Citazione

martedì 23 dicembre 2008

il genio


Quando c’è il talento c’è poco da fare. Ho tanto criticato Alè Manno, ma invece devo ricredermi e scusarmi. Alè Manno è un genio amorevole. Siamo in un periodo di crisi che ancora non ha mostrato il suo aspetto peggiore, ma c’è il Natale... la gente, si sa, è un gregge ottuso che obbedisce alla leggi della consuetudine adeguandosi ai movimenti del gruppo. Alè Manno, da bravo pastore... anzi... da bravo e responsabile padre di tutta la città cosa fa? 

Non fa come un comunista, lui. Niente chiacchiere, discorsi noiosi e infiniti, con numeri conti, inviti alla morigeratezza, inviti a tirare la cinghia, inviti al risparmio! Alè Manno è uomo d’azione e padre responsabile, sa che non c’è tempo per educare, sa che noi poveri infanti ci faremmo beffe di lui per poi farci male e piangere. A lui non interessa sentirsi dire avevi ragione babbo Alè, perché lo faremmo di sicuro con un giorno di ritardo. Il partito del fare! No chiacchiere, botte (nell’accezione positiva del termine, suvvia).

E quindi che fa il padre pastore?

Semplicemente ci impedisce sottilmente di farci del male da soli. E come? Con una serie di lavori di manutenzione stradale atti a bloccare importanti vie di scorrimento. Il risultato è il chaos. Se c’è troppo traffico non si esce e se ci si prova si resta lì. Ecco quindi che si potano gli alberi (sotto natale), che si ritinteggiano le strisce pedonali (sotto natale), che si rifanno i marciapiedi da un latro e dall’altro della strada, contemporaneamente (sotto natale).

Io credevo che questa fosse esclusivamente deficienza, invece dietro c’è un piano ragionato, una vera scienza che ha l’amore come scintilla e il nostro bene ultimo come scopo.

Consumeremo galloni di benzina, ma ai malvagi negozi non arriveremo mai. Il nostro portafoglio è salvo (chè il carburante costa meno) e, in più, il regalo di Natale più bello: gli alberi potati per il 27 dicembre! Grazie Alè Manno, grazie.

venerdì 19 dicembre 2008

sul cattivo gusto


Per la tradizione popolare lo zingaro è il tamarro per eccellenza, il re del cattivo gusto. È anche noto che noi Italiani raramente siamo secondi a qualcuno, in questo caso l’esempio arriva dall’alto, dal tecnicamente immortale in persona:

Babbo Natale è arrivato con anticipo in casa Berlusconi. I nipotini del Presidente del Consiglio hanno così già ricevuto lo speciale regalo che il nonno ha ideato su misura per loro.
Il pupazzo di Superman col volto del premier ha entusiasmato i piccoli che si sono sfidati a chi, per primo, riesce ad imitare le imprese dell'amato nonno.
(l’articolo completo è qui, con un grazie a Renato)

Non so voi, ma io non so come commentare. Ammetto di aver riso e manco poco.........
Attendo il giorno in cui regalerà al papa un’effige di Cristo con il suo faccione ridanciano.

Buon Natale, per ora.

giovedì 18 dicembre 2008

babbo rumenta


Dovevo adempiere ai miei doveri di zio. Bene. Mia nipote è nella fase “delfini”... ovvero come regalo va benissimo qualsiasi cosa sia fatta a forma o contenga disegni di delfini.

Sembrava tutto facile, coordinate chiare: bambina di quattro anni e delfini. Dov’è il difficile? Il difficile è che il delfino pare non andare proprio di moda. Mi era venuto in mente di comprare un libro illustrato sui delfini, sapete, quei libroni tutti colorati con disegni o foto e testi semplici semplici scritti grandissimi. Ho trovato di tutto... fatine, orsetti, cagnolini, mici ma anche leoni, elefanti, piovre, cetacei volpi, topi, cetacei di ogni tipo, forma e dimensione esclusi i delfini. Secondo gli scienziati dell’infanzia il delfino non è adatto a titillare la fantasia dei bimbi. Poldo il Polpo va bene, Dino il Delfino no, giammai!

