se con l'Idiota le cose potessero funzionare di nuovo, io venivo dopo, ero un'eventualità successiva nel caso si fossero lasciati, una possibilità. L'Idiota aveva il tempo dalla sua, maledetto. Ogni secondo che passavano insieme poteva essere quello decisivo per riaccendere la scintilla e ogni ora passata senza notizie di Caterina (e furono parecchie) era un'ora che avevano potuto passare avvinghiati avvolti dal fuoco della passione.

Fortunatamente l'Idiota, forse per far valere il suo nome, se la giocava malissimo.

Sapevo che la possibilità di scottarsi era elevatissima. Eppure come una falena continuavo a volare ripetutamente contro la lampadina incandescente, irrimediabilmente attratto dalla luce. E con poche distrazioni e valvole di sfogo. Persone con cui parlarne pochissime. Si contavano sulle dita di una mano di Django Reinhardt (esatto, QUELLA mano) e mi dicevano di desistere, che mi sarei fatto davvero male. Solo Nib mi lasciava il beneficio del dubbio.

“Ti rendi conto che stai facendo il merlo?”
“Me ne rendo conto”
“Tu che dici che quelle degli altri sono asessuate”
“Me ne rendo conto”
“Sai che ti farai un male bestia?”
“Me ne rendo conto”
“Secondo me no, non realizzi che mentre ti parlo lui le sta infilando una mano nelle mutande...”
“Me ne rendo conto”
“... e lei probabilmente...”
“ME NE RENDO CONTO!”
“Sai che hai rotto il cazzo con questa risposta?”
“E che altra risposta vorresti?”
“Che andassi lì e spaccassi la faccia a quel coglione, prendessi Caterina per i capelli e la trascinassi nella grotta”
“E poi se ne andrebbe perché avrebbe i dubbi che forse qui o forse lì”
“Ma cosa te ne frega?
 “Lo sai come sono, per me o tutto o niente”
“... fratelli minori...”
“È una vitaccia, eh!”
“A chi lo dici! Ma ne vale la pena? Cioè, pensi davvero che ne valga la pena?”
“Secondo me sì… poi sai forse cosa c’è? Noi perdenti abbiamo solo paura di vincere”
“Eh?!”
“Facciamo di tutto per perdere, cerchiamo gli ostacoli, se non ci sono li fabbrichiamo… è come se nella vittoria, nell’ottenere quello che vogliamo, trovassimo qualcosa di volgare, di squallido, di banale, rifugiandoci in quella spettacolare e pura catarsi che troviamo solo in una sonorissima sconfitta”
“…”
“Ma forse è così perché siamo talmente abituati a masticare merda che abbiamo paura che la cioccolata sia cattiva”
“…”
“Insomma, non so nemmeno più io perché mi comporto così. Se lo faccio per allontanare Caterina, per paura di ottenere quello che voglio. Se lo faccio per dimostrarmi di essere migliore di quello che sono. Se lo faccio solo per poter fare bella figura con lei… So solo che non saprei comportarmi altrimenti”
“Forse hai ragione tu... però non posso vederti così”
“Bisogno di occhiali?”
“Minchione. Piuttosto, dì a Caterina di chiedere al coglione del toro nelle mutande
“Cosa?”
“È una storiella edificante che mi ha riferito Sonya... secondo me ti farà guadagnare punti”
“Anticipami i dettagli, almeno”
“Prima ubriachiamoci! Che se mi fai di nuovo discorsi così seri vado a suicidarmi!”
Quella fu spesso l'arma di Nib, distrarmi e affogarmi nei paradisi alcolici. Ma è sempre un'arma difficile da maneggiare e, devo dire, noi non fummo particolarmente bravi né efficienti né, a dirla tutta, attenti.

Durante questo periodo con Caterina ci vedemmo abbastanza frequentemente, sempre in compagnia, spesso e volentieri al Locale. Fino alla sera fatidica. Quella dell'epifania.

CAPITOLO 38

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