Non sono mai stato un fan di Jackson, in quell’età in cui si ha bisogno di idoli e punti di riferimento io avevo i miei, e Jackson era un po’ il nemico. Ma era una presenza ingombrante, era lì, era gigantesco. Fin da quando ho memoria c’è stato Michael Jackson, come il Colosseo. E ho sempre dato inconsciamente per scontato che quella presenza monumentale rimanesse non dico per sempre, ma almeno fino al naturale declino, al ritiro dalle scene per sopraggiunta senilità.
Pur considerandolo in effetti un fenomeno da baraccone (alla stregua di gente come Cher, Berlusconi, Valentino, ...) ho sempre sostenuto che, a causa del fatto che da bambino fosse già un dio dorato e delle molestie paterne, non abbia vissuto l'infanzia, passando il resto della vita cercando di restare aggrappato in qualche modo al bambino che era quando non proprio di ritornare ad essere bimbo.
Si è comprato un luna park per metterlo in casa e invitarci i suoi amichetti, che avevano al massimo 12 anni, bimbi come lui voleva sentirsi e considerarsi ma il mondo fuori lo trattava da adulto. Voleva essere il bambino che non gli è mai stato permesso essere. Se ci penso bene, questa è fra le 5 cose peggiori che possono accaderti nella vita... quella di non poter essere mai bambino. Certo, ce ne sono tanti di bimbi a cui viene negata l’infanzia, ma sono pochi quelli che poi vengono ricoperti d’oro ed elevati al rango di divinità.
Jackson è vissuto sempre circondato da parenti serpenti, sanguisughe, lacché, puttane, sfruttatori di ogni sorta. Gli hanno tirato fango addosso per ignoranza, invidia o semplice calcolo... e tutto questo un bambino non lo capisce, non lo può capire.
Fra l'altro, leggo nel ricorso estremo alla chirurgia un tentativo disperato di restare bambino anche nell'aspetto esterno, un modo per ancorarsi a quel mondo fantastico (non inteso come "wow incredibile!" ma proprio nell'accettazione di "fantasy") che è proprio dell'infanzia.
Chiamatelo Peter Pan, chiamatelo pazzo, chiamatelo malato, ma è il Re del pop. Ha preso un genere musicale e gli ha impresso la propria impronta. Lo ha fatto così a fondo che oggi nessuno riesca a suonare determinate cose senza copiarlo (in alternativa si saccheggiano gli Smiths...), senza citarlo, senza ammettere intrinsecamente “lui è stato e sarà sempre tante spanne migliore di me”. Creare qualcosa a propria immagine e somiglianza è proprio delle divinità, quando a farlo è un semplice essere umano il prezzo da pagare è alto.
Il re oggi è morto e non c’è nessun erede degno di occuparne il trono.
E la morale? La morale l'ha sintetizzata alla perfezione il mio amico Biondonoi: "ha dimostrato che non basta avere tanti soldi da potersi comprare i diritti dei Beatles per poter essere felici".