Allora ho cambiato bersaglio. Un gioco di intelligenza, un puzzle o qualcosa così con soggetto uno o più delfini. Un fallimento su tutta la linea. Niente di niente.

Ripiego sui pupazzi, tenuti come ultima chance perché la piccola è già la fortunata proprietaria di un delfino di pezza (il suo pupazzo preferito). Trovo i soliti pesci di gomma che fanno la gioia dei bambini dagli anni 70... un bustone con una megattera, un delfino, un paio di pesci cane, un pesce martello, una manta... mi suona squallido. Vado a vedere i peluche... la trudy fa i delfini, li fa orrendi, sembrano degli infelici delfini down, con striature azzurre, blue, gialline e soprattutto pelosissimi. Il delfino freak. Ok, è un peluche, e deve essere morbido e coccoloso. Intuisco anche il dramma psicologico di uno a cui dicono “bisogna fare un pupazzo di un animale acquatico, liscio e sguiscido” “lo facciamo in gomma?” “No, morbida peluche lavabile” “...”.

Per fortuna, da un banco, ecco spuntare un delfino di peluche del colore giusto, con un pelo cortissimo e fitto così da non dare l’effetto pelliccia e di dimensioni discrete. Già, perché al riguardo ho una teoria: la bellezza di un peluche è direttamente proporzionale alle sue dimensioni.

Il mio animale di pezza preferito era un elefante, Giumbo (convinto che così si chiamasse anche il proboscidato protagonista del celeberrimo cartone). Fra le cause del suoi successo c’era la stazza: era più grosso di me. Non che ci volesse tanto, visto che ero un tappo... ma fra i 4 e i 6 anni (perdonatemi se non ricordo precisamente) gli passavo le magliette e tanto bastava. E poi era almeno due volte più grande (se non addirittura 3 o 4) degli altri!

Per cui sono sicuro che il mezzo metro di delfino farà il suo figurone!

mercoledì 17 dicembre 2008

pirati!



Capitan Harlock si dichiara soddisfatto. "Finalmente niente più discriminazioni per noi pirati dello spazio" ha dichiarato il celebre filibustiere a Radio Antares.

martedì 16 dicembre 2008

etiolometro


Chi dorme non piglia pesci...

e chi non piglia pesci non beve...

e chi beve non guida...

e chi guida non dorme...

e... ok, la smetto. Però dovrebbero smetterla pure loro, eh!

Cioè, si continua a parlare di inasprire le pene, di abbassare i limiti di tolleranza e bla bla bla. Ma se non si fanno i controlli che cambia?

Siamo fatti così, noi. O ci controlli tutti i giorni o le cose non le capiamo. Perché quei 99 giorni da leone valgono bene i 6 mesi senza patente di quella maledetta serata in cui i vigili ti fermano.

A me fermano spesso. Soprattutto l’inverno, quando guido ingrugnato con lo zuccotto e la sciarpa in macchina. Pensano che abbia rubato l’auto... patente e libretto, mi chiedono. Poi mi rapiscono i documento e vanno a confabulare dietro la macchina.

“guarda che faccia da pirla!”
“ahahahahah”
“shht! Non ridere così forte che ti sente!”
“eheh come gli hai detto? Signore... eheheh... controlliamo i suoi dati nell’archivio! Ehehehe!”
“Oh, a sta panzana ci credono tutti!”
“ahahah”

Solo una volta, uno zelante carabiniere, mentre il compare mi puntava un mitra al finestrino, ha anche voluto controllare che fossi in regola con revisione, assicurazione e bollino blu. Mi ha anche fatto il saluto militare!

Ma l’etilometro? Mai. Né dentro, né fuori le mura. Va bene che da queste parti l’alcol non è una piaga sociale quanto la cocaina però un minimo di controlli...

Però mi abbassano la soglia di tolleranza. Così, magari il giorno in cui al poliziotto viene l’idea di infilarmi la canna dell’etilometro in bocca, mi ritirano la patente e mi frustano... e io avevo solo mangiato due mon chery.

