Citazione

giovedì 20 dicembre 2012

Fine del mondo


Certo che come ultimo giorno dell'umanità è molto deludente. Sembra un giorno come tutti gli altri. Correggo, è un giorno peggiore degli altri. L'allergia mi sta ammazzando, mi sento come se mi stessero strappando la faccia.

E quindi mi dovrà accontentare di un banalissimo e malaticcio pre-armageddon.

E sì che ho avuto tutto il tempo per prepararmi.

lunedì 17 dicembre 2012

Ciclorumentismi #11


4° km

Dopo un breve tratto di marciapiede eccoci sul Ponte della Musica. Opera recente di cui ancora non mi è chiaro il senso. Il ponte pedonale collega il complesso auditorium-maxxi con… il nulla. Ma non facciamo polemiche che c’è una salita che si fa sentire qui…

L’arrampicata sul ponte dà le sue soddisfazioni, il fiume che scorre più o meno placido sotto di te e nei giorni di sole con le piene invernali sembra un fiume vero, grande, azzurro e maestoso. Sul ponte il chaos della città è improvvisamente lontanissimo. C’è pace. E s’incontrano figure strane. Tipo fotografi e bonone in pose plastiche, fotografi e cozze che guardano l’infinito, gente che fa ginnastica, ragazzini che si riposano appoggiati ai piloni o sdraiati. La struttura è moderna ma ben integrata al contesto, forse perché richiama la copertura dello stadio poco distante, chi lo sa…

Poi si scende. Se il ponte fosse stato 30 metri più lungo sarebbe sceso in una piazzetta. Invece no. Si poggia sul lungotevere, ma devo andare dritto e i semafori non sono comodi. Con un po’ di pazienza e attenzione è possibile inserirsi per un momento nel flusso del traffico per poi uscirne rapidamente, aggirare la piazzetta e immettersi in un via strana. E’ una via larga, dalla pavimentazione dissestata che corre affiancata da caserme e con macchine parcheggiate nel mezzo. Sembrerebbe una strada fatta per sopportare una gran quantità di traffico ma è vuota. Percorrerla è divertente, soprattutto una volta identificate le parti di pavimentazione migliori. Il quarto chilometro si conclude davanti al Maxxi, bel museo delle arti del XXI secolo, costruito restaurando un magazzino e un pezzo di caserma.

giovedì 13 dicembre 2012

Bestiarium #25



in fondo perduto al tunnel

le agevolazioni prevedono un contributo in conto impianti e un mutuo agevolato in quanto si sostanzia il contributo a fondo perduto? il contributo in conto impianti è un contributo a fondo perduto e se non lo è quant'è il fondo perduto ? c'è un fondo perduto?

martedì 4 dicembre 2012

Clint Eastwood - Hereafter

Pesante. Bello. Affasciante. Pesante. E’ un film che parla di gente che muore, che ti fa interrogare su cose leggere, tipo la morte, appunto. E lo fa con tre storie intrecciata di gente a cui muore o è morto qualcuno. Pesante. Ma affascinante. Seppure con un finale un po’ scontato.

mercoledì 21 novembre 2012

Ciclorumentismi #10


Quel che resta del 3° km

La ciclabile è una pacchia. Sdrucciolevole da bagnata ma ancora una pacchia. Piena di foglie e rami in autunno ma resta comunque una pacchia. Ogni tanto ingombra di gente coi cani ma pur sempre una pacchia. La sensazione di non essere in pericolo di vita è il suo elemento distintivo, hai la tua strada tracciata e, per quanto mal fatta, è la tua ed è bella diritta, sotto gli alberi e isolata dal delirio stradale.

Qui incrocio un bel numero di altri ciclomani anche se quelli del mattino sono pochi e abbastanza abbrutiti, come il sottoscritto del resto. Questo percorso ha poco di eccitante, si va dritti, si brucia un semaforo quando si può i direzione del Foro Italico, guardando distrattamente il panorama.

Ci sono diverse bici parcheggiate, legate alla meno peggio a pali, balaustre, alberi e cartelloni. Sono sempre le stesse, più o meno. Ecco, in questi giorni decisamente meno, al posto di una bicicletta c’era solo una ruota, fieramente incatenata al suo palo e fra l’altro pure mezza sbidonata.

Le bici di rubano pure a Roma quindi, ma a ben vedere si rubano quelle legate male. Eppure ci vuole così poco: legarla sempre a qualcosa di solido, assicurare sempre ruota e telaio assieme (altrimenti ti lasciano solo la ruota o solo il telaio), usare meno catena possibile (più difficile tagliarla), lucchetti e catene non devono mai essere vicini al suolo (non si può fare leva sul marciapiede per tagliare), lasciarla sempre in luoghi illuminati e se possibile di passaggio ed è sempre meglio spendere qualche dieci euro in più in catene e lucchetti che ritrovarsi senza bici, senza ruota o con la bici rotta. 

Ma torniamo alla mia ciclabile, che poi non è nemmeno messa così male, a Roma c’è di peggio. Sicuramente un po’ di manutenzione non guasterebbe così come sarebbe gradita un po’ più di educazione pedonale al riguardo…

venerdì 16 novembre 2012

Bestiarium #24



freddure

la sottoscritta ha erroneamente indicato il numero esatto della raccomandata 


un mio cliente (…) ha acquistato una struttura in un luogo vicino al pilone della luce


Informazioni sul bando emarginato

mercoledì 14 novembre 2012

il Maniscalco Maldestro - Ogni Cosa Al Suo Posto


“Ogni Cosa Al Suo Posto” è carichissimo di groove, meno irruento e schizzato di quanto ci si aspetterebbe, molto meno “anni zero”, assai acido, assai sperimentale, un po’ elettronico e, è bene ripeterlo, bello groovoso.

Se questo non vi basta mi fate pena.

martedì 13 novembre 2012

giovedì 8 novembre 2012

Ciclorumentismi #9


Il nemico del mio nemico

Il vero nemico del ciclista capitolino non sono le macchine, non sono i motorini, non sono i pedoni coi cani a spasso nelle ciclabili, non sono le salite e non è nemmeno il traffico. Il vero nemico del ciclista capitolino è il Comune di Roma.

È mattina, è questa mattina, e sono come di consueto sulla ciclabile di via del foro italico, verso la fine, verso la salaria. Succede che la pista è nelle consuete infami condizioni di un dopo pioggia e pazienza se dalla pioggia sono passati un po’ di giorni. In terra è pieno di pezzi di foglie, piante, spore muffe e funghi. Tanto il cemento verniciato è viscido di suo, le foglie peggio non fanno e poi uno allo zozzo ci fa un po’ l’abitudine.

