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venerdì 24 maggio 2013

la società dei magnaccioni

Sono stato una cena elettorale del PD. Non me ne vergogno, ero lì per mangiare a sbafo... in tempi di crisi torna tutto buono.

La cena in un agriturismo scomodo, collegato ad una strada brutta da una stradina sterrata. Pioveva pure.

Ci siamo presentati vestiti normali ma, ovviamente, c'era delle gente evidentemente overdressed. Signore super radical, dei puttanoni rifatti con tacchi che penso non siano a norma, i soliti vecchi caconi impomatati e stirati, una manciata di burinoni e un po' di gente normale.

Alla signore bene sarà sembrato tutto così pittoresco, tipo gli schizzi di fango sui vestiti che fa così ethno, ma non è questo il puno.

Il punto non è nemmeno la cena in sé, civile, escludendo un vino iracheno (nel senso di estratto dal sottosuolo del medioriente da alberi preistorici liquefatti) e un pollo secco, ma così secco, che la parola secco non riesce a rendere l'idea.

Il punto non è nemmeno che, a parte un manipolo di leccaculo, erano tutti lì per scroccare una cena.

Il punto vero è la pochezza dei cosiddetto candidati. I due, maschio e femmina, sono stati presentati da uno che si è vantato di essere reatino, di essere in parlamento e di essere oramai un politico da provincili, lasciando intendere che i politici da comunali possono solo che baciargli i piedi, lui è di un'altra razza.

Il primo, il maschio, con nome di una nota casa automobilistica (no, non è Fiat e nemmeno Toyota), fa un discorso che non abbiamo capito. Diceva un sacco di volte "insomma" e "cioè". E basta. Incapace di parlare in pubblico, ma dico, Cristo, è la cena elettorale, ci sono 300 persone che potrebbero votarti, ma preparati due cazzate da dire bene, no? No. Poi passa a stringere mani. A noi dice "Mi raccomando" gli rispondo "No, sono siamo noi che ci raccomandiamo, soprattutto per loro" e indico una bimba di 2 anni. Lui mi guarda fa spallucce "... beh... i miei tanto so' grandi" e se ne va. 

"ho una cena in centro" dice. Come a sottintendere, che oltre alle colonne d'Ercole ci mangiamo noi stronzi.

Poi arriva lei. Stringe mani. Si chiama come Macho Man. Fa un discorso lunghissimo ed estenuante che tocca i seguenti punti: lei, la periferia, i trasporti, lei, il turismo, lei, il degrado, lei, votatemi. E l'ultimo è l'unico passaggio a senso compiuto, il resto è un assurdo stream of consciousness senza né capo né coda, infinite subordinate aperte e mai chiuse. Sappiamo però che a 24 anni già se la comandava nel partito, che ne ha 33, che è brava, che abita in periferia.


Il giorno dopo abbiamo pure saputo che è la concubina di Franceschini.

Solo il ricordo di tutto questo mi ha così indisposto che non voglio nemmeno rileggere. Ve lo beccate così. Con tutti gli orrori del caso.

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