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lunedì 30 gennaio 2017

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #36

Franchezza

di stronzate, paraocchi e telefonate

Caterina non venne a miagolare alla mia porta alle 11 di mattina come profetizzato da Nib, anzi, a quell'ora ero in ufficio. Però alle 14 mi telefonò. Una telefonata che sarebbe piaciuta a Sergio Leone, fatta di sguardi, silenzi e fruscii. Lo so, per telefono e per iscritto non è che funzioni granché.
“Sì?”
“Ciao”
“...”
“...”
“Ciao”
“...”
“...”
“Mi hai cercata…”
“Ti ho cercata”
“...”
“...”
“...”
“Ti ho cercata ieri”
“...”
“...”
“...”
“...”
“Sei arrabbiato?”
“...”
“...”
“...”
“Sei arrabbiato con me?”
“...”
“...”
“No.… credo di no, almeno”
“Grazie”
“...”
“...”
“volevo dirti che voglio vederti”
“...”
“ieri, intendo, quello volevo dirti”
“...”
“che voglio vederti”
“...”
“...”
“anch'io”

L'umore che precedeva l'incontro era strano. Sentivo su di me quel misto di ansia e imbarazzo che si prova a sapere di dover incontrare qualcuno che hai mandato affanculo di brutto. Che poi, a ben vedere, non era poi tanto diverso da quello che era successo davvero. Mi tirò su il morale pensare che anche lei non doveva essere in uno stato d'animo tanto migliore.

Anche di persona fu tutta una questione di sguardi, come se avessimo paura di dire troppo o troppo poco o non ci fidassimo del tutto. Poi aprì la bocca. E grossomodo questo fu ciò che mi vomitò addosso:

“Vorrei non averti mai incontrato è colpa tua e solo tua che mi hai fatto venire i dubbi e io speravo che ora vedendoti mi andassero via e invece no sono sempre dove stanno e anzi sono pure più grossi io sto bene con lui ci stavo bene ma poi tu tu mi hai fatto intravedere che forse c'è altro che potrei stare in modo diverso forse migliore non lo so ma comunque diverso ed è un diverso che mi piace ma io non so come fare mi sento in colpa non dovevi fare quello che hai fatto che poi alla fine era solo un bacetto innocente ma il problema non sei tu è che io lo volevo mi è piaciuto e avrei pure voluto non fosse solo un bacetto e allora mi sono fatta schifo perché non era giusto perché non posso far naufragare una storia così non si fa io ci starei davvero di merda e m'incazzerei un sacco se lo facessero a me però ho i dubbi non so cosa fare e non riesco a mandarli via mi sento pure di merda perché sono venuta qui e invece era meglio se restavo a casa a piangere!”

Fece una pausa per riprendere fiato. Io restai zitto, camminavo, guardando un punto indefinito del marciapiede a circa 5 metri da me.

“Tu cosa vuoi che faccia?” chiese

“Io?”. Non sapevo se applaudirmi o prendermi a sputi in testa da solo. Una bella risposta non sense che la lasciò ammutolita tanto da costringermi ad aggiungere “mica dipende da me”

“Certo a te che ti frega tu hai la tua super figa bionda con le super tette antigravità che sembra non avere altra ambizione nella vita che metterti le mani addosso perché non credere che non vi abbia notati quella sera al locale che le toccavi il culo e lei non sembrava aspettare altro mentre io morivo ma in fondo io che mi credevo come se fosse stata una cosa possibile anche senza quella lì che poi è da quella sera che le cose vanno di merda e sto piangendo quasi tutti i giorni perché sono una cretina che non so nemmeno io cosa voglio e cosa devo fare e m'illudo"

Altra pausa per riprendere il fiato. Continuavo a camminare, ma questa volta parlai prima io.

“Con Lucrezia ci siamo lasciati”

Smise di camminare, mi fermai e la guardai. Lei cambiò voce, si addolcì

“Perché? Eravate belli insieme, così... così complici...”

Mi limitai ad alzare le spalle e ripresi a camminare.

Lei restò in silenzio per un po' e poi

“Cosa devo fare?”
“È una domanda un po' grossa...”
“Cosa vuoi che faccia?”
“Piuttosto cosa vuoi fare tu?”
“Non lo so”
“Eppure sei qui a parlarne con me”
“...”
“...”
“Perché pensavo che vedendoti si risolvesse tutto. E invece sto peggio di prima, credevo che vedendoti non mi piacessi più, che stare con quella ti avesse allontanato che avessi avuto quello che volevi... mi ha trattata male, ha minacciato di cacciarmi di casa ... non c'è mai... mi sento così... così in secondo piano... messa da parte...”
Persi la pazienza. Me ne rendo conto, è irrazionale, totalmente irrazionale, ma, in fondo, cosa c'era di razionale in quella situazione? E poi, probabilmente, se agissimo sempre in modo razionale la vita sarebbe drammaticamente piatta, monocorde, monocolore. E so anche che è stato brutto, come prendere a calci un cane morto.
“Senti” risposti brusco “se dipendesse da me, ti porterei via da quel coglione che ti tratta come una pezza da piedi. Ma non dipende da me. Sei tu che devi fare una scelta, sei tu che insisti che vuoi recuperare con quello stronzo anche se non vale un tuo punto nero”
“Ma perché pensi questo di lui?”
“No, è quello che pensa un sacco di gente di lui da prima che tu lo conoscessi. Semplicemente lui ha sé stesso e tu sei un accessorio, ti dà per scontata. Sei docile, comoda, con te può giocare alla coppietta quando non ha qualche oca fra le mani, tanto qualsiasi cosa faccia tu sei lì che scodinzoli appena ti lancia un pezzo d'osso. Sei il suo piano B”

Mi stupii della mia franchezza. Anche lei.

“È questo che pensi di me?”
“È quello che pensa lui ed è quello che vediamo tutti. Ti rendi conto la mole di cazzi suoi che si fa? E tu? Tu ti fai problemi per tutto. Ma ti rendi conto di come ti fai trattare? E ti rendi anche conto che la vostra storia è finita da un pezzo?”
“Tu dici così perché solo perché vuoi che io lo lasci”
“Se volessi davvero stare con lui, non staresti parlando con me”
“…” Stava per piangere. Provai ad addolcire i toni.
“Non nego mi piacerebbe lo lasciassi, ma in realtà vorrei che ti rendessi conto tu delle cose. Perché non gli parli? Chiedigli se vede anche lui che il vostro rapporto è in crisi e vedete di recuperare le cose”
“E tu?”
“Io?” ancora... “Io che c'entro?”
“Tu per te cosa vuoi?”
“Te”
“...”
“Ma te al 100%, non te coi dubbi che forse hai sbagliato e dovevi restare con lui. Quindi prima chiarisci con lui e poi vediamo che succede”
“E tu cosa fai?”
“Direi che sono affari miei…”

Mi abbracciò. Intensamente.

“Non scomparire”

“Non sono un fantasma...” risposi sorridendo e ricambiando l'abbraccio.

CAPITOLO 37

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