Ad un tratto, in lontananza vedo un tipo della nettezza urbana con giubino arancione che lavora. Ogni raro si trova gente che lavora. Potano, puliscono. Gocce nel mare. Altrimenti non ci si sentirebbe come in quei film dove dei malcapitati arrivano in una città abbandonata dopo una tragedia nucleare dove tutto è rotto, vecchio e scassato e le piante hanno invaso la qualunque. 

Insomma, c’è questo che lavora e rallento. Fra le mani ha un’enorme pala, tipo quelle da neve, che usa per raccogliere il fogliame ancora umido da terra. Usa una tecnica da gatto delle nevi: pala ferma in terra e spinge. In realtà non sembra raccogliere molto, lì ci sono strati e strati di roba che se li analizzi forse fai pure scoperte importanti, di quelle che finiscono su Nature, tipo. Quindi riusciva a raschiare lo strato superficiale e stop.

Comunque scampanello, lo supero a passo d’uomo, e proseguo. Riprendo velocità, la strada è in leggera discesa e gira verso destro. A metà della curva scorgo un individuo a pochi metri di distanza vestito da apicoltore (ovvero con una tuta bianca che lo copre dalla testa ai piedi) e con un tagliaerba in mano. Sulla pista quintali di erba appena tagliata e soprattutto bagnata. Il tipo non sembra vedermi e sentirmi. Freno. E provateci voi a frenare su cumuli di erba umnida appena tagliata. La bici slitta, io volo via. Atterro, un’agile capriola e sono apposto. Beh’ più o meno.

L’apicoltore mi soccorre. Mi chiede se mi sono fatto male. Dico di no, che sto bene, che non ho mai avuto carie in vita mia ma che dovrebbero mettere un avviso, che qualcun altro si farà male. Risponde che “c’è il mio collega con la pala”. Come se vedere un uomo con una pala che raccoglie foglie sia sufficiente per capire che più avanti si troveranno un fottuto apicoltore in agguato e la pista ingombra di infida erba bagnata. 

Looisona invece ha avuto la peggio. Forcella piegata. E mannaggia ai cantieri non segnalati e anche a qualcun altro. Lui lo sa. E tace.

mercoledì 7 novembre 2012

Spartacus (Steven S. DeKnight)


Prendete l’immaginario dei Manowar, togliete le motociclette ed ecco Spartacus.

Non sapete cosa sono i Manowar? Sono sinceramente contento per voi e proverò a spiegarvelo in altro modo... provate a immaginare a un mondo super macho fatto di omoni depilati e muscolosi con perizomi di pelo (un po’ fetish-gay), donne nude, gente che si ammazza ingiustificatamente, fra il truce splatter e lo scenografico, dialoghi ridotti all’osso, prevedibili, più o meno tutti simili, gente che tromba, tette a caso e poco rispetto per fisica e fisiologia. Ecco, per avere il mondo dei Manowar basta aggiungere le Harley.

In aggiunta a Spartacus arriva poi un’estetica in buona parte rubata al 300 di Snyder  e dei trucchi in post produzione derivati dall'ultima decade di cinema d'azione in costume e non (che iddio maledica i rallenty).

Il risultato è inutile, socialmente deletereo ma divertente e rinfrancante come ruttare dopo la birra.

martedì 6 novembre 2012

Potrebbe piovere


E comunque tutto bene, piove. Piove di brutto. E io sono in bici. Pazienza, dico, ho l’attrezzatura idrorepellente, mi fa un baffo a me la pioggia. E solo che la felpa ha fatto capolino da sotto il k-way e si è intrisa. Fino al collo. E così i polsini e tutta quell’acqua poi è entrata in contatto coi calzoni. E insomma, mi sono bagnato fino alle mutande.

E vabè, è solo acqua, direte. Vero. Ma poi arrivo a casa. Mi pulisco. E devo riuscire. 300 metri dovevo fare. Sono andato a piedi con l’ombrellone e mi sono infracidito. E pazienza, è sempre e solo acqua. E poi la sera mi è caduto il tagliaunghie nella tazza del cesso. E più o meno contemporaneamente il cellulare è scivolato dalla tasca dei calzoni. Ero seduto. 30 cm di caduta. Morto. Rotto.

E il giorno dopo si è suicidato l’obbiettivo della macchina fotografica.

Ma almeno non pioveva

mercoledì 31 ottobre 2012

Il Grinta (Joel e Ethan Coen)

Il remake non fa rimpiangere lo storico film con John Wayne ma contemporaneamente non lo migliora neanche. Le due pellicole sono parallele e un plauso ai Choen per non essersi messi a fare a gara. 

Un ottimo western. Non serve dire altro. Grazie.

martedì 30 ottobre 2012

Malanni


La cosa più preoccupante di un figlio è la quantità di germi, batteri e malattie che riesce ad introdurti in casa.

Un bimbo piccolo è un untore fatto e finito che, fra l’altro, vive in un ambiente costituito da suoi pari. Una sorta di condivisione, di peer-to-peer dei malanni, di coltivazione e gioiosa distribuzione di virus.

Quindi non fidatevi dei bimbi, soprattutto di quelli che usano frequentarne altri tutti insieme!

E sembra di essere tornati indietro nel tempo, a quei momenti dell’infanzia in cui ti aggiravi in casa vestito da palombaro spaziale (o almeno io lo ero, pigiama con i calzoni rigorosamente dentro i calzini, tuta, maglione e vestaglione di flanella a incartare il tutto) stanziando fra il letto e la televisione, stupendoti di quanti fichissimi telefilm si potessero vedere nell’arco di una mattinata. L’effetto proustiano di memoria resta, la mia petit madeleine è il momento in cui qualcuno o qualcosa mi dice “tu stai male, oggi resta a casa”... e che sia il termometro, la sig.ra Rumenta o la tazza del gabinetto ricolma dei miei succhi gastrici poco importa: la consapevolezza di quel momento mi riporta immediatamente alla voce ringiovanita di mia madre che sentenzia “oggi niente scuola”. E’ un attimo libidinoso. Dura anche meno di un orgasmo a ben vedere. Ma è realmente appagante.