E per chi guida sotto coca, invece? In parlamento e con l’autista?

giovedì 11 dicembre 2008

figure retoriche


Ieri sono andato all’auditorium a vedere Giovanni Sollima. L’evento musicale è stato di primissimo livello, semmai ne racconterò qualcosa più avanti. Vorrei parlare invece della gente. Sono entrato prima di tutti, mi siedo e attendo, attorno a me solo tecnici indaffarati e il responsabile dell’ufficio stampa. Mi era stato riservato un buon posto, centralissimo. A un certo punto inizia ad arrivare il pubblico... ecco... e io sono rimasto un po’ colpito.

Ora, ammetto di essere un maledetto classista, ammetto pure di essere avvezzo e tutt’altro tipo di audience. Di solito bazzico fra i rockettari, gente direi normale che va ai concerti per il gusto della musica. Ieri ho visto un pubblico di persone strane che provo a raggruppare in alcune categorie:

Il vecchio cacone. Uomo anziano col cerone, con l’aria di chi si sente in cima alla catena alimentare, talmente ricco e arrivato da permettersi di andare al bagno per interposta persona. Quelli che, a guardarli, diresti che l’attività più volgare che si possono concedere è leggere il giornale. Ovviamente non ha la minima idea di cosa stia facendo, sa solo che il suo status gli impone di esserci e di snocciolare frasi fatte.

La vecchia rifatta. Detta anche “liceo museo”, la VR è quell’essere che di spalle (o a più di 50 metri di distanza) sembra un tronco di patata quindicenne. Quando la vedi davanti (o a distanza ravvicinata) preghi che si rigiri (o si allontani) velocemente. Elementi caratteristici della VR sono i dettagli: tipo capelli nerissimi con una vistosa e studiata frezza bianca. Anelli cardinalizi. Collane simili a gioghi per i buoi. La VR non parla, annuisce.

Il radical chic. Aristrocartico, colto, democratico, intellettuale. Il radical è fastidioso, lo riconosci dall’abbigliamento informale ma studiatissimo fin nei dettagli, dal vocabolario iper forbito e dalla totale assenza nel suo lessico di termini che si riferiscono alla cacca e al sesso. Nonostante questo, nonostante l’erre moscia, nonostante assomigli a un lord inglese, nei suoi discorsi fa spesso capire di sentirsi molto vicino ai senzatetto, agli zingari, agli operai. Si trova lì proprio per testimoniare la sua profonda vicinanza al volgo.

La compagnozza. Si trova lì perché è un sacco figo. Per mascherarsi si atteggia da Radical. Non esistendo compagnozzi, le appartenenti a questa categoria si muovo in branchi omosessuali a volte accompagnate da un radical chic o un leccaculo (vedi più avanti). Più raramente al seguito di un vecchio cacone o di una vecchia rifatta.

Il leccaculo. Personaggi sordidi che si aggirano per platee e tribune salutando tutti, stringendo la mano ai vip e passando il tempo indicando i propri amici (solitamente altri leccaculo, radical chic, compagnozze e vecchie rifatte) questa o quella celebrità. Spesso si baloccano raccontando aneddoti incredibili di quando hanno stretto la mano a Gandhi in una riunione del G5 in Turkmenistan.

Il ragazzo normale. Curiosamente al 90% è Francese o Tedesco.

L’imbucato. Spessissimo viene scambiato per un ragazzo normale. È quasi sempre solo e, una volta iniziato lo spettacolo, inizierà a muoversi nervosamente sulla sedia, cambiando posizione, accavallando le gambe, dando evidenti segni di insofferenza. Alla fine dello spettacolo la loro espressione è stravolta. Spesso sono gli ultimi ad arrivare e primi a fuggire.

I cyborg. I vecchi caconi e le vecchie rifatte a volte possono evolvere oltre la soglia dell’umano divenendo veri e propri oggetti inanimati. Trattandosi di “cose” e non più “persone” non ne parlerò oltre. Sappiate solo che sono più grotteschi che brutti... a volte.

I vecchi tartaruga. Sono quei vecchio caconi che non sono riusciti ad evolvere in cyborg. Diventano curvi e rugosi e facile preda dei leccaculo.

giovedì 4 dicembre 2008

peccati


Il vaticano contro la depenalizzazione dell'omosessualità e la convenzione sui diritti dei disabili.

