Citazione

martedì 13 luglio 2010

inni irrazionali


Entro anch’io, pur tardivamente, nella querelle sull’Inno d’Italia. 

L’inno di Mameli a me non ha mai fatto impazzire. sono pure più di 150 anni che aspetta di diventare ufficiale. Alla fine, per un Paese unito con la forza, in una Repubblica molto traballante, l’inno provvisorio ci sta, ci rappresenta. Mazzini lo trovava troppo orecchiabile e retorico. E come dargli torto? Lo cambiamo? E cambiamolo, ma con cosa? I leghisti si sono fissati con Va, Pensiero, il notissimo coro presente nel Nabucco di Verdi.

Altri, ben più pazienti e dotti del sottoscritto, hanno provato a spiegare che Va, Pensiero è il canto degli Ebrei prigionieri in Babilonia. Van bene tutte le metafore e le riletture che vuoi, ma quanto può rappresentare l’Italia? Oltretutto è palloso e mi perdonino i fan verdiani. Soporifero per soporifero, tanto varrebbe ripristinare l’inno dello Stato Pontificio (Noi Vogliamo Dio), non foss’altro per una ragione storica e geografica. I leghisti non si sono dichiarati i nuovi baluardi del cattolicesimo? Quindi sarebbe perfetto.

Tornando a Mameli, io sarei per istituire un esame per diventare rappresentate delle istituzioni. Poche domande ad esempio sulla costituzione, sulla storia recente d’Italia e anche sull’inno. 

È noto che gli Italiani non conosco mai i versi delle canzoni che seguono il primo ritornello. Fate una prova, chiamate un vostro amico e chiedetegli di cantarvi Nel Blu Dipinto Di Blu (se facesse scena muta, chiedetegli Volare): vi dirà che da bimbo si ritrovava a volare nel cielo infinito, volare oh oh volare oh oh e poi nell’occhio gli apparirà la fissità dell’ottuso. 

Lo stesso discorso vale per l’inno. Tutti conosco solo la prima strofa. Tutti, compresi i politici. Come già altri hanno fatto notare, i nostri amici verdi dovrebbero andarselo a leggere perché la parte interessante arriva proprio qui, quando si parla di Italiani che non sono un popolo e che sono stati calpestati per secoli, che unendoci sotto un’unica bandiera dalle Alpi alla Sicilia sarà tutta una Legnano, ogni tromba suonerà i Vespri, tutti i bimbi saranno Balilla (no, non c’entrano quelle vaccate di Mussolini) e tutti gli uomini Ferrucci. Si, retorico oltre la soglia dell’accettabile, aveva ragione Mazzini.

Orsù, cambiamolo quest’inno. Mi va bene. Vorrei anche provare a dare il mio contributo e suggerire un canto che è già inno e già appartiene alla nostra tradizione. Un inno all’italianità, a tutti gli aspetti più peculiari che il mondo ci riconosce. Un inno allo star insieme e alla spensieratezza. Basta cambiare una parola. Sostituire il nome di una città con Italia. All'autore, sono sicuro, andrebbe bene.

Signore e signori, la proposta di Rumenta per il nuovo inno della Repubblica Italiana:


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