E all’orizzonte ci sono una o più giornate passate a ciondolare fra il letto e la televisione chè oggi, come all’ora, quando sto male, non c’è verso di riuscire a leggere. E, dato che sicuramente ve lo state chiedendo, in questi momenti sprofondo in un abrutimento estetico degno di un primate spaziale, ma almeno non metto più i calzini sopra il pigiama.

mercoledì 24 ottobre 2012

Lost (J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber)


Telefilm rivoluzionario. Funzionano i tanti personaggi, funziona la narrazione fatta di flashback, funzionano le idee pazze della trama. Poi però lo hanno mandato in vacca. La carne al fuoco è diventata troppa, misteri che generano misteri fino a sfociare nel demenziale, fra isole che si spostano con una specie di timone e statue egiziane con 4 dita. Ma il peggio è che il tutto viene fermato da un finale che non solo cala dall’alto ma è pure brutto brutto brutto e sbagliato.

Ma forse è meglio così, almeno non dovremo sorbirci per gli anni a venire i tifosi di Lost.

Il voto è una media. Altissimo all’inizio, più che bassissimo alla fine.

giovedì 18 ottobre 2012

Ciclorumentismi #8


2° km e un pezzetto

Quando giro a sinistra? Qui s’improvvisa. alcune volte è facile, altre è troppo rischioso, il piano b è fermarsi al semaforo e attraversare al verde coi pedoni, usarli come scudi umani. Che poi è un po’ il bello della bici, se non pensi di farcela, puoi fermarti e ragionare con calma, male che vada, ti trasformi in pedone e domani andrà meglio.

Torniamo in sella. Per un breve tratto sono di nuovo fuori dal traffico, con la strada ancora in pendenza. La presenza dell’ASL è foriera di ostacoli, per lo più macchine in doppia fila che scaricano gente malandata. Il peggio è l’imbocco su via Trionfale che, a quest’ora, di trionfale ha proprio poco.

Macchine. Tante e ingrumate in attesa di un verde. I primi tempi qui passavo sul marciapiede per poi immettermi nella circonvallazione al semaforo e facendomela tutta sul marciapiede ampio e sgombro (ad esclusione del banco del fruttivendolo e dei tavolini di un bar). Ora no, tempi ottimizzati, si va assieme alle macchine. Loro tanto vanno dritte, io svolto a sinistra con tutto il tempo e lo spazio per rimettermi poi comodo a destra e correre quanto possibile per allinearmi ai veicoli. Siamo ormai in pianura, vicini alla RAI e in cuffia il Ruggito del Coniglio mi allieta la traversata. Vado spedito grazie all’onda verde dei semafori, solo quando piove c’è qualche problema dovuto alle pozze d’acqua che nascondono profondità abissali e calamari giganti. Ancora una volta, più delle macchina, il problema sono i pedoni che provano ad attraversare la strade a caso. Per fortuna dura poco, giro a destra di colpo e sono nuovamente solo e dopo poche decine di metri mi approprio della ciclabile di Viale Angelico. 

martedì 16 ottobre 2012

Incredibile ma vero


Voglio solo dirvi che pare che il PD abbia trovato il modo per resuscitare Alè Manno. E fargli rivincere le elezioni.

Bersani e Vendola stanno facendo pressing sul loro candidato ideale.

Veltroni.

Addio tutti.

lunedì 15 ottobre 2012

Asini, padri, figli e sindaci


Ieri ho letto una fiaba a mia figlia. Era quella del babbo e del figlio che portano il somaro al mercato. Per chi non fosse pratico col materiale… ci sono questo padre con questo figlio che devono portare un somaro al mercato, per venderlo. Per presentarlo nelle migliori delle condizioni, decidono di legarlo a un palo e portarlo in spalla. Cammina cammina incrociano dei contadini che li guardano e ridono. “guarda ‘sti fessi, ahr ahr ahr si portano il somaro in spalla! Ahr ahr ahr!” Allora slegano il somaro e lo fanno camminare. Il figlio, avendo male ai piedi, gli sale pure in groppa. Superano dei vecchi e li sentono commentare “guarda quel povero padre, il figlio giovine se la spassa in groppa al somaro e lui deve camminare!”, allora il padre prende il posto del giovane in groppa alla bestia. Superano un gruppo di comari e il commento diventa “guarda quel vecchio tiranno, lui in panciolle sul somaro e il povero ragazzino a piedi”. Allora salgono tutti in groppa al somaro ma il gruppo successivo commenta “guarda quei due rimbambiti come sfiancano quella povera bestia” e quindi i due scendono e vanno a piedi. Ma poi incontrano altra gente che li additerà di essere dei fessi perché invece di sfruttare il somaro camminano a piedi. Insomma, la morale è chiara: come fai sbagli.

E mentre raccontavo questa storia, alla radio il sindaco Alè Manno diceva di non uscire di casa, pericolo, pioggia a ettolitri, morte certa, esondazioni, frane, allagamenti, cavallette

E questa mattina c’era il sole e il sito del comune diceva “morte certa ma in fondo anche no, uscite pure tranquilli scuole aperte, ma non dopo il tramonto che allora sì che c’è il diluvio universale”.

E dico, dopo una serie di figure da peracottaro fra esondazioni, piogge torrenziali e neve, il povero Alè dovrebbe aver intuito che è meglio star zitto e agire invece di parlare a caso e peggiorare la propria situazione. Tanto ormai, come quello della fiaba, come dice e fa sbaglia. Stare zitto facendosi semplicemente trovare pronto al peggio?

venerdì 12 ottobre 2012

Ciclorumentismi #7

1° km

Prima di prendere la bici metto il casco. Poi attacco la radio e metto le cuffie. Parto. La partenza è delicata. C’è subito la salita della rampa delle cantine da superare. E’ una salita ripida. Con la parte finale ancora più ripida. Poi mi fermo. Devo chiudere il cancello. Cancello d’altri tempi. In ferro. Da chiudere a mano con sommo clangore. E a questo punto parto davvero. In discesa. Bravi tutti. Poche macchine nel primo chilometro. Alcuni giorni mi fermo pochissimo dopo. Lascio la gnoma all’asilo e riparto. Questa parte di tragico è liscissima. Fino alla scuola. Una scuola elementare-media. Bambini ovunque. Macchine parcheggiata in modi creativi. Autobus. Anziani in fratina fluorescente che aiutano i bimbi ad attraversare la strada. Si supera e poco dopo m’immetto nel traffico vero. Puzza di tubo di scarico, ingorgo, gente incazzata. Incurante di semafori e macchine mi lancio giù per la corsia preferenziale dei bus. Bella la discesa in preferenziale. Si vola velocemente fino alla fine della tappa.