Il motivo del secondo no è perché volevano una condanna dell'aborto. Per la serie o tutto il cucuzzaro o niente. Sulla prima questione le motivazioni sono veramente incredibili... depenalizzando l'omosessualità (che in alcuni Paesi è punita con la morte) si creerebbero nuove discriminazioni.

Forse è solo un modo subdolo per contrastare il calo delle vocazioni o semplicemente perché a fare le cose contro la legge c'è più gusto. Onestamente però da una parte vedo questo insistere a demonizzare gli omosessuali e dall'altro il solito fare accondiscendente verso gli associati che s'intrattengono con minorenni. E se per voi non è accondiscendenza nasconderli, ditemi cosa lo è.

E tutto questo è male, perché proprio la struttura che da secoli, con luci e ombre (forse più ombre che luci... ma sbagliare è umano), dovrebbe aiutare l'uomo a non abrutirsi è corresponsabile dell'imbarbarimento contemporaneo.

Proprio la struttura che dovrebbe invitare i propri iscritti a indignarsi contro una classe politica di fannulloni corrotti preferisce concentrarsi discriminando chi lo è già. Stai a vedere che diventerà peccato pure essere negro. O abbronzato.

mercoledì 3 dicembre 2008

Campagna a favore dell’emigrazione di sostanza organica anfibia


Me ne vado da questo Paese di merda!

L’ho sentito dire un sacco di volte, ma tante. In Italia non c’è spazio, in Italia non c’è lavoro, non ci sono opportunità, non si cresce, è un paese vecchio, qui vanno avanti solo i furbi e gli amici degli amici, non c’è meritocrazia, paese di ladri e lobotomizzati. Italia merda! Qui non funziona un cazzo!

Io sarò campanilista, scemo, ottuso, ma queste sono chiacchiere. Si, ok, siamo furbetti, con una burocrazia allucinante e una manica di ladri al governo. Non è certo gridare “paese di merda me ne vado” che rende migliori le cose, né noi stessi. Anche perché e facile andare a fare i Tedeschi in Germania quando qui sei solo un Italiano come tutti.

Intendo dire, la stragrande maggioranza di chi m’ha detto “me ne vado da questa fogna che non mi dà opportunità perché ci sono i furbi e i ladri” era gente che non pagava il biglietto sull’autobus (perché tanto non ti controllano), era gente che l’impiccetto con l’assicurazione l’aveva fatto (c’ho comprato il computer nuovo), che ha portato in assistenza il videregistratore dicendo “improvvisamente ha smesso di funzionare” e non “mi è caduto nella vasca da bagno”, che non chiede la ricevuta al dentista, al pizzicagnolo, dal pizzaiolo, al barista, che si telefona da solo dal fisso dell’ufficio e si ricarica il cellulare, che non fa la raccolta differenziata, che entra con la macchina in centro e per non pagare la sosta si ferma sulle strisce.

Non sono queste le ruberie gravi. Sbagliato, sono solo il massimo che alcuni di noi si possono permettere. All’aumentare delle possibilità si ruba di più e peggio. Lo sfigato passa col rosso, quello meno sfigato fa ricorso contro tutte le sue multe ben sapendo che così non le dovrà mai pagare, quello ancora meno sfigato se la fa togliere direttamente. A quello ancora sopra basta dire “ha letto il nome sul documento?” e chi è in cima alla catena alimentare non si pone nemmeno il problema.

Questo è il fatto. Previti, D’Alema e Ricucci fanno quello che farebbe quasi ogni Italiano se fosse al loro posto, ovvero farsi esclusivamente i cazzi propri. QUASI ogni Italiano, per fortuna. Ed è solo se uno fa parte di quel “quasi” che può permettersi di dire “vado via da questo paese di stronzi!”. Tutti gli altri sono proprio gli stronzi che magari se ne andassero...

lunedì 1 dicembre 2008

profezia


Entro 5 anni dite che il figlio di Bossi non ce lo ritroviamo in parlamento?
Secondo me, se continua così, vince qualche premio.... non è da tutti essere segati per 3 volte all’esame di maturità. Può farcela.