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giovedì 7 febbraio 2013

Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato (Peter Jackson)

Il problema dei prequel è che si danno per scontate un sacco di cose. Il problema di Peter Jackson è che sta diventando retorico come il peggior Spielberg e ridondante e pacchiano come il peggior Lucas. Per pigri ho già detto quali sono i problemi del film.

Proseguo per chi ha tempo da perdere.

Non sono uno di quelli che cerca la corrispondenza fra un film e il libro da cui è tratto, se voglio una cosa come l'originale mi leggo l'originale. 

Il film è altro. Per fare un film occorre scegliere e decidere e penso che il tono scelto per lo Hobbit sia adeguato. Il problema vero è che Jackson non sente più il peso del compito: con il Signore Degli Anelli aveva ben chiaro che se avesse toppato qualcosa lo avrebbero impiccato. 

Nonostante questo ci ha rifilato scene fastidiose (lo skateboard di Legolas e le mille mila morti finte di Frodo ve le ricordate, si?) e, soprattutto, sacrificato un personaggio altrimenti molto bello (Gimli) sull’altare della necessaria spalla comica pecoreccia.

Fatti la fama e poi ruba quanto ti pare, si dice da queste pari. E Jackson deve aver pesanto di essere ormai esente da giudizio. E sbraca. 

Radagast il Bruno diviene Babbo Radagast il Marrone, con tanto di cacata d'uccello in testa e dedizione ad acidi e canne. Tutto troppo caricato e soprattutto eccessivamente stucchevole la scena con la slitta. 

Jackson si sente anche in diritto ad indugia per minuti infiniti in scene inutili tipo i nani che tirano i piatti, tipo la fuga dagli orchi con la slitta, tipo le grotte dei Goblin (fra l’altro in questo caso la soluzione finale è aberrante).

Ma non basta.

I maggiori delitti sono due, da una parte fa diventare da subito Bilbo un eroe “moderno” che si sacrifica per ridare una casa ai nani e diventa guerriero (e già sappiamo che nei prossimi due film invece si ricomincerà da capo, con lui che è una schiappa e coi nani che non gli credono), dall’altro vuole per forza strizzare l’occhio al “sequel” maggiore. 

Gli spettatori infatti già sanno che Saruman ha voltato gabbana, quindi deve già presentarlo come tale (secondo Jackson), sputtanando di fatto un qualcosa che era evidente ne La Compagnia dell’Anello, ovvero che il tradimento di Saruman coglie Gandalf del tutto impreparato. L’unico effetto reale è che, dopo questo primo capitolo di “prequel”, abbiamo il diritto di ritenere Gandalf, Galadriel e compagnia bella dei poveri coglioni. Ma come? Passate 10 minuti a farvi gli occhietti con lo sguardo di chi pensa “ok, dai, il vecchio è andato e s’è venduto l’anima al dimonio, stiamo in campana e teniamolo d’occhio” e 3 film dopo Gandalf va ignudo a chiedere consiglio proprio a lui dicendogli pure “sai, ho trovato l’anello”? Insomma non è un problema di coerenza con il testo scritto, è un problema di coerenza con il film stesso.

Preso comunque così, da solo, il film è divertente e fa il suo dovere, le irritanti scene di cui sopra sono ben pareggiate da alcuni aspetti positivi. Per fortuna.

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