giovedì 4 ottobre 2012

Esso vive


E io lo so che scompaio. E questa volta per un sacco di tempo. Lo so che rispondo tardi alle email. Lo so. Lo sappiamo tutti. È che mi impegnano. Mi fanno lavorare mannaggia a loro. E non mi fanno nemmeno accedere a google drive (nota per mia madre: trattasi di un applicativo office remoto che custodisce anche i documenti) cosicché un po’ delle cazzate che appunto a casa, me le potrei sistemare in un pezzetto di pausa pranzo e pubblicare. Lo stesso problema esiste per le recensioni. Ne ho un po’. In attesa. Puoi farlo da casa? A casa mi scordo. E poi ho altro da fare. La pausa pranzo è sempre stato il momento ideale. Ma è un periodaccio. Eppure qualcosa di scritto ce l’ho. Ma è tutta roba di bicicletta. E non mi pare il caso di ammorbare il mondo con la bici, che poi magari i ciclisti non aumentano per colpa mia che gliel’ho fatta venire in odio. E quindi non pubblico. E spero nel miracolo. Come spesso.

giovedì 27 settembre 2012

Ciclorumentismi #6


Frontale

Il grande livello di manutenzione delle ciclabili romane potete solo immaginarlo. Le strade normali sono infami, piene di buche, con voragini che si aprono e popolate di pazzi su quattro e due ruote. Le piste ciclabili quasi peggio.

Non ci sono pazzi, ma anziani sordi, anziani con cani, ragazzini svagati, ragazzine con la faccia infilata nel cellulare, anziani che guardano le ragazzine col cane e via dicendo. Ma soprattutto ci sono le piante. Soprattutto nei pezzi di ciclabile vicino alle aree verdi, le piante strabordano e invadono la pista. La invadono di brutto con rami grossi così, cespugli di cardi selvatici e rovi di more. Tanti rovi. Grossi rovi. Spinosissimi rovi.

E insomma è successo che in un punto la ciclabile, invece di essere a doppia corsia si restringe. In questa già stretta lingua d’asfalto capita che la parte sinistra sia invasa dalla vegetazione. Poi a destra, in un punto, un tipo, nottetempo, è entrato con la macchina in ciclabile lasciando per ricordo un pezzo di marciapiede e vari macigni.

Quel punto è in curva. Io andavo. Tranquillo. Sbuco dalla curva e mi trovo un pazzo lanciato come un proiettile. Inchiodo. Lui ci prova. Inizia a sbandare. E l’alternativa non è bella. Da un lato ci sono io, ci sono i rovi, c’è la rete di ferro che cerca di contenere le piante, dall’altro lato ci sono quei paletti di metallo bianchi e rotti fatti a U rovesciata che separano la ciclabile dalla strada trafficata. E quindi lui sceglie me che nel frattempo mi ero buttato nei cespugli con tutta Looisona.

Dal botto ne usciamo illesi. Lui con bici sbidonata io con parafanghi un po’ storto. Si sistema tutto e si riparte.

La settimana dopo scopro che mi aveva rotto un carter. E mi sono quasi perso la catena.

Dura vita del ciclista.

giovedì 5 luglio 2012

Nazionale



Gli europei di calcio li ho visti di striscio. Anzi. Li ho spiati malamente da un buco in una parete. E per una volta non voglio lamentarmi dei caroselli e del Paese immobilizzato nell’adorazione del dio sferico. Anzi, al riguardo devo ringraziare proprio la nazionale di calcio, perché l’autostrada è stata vuota e poi il buon gusto di perdere la finale ha evitato problemi di sonno a tutta la famiglia Rumenta.


Ma non è di questo che voglio parlare. Ho notato un atteggiamento diverso del tifoso, ho notato una gran voglia di avere un qualcosa attorno a cui stringersi ma senza l’aggressiva disperazione di qualche tempo fa. Mi sembra ci sia una voglia “pulita” di trovare un qualcosa che unisca, che aiuti a sentirsi una cosa sola.
E se questa volta il totem è stato di forma sferica va benissimo, magari un domani sarà l’urna elettorale, chissà.

O forse mi sono solo svegliato ottimista.

martedì 26 giugno 2012

Ciclorumentismi #5


Governo Ladro

E infine piovve. Uscito di casa era sì nuvolo, ma con evidenti e ampie schiarite!
E invece all’altezza dell’evocativo Ponte della Musica, il diluvio. Che poi, di musica, al momento c’è solo i rumori delle ruspe e le urla dei manovali.

Andiamo con ordine. La tenuta sul bagnato va decentemente e tralascerei di ammorbarvi con la storia del freno posteriore un po’ fiacco (non per colpa sua, sono io che c’ho giocato un po’ e devo ancora regolarlo per benino). Dicevo la tenuta sul bagnato va bene, anche se ho scoperto che serve molta più attenzione. Ad esempio sono caduto. Sulle strisce. Quasi da fermo. Ma non è colpa mia! Dovevo schivare un pedone. Ho stretto troppo la curva. Mi hanno rubato la macchina. Un edificio in fiamme. Pioveva zolfo. LE CAVALLETTE! NON E’ STATA COLPA MIA!

Comunque sia, il resto del tragitto è andato bene. Il Kway è quasi sufficiente. Pensavo di bagnarmi di più, invece sarà sufficiente aggiungere un paragambe, un poncho o un’altra diavoleria che mi eviti di bagnare le cosce. Dà in effetti MOLTA soddisfazione, essere lì, tranquillo per la tua strada libera, mentre attorno il traffico letteralmente impazzisce come solo con la pioggia succede.

mercoledì 20 giugno 2012

Alla faccia della maturità


Io la maturità non me la ricordo proprio perfettamente, ho come dei buchi. Tipo il tema io non me lo ricordo, ma proprio per niente. Cioè, mi ricordo grossomodo l’argomento della traccia, che era l’ingegneria genetica e che iniziai probabilmente col sempre verde “fin dall’antichità, l’uomo…” che sul foglio sapevo a malapena mettere un po’ di parole una dietro l’altro.

Ricordo i banchi tutti in fila in corridoio, la corsa ad occupare quelli in posizione più anonima e magari dietro colonne o estintori. Ricordo la troupe della RAI e ricordo la delusione scoprendo che quei filmati non sarebbero andati in onda perché non sembravamo così in tensione. Ok, mi tiravo palle di carta con l’amico G citando gli Squallor ma penso che il gesto sia stato male interpretato. Forse. E avevo una maglietta dei Manowar. Sarà stata questa?

