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domenica 10 settembre 2006

racconti metropolitani #3

L'insonnia è una brutta bestia. Rigirarsi nel letto, ancora e ancora e ancora. Corpo e testa divisi, con la mente spaccata, rarefatta ma fissa su un assurdo pensiero, che tiene svegli. A volte è lo stomaco, a volte è l'ansia, a volte il caldo, il più delle volte non si capisce e si continua a rigirarsi, a cambiar posizione, a pestare il cuscino, illudendosi che Morfeo sia proprio lì dietro l'angolo.


Dicono che è bene evitare di litigare col letto e fare come se niente fosse, accendere la luce, leggere un libro, vedere la televisione, girare per casa, annaffiare le piante. Io ci credo. Provo tutto. Mi ritrovo alle 5 di mattina, con un libro in meno nella pila da leggere, gli occhi gonfi, le piante zuppe e con una grande cultura in fatto di numeri erotici, tarocchi, talk show pruderecci e cartomanzia.

Dicono che non si debba guardare l'orologio, aumenterebbe l'ansia e il pensiero "merda! anche se mi addormento ora avrei solo 3 ore di sonno!" s'insinuerebbe nell'inconscio rendendoci ansiosi e distraendoci dal sonno. Non lo faccio... beh, ogni tanto mi scappa a dir la verità. Fuori intanto albeggia, alcuni uccellini cantano, il sole sorge. Ora, non sono un esperto e non ricordo nemmeno cos'ha detto la signorina delle previsioni... ma saranno le 5 o le 6.

Pregusto la mattinata con il cervello impastato, il labbro pendulo e l'espressione da primate che si rende conto che l'evoluzione ha fatto passi da gigante ignorandolo. Assaporo in anticipo anche il momento dell'oblio, che arriverà, magari alle sei e mezza, giusto per godersi quei tre quarti d'ora di coma profondo perfetti per rovinare quel poco che si sarebbe potuto salvare.

La sveglia mi salva. Suona presto. Per garantire, in condizioni normali, quei venti minuti di pigrizia mattutina. Ma oggi no, brancolo verso il bagno con un sospiro di sollievo.

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