Poi il buio fino alla prova di matematica.
Arrivato a un certo punto non mi tornava una fava. Rifeci tutto daccapo fino ad arrivare allo stesso identico punto. Poi si sparse la voce che c’era un errore nel testo. Ed E si cacò addosso e non volle passarmi la soluzione dell’integrale. Il Maledetto. E poi gli esercizi che non si potevano fare perché non avevamo fatto un pezzo di programma. Insomma, champagne!

Poi ancora buio.

Non ricordo le attese fuori dalla scuola e non ricordo le fughe a casa.

Ricordo che in quei giorni suonavano i Primus e i Dream Theater a Villa Pamphili e che mi persi entrambi i concerti per colpa di quel maledetto esame e a pensare che, vista la figura rimediata, tanto sarebbe valso evitare l’ennesimo ripasso e godermeli… quelli me li sarei ricordati ancora oggi.

Ricordo il caldo infame. Perché eravamo l’ultima sezione a fare gli esami. Ed eravamo la ACCA. Non ricordo sensi di liberazione. A pensarci ora mi viene solo peso allo stomaco. Si vede che le sensazioni rimaste sono solo quelle brutte legate alla tensione e alla consapevolezza che il successo fosse legato esclusivamente alla resistenza dei nervi e al culo.
Io avevo ripetuto poco. C’avevo i dischi da ascoltare e il basso da suonare, alla faccia della maturità. Che poi non è nemmeno vero, le mie due materie me l’ero preparate bene. Mi sentivo ragionevolmente al sicuro. Con tutto che era un periodo che assumevo oppiacei, non per diletto prima che malignate, ma per cura contro una strana forma di tosse.
Ricordo gli orali. Classe schierata alle spalle, sediola, e una sfilza di cattedre davanti piene di gente con la faccia di uno che preferirebbe una vasectomia pur di non stare lì. Ricordo la tensione. Ricordo la maglietta Maui color giallo moccio nucleare e i miei jeans tutti strappati.

E poi lo sguardo allibito della tipa di francese quando riuscii a dire il contrario di quello che pensavo senza rendermene nemmeno conto e sull’autore che preferivo in assoluto, fra l’altro. E io che parlavo convinto. Con il cervello staccato dalla bocca e dalle orecchie. E quella che mi diceva “no, non sono d’accordo” e leggevo un disprezzo interrogativo nel suo sguardo, quegli occhi che sembrano dire “ma che cazzo stai dicendo pazzo?!”. E ricordo anche il membro interno che, su Fisica, riuscì a mettermi a mio agio (attività non certo semplice per una specie di 3BO molto più anziano e meccanico e dal nome d'utensile) dopo che spostata la sedia di un quarto di giro a sinistra, alla prima domanda sui domini di Weiss nelle sostanze ferromagnetiche, sentii il cervello sibilare e sgonfiarsi scorreggiando come un palloncino annodato male. Il robot mi disse “Rumenta, non faccia finta di non sapere cose che in realtà sa benissimo” e lo disse mentre piegava l’ennesimo origami fatto a cigno (costruttiva alternativa alla vasectomia) e poi mi porse un bicchiere d’acqua.

Ecco, quell’inaspettato gesto di umanità, di calore, di comprensione proprio lì da dove non me lo sarei aspettato, è il mio ricordo più bello dell’esame.

A quasi 20 anni di distanza mi sconvolge la consapevolezza che essere interrogato anche 5 minuto prima avrebbe probabilmente cambiato tutto, altra tensione, altra aria, altro momento, altro origami.

E alla faccia della maturità, quello che mi resta è quel "non faccia finta di non sapere cose che sa benissimo" e fanculo a tutto il resto.

Grazie Prof. Utensile!

martedì 22 maggio 2012

Ciclorumentismi #4


la fossa

E doveva capitare prima o poi la foratura. Tornavo a casa in tutta serenità, tutto contento del miglioramento dei tempi di viaggio e mi stavo godendo il tragitto. Strada in discesa, alcune foglie, vado dritto. BUM. Una mina incredibile, per urto e rumore, con la ruota posteriore. Sotto le foglie c’era una buca infame schivata non so come con la ruota davanti.

Vado comunque avanti, finché non sento poca stabilità, controllo: ruota dietro a terra.

E qui viene il bello. Prima di prendere la bici mi ero già munito di camere d’aria antibuco. Sono delle camere d’aria con un liquame dentro che, in caso di foratura o rottura, sbrodola e secca, così da tappare la falla. Le avevo montate? No. Perché? Perché temporeggiavo, non sapendo bene la procedura di smontaggio della ruota posteriore, aggravata, fra l’altro, dalla presenza di un cambio interno al mozzo. Mi sono quindi maledetto. 

Provo comunque, in fondo ho un po’ di attrezzi dietro, fra cui le chiavi per smontare la ruota e i cerotti per la camera d’aria. Non ho la chiave per togliere il cambio. Decido di chiedere aiuto alla tecnologia (canaglia infame meretrice), il gps mi dice che un km e mezzo di distanza c’è una rivendita/riparazione bici. Orbene, a piedi, con mezzo al seguito, mi faccio questo chilometro abbondante in salita per scoprire che il gps aveva mentito. Torno indietro non prima di essermela presa con alcuni santi patroni. Penso alla soluzione finale, ovvero lasciare la bici per riprenderla il giorno dopo. Ci sono però due problemi:


  • Non mi sono guadagnato il favore degli dei, quindi la possibilità di trovare 2 o anche 3 biciclette al ritorno è altissimo;
  • Ho lasciato il fondamentale lucchetto ad arco a casa, non aveva voglia di uscire e l’ho accontentato, me stolto.


Non posso farmi 6 km con ruota forata al seguito, è tardi, ho fame e ho paura di danneggiare lo pneumatico e/o il cerchio.

Vado avanti per un po’ e poi decido di lasciare la bici all’Auditorium, in mezzo a bici cadavere, tornare in bus. Per tornare subito di corsa in macchina e portarmi via il mezzo invalido.

Tutto secondo i piani, a parte che infilare quell’affare in macchina non è stata impresa banale.

Per fortuna non pioveva. E faceva caldo.

La morale è che ho montato la camera d’aria anti buco, imparato e regolare il cambio, i freni e a sostituire una ruota a tempi da pit stop di formula 1 (pare vero!)

martedì 15 maggio 2012

Il Gioiellino (Andrea Molaioli)

La storia della Parmalat, crack compreso. Sorprese? Non proprio. Ben fatto? Si. Ben recitato? Si. Sono contento di averlo visto? Si. Lo rivedrei? No.

giovedì 10 maggio 2012

Ciclorumentismi #3


Bike 2 Work

Ancora vivo. E già. Non è facile disfarsi di Rumenta. Ineffetti l’entropia gioca tutta a mio esclusivo vantaggio. La Rumenta vi sommergerà. Inesorabile. E questo nonostante:
  1. anziani al volante
  2. macchine in doppia fila
  3. sudamericani che traslocano a piedi
  4. tassinari in retromarcia contromano come se non ci fosse un domani
  5. bambini sui pattini
  6. anziani a piedi

Ovviamente la combo mortale sono gli anziani al volante in doppiafila contromano che aiutano dei bambini sudamericani sui pattini a traslocare.

E poi c’è il settimo ostacolo:

il cambio.

Già, perché il cambio è rotto. 3 marce. Non ne funge una. Che è quella di mezzo, ovvero quella di cui abuserei al ritorno che è in salita ma non tanto salita salita da andare in prima è più in salita e basta che andrei di seconda. Ma non ho la seconda. E non vi racconto niente perché è sicuramente argomento per una nuova puntata di “tecnologia canaglia” (attendere prego).

Veniamo però al punto importante, perché c’è qualcosa di quasi nuovo di cui parlare: oggi s’è partecipato al Bike 2 Work Day (e se non sapete cosa sia vuole dire che non avete il post di ieri e quindi non vi voglio bene). E non ditemi che potevo avvertirvi prima di questa “bella iniziativa sportiva”, perché prima non sapevo quasi che mi sarebbe venuta la scimmia, che mi sarei preso una bici e che avrei partecipato io stesso medesimo a siffatto evento.

Orbene, per l’occasione ho invaso un forum, ho preso appunti e alla fine ho avuto il mio primo cilcoappuntamente al buio. Con un uomo. In bici. E l’uomo aveva degli adesivini di Ikea sul casco. E insomma partiamo fiero e spedito (lui) e passo incerto (io) convinti di incrociare autentiche orge di ciclisti, ammucchiate da competizione sulle due ruote. E invece nessuno. Con l’esclusione di un nutrita banda di una decina di velocipedi in cui ci siamo imbattuti ai Parioli.

Di conseguenza non saprei dire se l’iniziativa sia riuscita o non lo sia. Di sicuro c’è chi è andato al lavoro in bici e forse un esempio tutti i giorni vale più di mille iniziative.

mercoledì 9 maggio 2012

Bike To Work Day 2012

Domani c’è il Bike To Work Day, ovvero il giorno dove un sacco di loschi figuri si impegneranno ad andare al lavoro in bici e a fare promozione in tal senso.

Oggi ho sfidato il traffico e il genio architettonico della capitale e sono andato in ufficio. È andata gran bene. Mi sono divertito, ho visto panorami della capitale inconsueti e mi sono sentito bene. Ecco, si, questa è la parte più bella. Sentirsi bene. E rendersi finalmente e al di là di ogni dubbio che SI PUO’ FARE.

Arrivato in ufficio mi sono lavato l’ascella (la destra) e mi sono cambiato. Lusso.

Quindi, se avete curiosità e/o ve la volete rischiare qui trovate tutte le informazioni sull’iniziativa.

A presto per altri dettagli.

martedì 8 maggio 2012

World Invasion (Jonathan Liebesman)

E io che speravo in un’ottusa mazzingata spara spara bumba bumba per passare una mattina di influenza. Invece no. Non è un film di sola ottusità militaresca americana, c’è dell’altro, oltre ai retorici soldati che devono ammazzare quanti più invasori dello spazio possibile ed è anche reso con una certa eleganza. Insomma, m’è garbato.

Ciclorumentismi #2


Looisona

Ritirata la bici. Tutto bellissimo. A parte la sensazione di inabilità. 20 anni, più o meno, senza mettere le chiappe su un sellino un po’ si sentono. Una volta imparato a pedalare senza rotelle non te lo scordi. Sarà che è forse l’evento più violento e traumatico della vita di ogni maschio. Ricordo in proposito il babbo che mi lanciava per il corridoio di casa. Avevo una saltafossi gialla ereditata da una sorta di cugino collaterale di grado incalcolabile. E il pavimento in marmo. Marmo bianco. Molto elegante. Duro. Ma duro duro duro. E se non finivo sul pavimento mi spalmavo prima su una parete, su un termosifone o sulla robustissima porta d’ingresso. Il corridoio era largo, a prendere bene le distanze potevo pure fare inversione senza togliere i piedi dai padali. Ma io non ci sapevo andare.

E insomma, chi se lo scorda più? Quello che viene meno è l’attenzione al mondo esterno. Ti senti inadatto e pure un po’ ridicolo, lì, abbarbicato su quel trabiccolo mentre vedi sfrecciare automobili mortifere tutto intorno a te.

Allora sono tornato a casa col treno. Mi hanno pure controllato il biglietto. A me e a Looisa. Looisa o Looisona è la bici, non pensate cose strane. E comunque, poi, furtivamente, approfittando della calma postprandiale del sabato, ho fatto il mio benedetto giro di prova. 

La prima sensazione è di libertà. Vuoi andare in un posto? In poche pedalate arrivi dove non eri mai giunto prima. La curiosità e l’improvvisazione prendono il sopravvento. Mi sono ritrovato a sfrecciate come il falco della strada per strade mai percorse fermato solo da vicoli ciechi.

Il giorno dopo ho unito l’utile al dilettevole e sono andato al supermercato. Ganzo. Molto ganzo. Anche se il sensazione di precarietà ancora un po’ permane. Ed è stato anche il battesimo di Looisona con la pioggia.

Il prossimo step è abbandonare ogni indugio, lanciarsi a capofitto nel traffico e affrontare il viaggio per l’ufficio. Se non avrete più notizie di me sappiate che vi ho voluto bene. Forse.

lunedì 7 maggio 2012

Ciclorumentismi


Prologo

Ed eccoci. Invece di fare progetti ambiziosi, cambi drastici di vita, città, lavoro, continente e pianeta, il Vostro prova ad elevarsi dalla sua misera quotidianità iniziando a cambiare il suo stile di vita.

Pensare a passi giganteschi e drastici fa bene. Puoi crogiolarti nella speranza che un giorno riuscirai a vivere meglio fornendoti contemporaneamente tutti gli alibi del mondo per giustificare la tua passività. In sintesi, difficilmente portano a qualcosa di concreto, mai se avete il carattere di Rumenta.

Quindi serve l’inversione di tendenza, si deve intervenire nel piccolo, nel quotidiano, levarsi i sassolini dalle scarpe e poi magari tanti sassolini faranno la frana.

Il primo sassolino è la schiavitù della macchina. Vuoi perché stare in quel barattolo in mezzo ad altri barattoli mi è sempre più odioso, vuoi che spostare quel barattolo costa sempre di più, vuoi che in fondo non ti piace impestare l’aria più del necessario e vuoi altre cosette. La soluzione è convertirsi alla bici.

Bene. Ma nella pratica? I dubbi son tanti. Si parte dalla paura di non arrivare vivi al tramonto, di non farcela più fisicamente perché il passato da sportivo è, appunto, passato. Passato che si appresta a diventare remoto. E poi le salite, eppoi la strada è lunga, eppoi magari dopo un mese di affanni abbandoni tutto, eppoi eppoi eppoi.

Ma poi l’amico furioso orobico mi inietta una bella dose d’invidia. Lui prende la bici e ci va a prendere il treno. E tutto pimpante. E anche il collega Marsigilese, più o meno nello stesso periodo, mi racconta della sua gioia ciclabile. E anche lui è tutto pimpante. Io invece mi sento un rudere abbandonato in un fosso. Con maniglie dell’amore che se non sto attento diventano un maniglione anti panico.

E allora faccio una mini ricerca, scopro che esistono le bici elettroassistite... cioè, lo sapevo già che esisteva, ma non sapevo fossero roba gagliarda e davvero funzionante. Scopro anche che, alla fine, il mio tragitto casa-lavoro-casa proibitivo coi mezzi pubblici diventa fattibilissimo in bici. Incredibile, e alla faccia del sindaco, per il 90% su pista ciclabile. Ecco quindi che paura, alibi e timori iniziano a cadere, la pulce nell’orecchio lavora e anche la scimmia sulla spalla urla per benino.

Infine il passo decisivo, si ordina la bici, si continua a studiare, si acquista un minimo di attrezzatura e si attende.

domenica 29 aprile 2012

Io sì che ho visto un bel mondo!


Negli Stati Uniti, la Ferrero dovrà pagare una multa. Dovrà pagarla per rimborsare le "vittime" della Nutella. Perché non è un alimento propriamente dietetico. Grazziarca' obbietterà qualcuno. Gli Usa sono un grande paese però. E cito dal Fatto Quotidiano:

"Tutto nasce dalla denuncia di inizio 2011 da parte di una consumatrice americana, Athena Hohenberg, madre di un bambino di quattro anni rimasta “choccata dal sapere che la nutella non fosse un cibo salutistico e nutriente, ma piuttosto la cosa più vicina a una barretta di cioccolato”, come ha scritto nel ricorso presentato in tribunale. Tutto il contrario dei messaggi pubblicitari veicolati in televisione, pieni di mamme rassicurate e rassicuranti nel preparare una colazione o una merenda “sane” a base di nutella."

In mondo sensato la signora Athena Hohenberg sarebbe stata interdetta. E molto a ragione. Quando sarò re del mondo, tutte le Athena Hohenberg del mondo saranno sparate su Marte. A coltivarlo. O concimarlo con la propria carcassa.

mercoledì 11 aprile 2012

Press play on tape


Mi scuso in anticipo per la retorica di questo post, ma ho sopportato quando avete rotto le palle con Steve Jobs. Il Messia. Il nuovo Leonardo. L’uomo che guardava e/o plasmava il futuro. L’uomo che ci ha cambiato la via. Grazie Steve. Ci mancherai. Addio.

Domenica scorsa è venuto meno un signore, uno di quelli che, rimanendo sempre nello stesso campo d’azione di Jobs, il mondo lo ha davvero cambiato. E lo ha fatto senza colorare di bianco e smussando gli angoli della roba altrui, inondandoci di prodotti assai costosi e dei loro puntuali aggiornamenti semestrali (a pagamento).

Questo signore il mondo e le nostre vite le ha cambiate con un prodotto goffo, esteticamente bruttarello con quel color grigio-marroncino come solo i ratti sanno essere. Brutto ma economico. Alla portata di tante tasche. 30.000.000 di tasche, per essere precisi, che nel primo lustro degli anni ‘80 non erano affatto poche. Non lo sono nemmeno ora... tanto che nessuno ha fatto ancora di meglio.

Questo signore si chiamava Idek Tramielski, ma dopo essere scappato a Mengele, lasciata la Polonia per gli Usa, diventò Jack Tramiel. Nome che ancora dirà molto poco a molti.

Tramiel non va contrapposto a Jobs perché ha avuto un’infanzia diciamo complicata ma per frasi come "Dobbiamo costruire computer per le masse, non per le classi". E per il Commodre 64.

Tramiel è colui che fondò la Commodore e che, letteralmente, ha messo un computer in ogni casa, dando il via ad una vera e propria rivoluzione.

martedì 10 aprile 2012

Limitless (Neil Burger)

Può essere interessante un film su uno yuppies ultra dopato? Secondo me si. Insomma, a prescindere dal film, la storia del “doping degli scrittori” ha i suoi lati affascinanti di suo. E poi il film fa il resto, parte, evolve e termina in modo non banale, senza quel buonismo che ci si potrebbe aspettare e senza quella scontatezza a cui volente o no ti stai preparando dalla prima scena.

martedì 3 aprile 2012

Dannazione (Chuck Palahniuk)


Leggendo mi è venuta in mente una domanda: qual è l’ultimo libro degno di essere letto scritto da Palahniuk? No, perché la roba sua buona resta il trittico Fight Club, Survivor e Soffocare. Il resto è noia o comunque si tratta di materiale tranquillamente trascurabile. Libri da cesso o da treno se va bene. Dannazione non fa eccezione così com’è in bilico fra il libro noioso e il libro fastidioso. Lo leggi sperando nella svolta e, all’ultima pagina, restano solo noia e drammatica consapevolezza di aver buttato tempo e soldi nella tazza del cesso.

Ok, ma di che parla? Di un'adolescente cicciona che muore e si ritrova all'inferno dove fa la ganza. Tutto qui? Si. TUTTO QUI. Perché poi ci sono cose davvero al limite dell'insulto, tipo lei che va a picchiare Hitler... no, davvero, non volete saperla la trama, no, no e poi no. Fidatevi.

lunedì 2 aprile 2012

Genitore dell'Anno


Cos’è questo rumore?
Boh, sembra tipo acqua...
ma non starà ciucciando mica l’acqua caduta sul pavimento?
mi sa...
io vado a vedere, questa non me la voglio perdere!

giovedì 29 marzo 2012

la vita, l'amore e le pecore nere



Ritorniamo a parlare di stili di vita alternativi. Perché? Perché ho avuto modo di conoscere le gesta di Davis Bonanni e del suo progetto pecora nera.


Gli attenti miei affezionati seguaci, ricorderanno (o almeno fatemi illudere che sia così) le mie invettive all’indirizzo di Simone Perotti e al suo pontificare un po’ pedante e, se me lo consentite, facilone sul downshifting. Sappiate da subito che non ripeterò la stessa manfrina per Davis. No.

Davis è un povero diavolo a tutto tondo, con un’idea da povero diavolo e con tutti i limiti, i dubbi e le domande di un qualsiasi povero diavolo. Ovvero, se Perotti pontifica col suo “ho abbandonato la vita del supermanager per fare lo skipper, l’insegnante di barca e lo scrittore, spendo solo 800 euro al mese”, Davis descrive quello che ha fatto, quello che fa, quello che gli riesce bene, quello che non gli riesce. Si mette a nudo, con onesta, senza nascondersi dietro o dentro a un personaggio. Soprattutto senza voler insegnare niente a nessuno, senza pontificare.

E l’esempio di Davis è più vicino, non parliamo infatti di un supermanager pagato eccessivamente che reagisce allo stress cambiando lavoro e città. Parliamo di un ragazzo che dopo 5 anni da perito informatico decide di vivere lavorando la terra. Non parliamo di uno che loda la sua capacità di vivere con soli 800 euro al mese, ma di uno che si rammarica di spenderne ancora 200 e che cerca una soluzione al problema.

La storia in fieri di Davis mi sta facendo riflettere e penso che dovrebbe far riflettere soprattutto quella generazione che non riesce a trovare sé stessa né il proprio spazio nel futuro. Forse il futuro è il ritorno alla Madre Terra, che è grande, e ha spazio per tutti.

martedì 27 marzo 2012

Gorbaciof (Stefano Incerti)

Un film italiano che sembra un film orientale, una sorta di Ferro Tre nella terra dei guappi. Strano, intrigante, teso, tutto silenzi e attese. E tensione che sale. E il tutto rovinato da uno dei finali più stronzi e tirati via di sempre. Ma roba da prendere il responsabile e infilargli una matita in un ginocchio.

martedì 20 marzo 2012

L'Ultimo Terrestre (Gian Alfonso "Gipi" Pacinotti)


Le gemme che non t’aspetti...

io però un po' me l’aspettavo, Gipi come fumettista m’è sempre garbato un sacco e attendevo il film con ansia. Poi non sono riuscito a vederlo in sala e mi sono ridotto a leggere le recensioni in cui si parlava solitamente di un flop o un mezzo flop.

Poi però sono riuscito a vederlo e questa strana storia dei marziani che arrivano nel pisano mi ha scavato dentro. Non è una storia di fantascienza, il marziano è l’iperbole che mostra come la realtà attuale sia troppo cinica, troppo gretta, troppo oltre la soglia di non ritorno.

Insomma, sembra un film divertente, una commedia surreale. Sbagliato. E’ un film che pesta. E duro.

Certo, avrei gradito anche la distruzione di Pisa alla fine, ma non si può chiedere tutto...

giovedì 15 marzo 2012

In Time (Andrew Niccol)


La premessa è di quelle forti: un futuro dove l’unica moneta utilizzata è diventata il tempo. La gente è geneticamente modificata per fermare l’invecchiamento a 26 anni, da lì in avanti dovrà guadagnare e pagarsi ogni minuto sulla faccia della terra. Lo scenario è già più prevedibile: un’élite di centenari contrapposta a una massa di poveracci condannati a morire più o meno giovani. La prima bruttura (estetica) arriva con l’idea di disegnare sul braccio di tutti un timer verde fluorescente con gli anni di vita residui.

Il film parte da qui. E ci si ferma anche. Sviluppo più che prevedibile e narrazione da dilettanti. Avete presente quei film dove uno dei personaggi è costretto a spiegare agli spettatori le cose perché il regista non è stato in grado di farle capire/vedere/intuire? Eccolo. L’aggravante è che qui le stesse cose sono pure ripetute 2 o 3 volte. E poi c’è la cagna anoressica protagonista ad aggiungere un ulteriore elemento di fastidio.

Partendo da Gattaca è triste vedere Niccol ridotto così. Speriamo lo accechino e che non ci riprovi più

mercoledì 14 marzo 2012

Fatti non foste a viver come bruti


Gherush92 non è uno sfigatone che rischiate di incontrare in un forum o in una chat bensì trattasi di un’organizzazione di consulenti speciali per il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, più prosaicamente (stando al loro sito, invero ben squallido) Gherush92 Comitato per i Diritti Umani è un’organizzazione non governativa no profit. Mica pizza e fichi, insomma.

E perché dovrebbe interessarvi? Beh, decidetelo voi, i signori in questione avrebbero stabilito che la Divina Commedia di Dante Alighieri trattasi di un testo diseducativo in quanto pericolosamente antisemita, omofobo e denigratore di Maometto e dei suoi seguaci. Ne andrebbe quindi vietata la lettura nelle scuole. E mi chiedo perché non, a questo punto, il rogo in pubblica piazza, come un Mein Kampf qualsiasi.

Siete senza parole, vero?

Valentina Sereni, presidente di Gherush92, precisa: "Il poema pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani, presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposto senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all'antisemitismo e al razzismo". 

Magari la Sereni si è diplomata male in qualche oscuro istituto tecnico e ha scoperto di recente che i libri sono scritti pure dentro e, in preda a un'euforia, si sta ubriacando di letture e scopre cose su cose e, semplicemente, non ha visto la data di pubblicazione di questo curioso testo che sarà pure Divino ma come Commedia non fa per niente ridere.

Oppure questa sparata sia fatta esclusivamente per vendetta, più che per demenziale miopia è grande. Per vendicarsi delle infinite ore passate a sorbirsi il prof di lettere a spiegare ogni maledetta parola dell'infame testo.

Cosa succederà quando la Sereni e i prodi inquisitori sapienti di Gherush92 s’imbatteranno in Shakespeare? E nella bibbia? Aboliti anche quelli?

La mente vacilla