Idrocarburo
di
musica e battibecchi
La festa fu uno spasso.
Nonostante l’imbarazzo non feci
nulla per non stare lontano da Caterina e lei idem, ci passavamo vicini, ci
sfioravamo. Nib si ubriacò quasi subito. C’era un vino spaventosamente
agghiacciante, praticamente un idrocarburo, che gli andò direttamente al cervello
senza passare per l’apparato digerente.
Iniziò prima a fare il brillante,
attirandosi le attenzioni della maggior parte delle femmine sconosciute
presenti (cosa che gli sarebbe riuscita anche da sobrio, con l'emicrania, un
un’unghia incarnita, una macchia di sugo sul maglione e la nonna al seguito).
Poi iniziò ad esagerare, alzò la musica, si mise a ballare con 3 (tre) di
queste. Ballavano solo loro, in mezzo a questo misero salottino con un divano
marrone e qualche cuscino a terra. Io e altra gente eravamo sul terrazzo, altri
erano in cucina, altri ancora in piedi sulla porta a gustarsi lo spettacolo.
Nib era carico, era un fungo
atomico sterminatore, un corpo ormai imbottito di alcol e testosterone, niente
e nessuno lo avrebbe più fermato. Io lo sapevo. Io lo conoscevo.
Ne baciò una, una mora,
decisamente carina che sembrò stupita ma non contrariata, l’abbracciò, fu
ricambiato. Non pago allungo una mano, tirò a sé la seconda, un’altra moretta
leggermente meno carina della prima ma, diciamo, con un paio di argomenti
decisamente convincenti. Baciò anche lei.
Sentii uno dietro di me
bestemmiare e spingere per passare urlandomi nell’orecchio cosa tipo “Puttana!
Stronzo!”.
Ma Nib non sentiva, la musica era
alta e lui, ormai posseduto da Supersex, era concentrato nel rilascio del
fluido erotico. Stava per baciare pure la terza, una bionda dal sorriso
mascalzone ormai totalmente alla sua mercé, quando l’Idiota spense la musica.
La moretta (la seconda), si
staccò immediatamente da Nib portandosi le mani alle guance e girandosi verso
di me con gli occhi sgranati. Non guardava me, ma il ragazzo che, se non lo
avessi prontamente fermato, si sarebbe gettato su Nib o su di lei come un ultimate warrior qualsiasi.
Voltandosi verso lo stereo, Nib
disse: “Chi è quel mentecatto figlio di un dio nano che ha staccato la spina?”
Si fermò mettendo a fuoco l’Idiota per qualche frazione di secondo “Ah, scusa…
chi è quel mentecatto, figlio di un dio nano, coi calzoni a quadretti e le
scarpe da ritardato che ha spento la musica?”. Attorno c’era il putiferio, il
ragazzo della moretta inveiva e cercava di liberarsi da me e da altri che lo
tenevamo dicendogli, dai, non è successo niente, non si sono mica baciati, hai
visto male, ballavano solo, tranquillo. L’Idiota, effettivamente con calzoni a
quadretti (in realtà erano calzoni color beige-cacchetta con motivi scozzesi di
un noto stilista) e con scarpe curiose (una sorta di mocassini neri con una
suola indecentemente alta e dentellata, tipo scarpe ortopediche con carrarmato
per lo spazio, anch’esse di un noto designer di calzature), era rosso in volto
e aveva assunto una posizione da padre severo. E su tutto ciò Caterina rinunciò
a trattenere le risa.
Al suono della sua risata tutto
sembrò cristallizzarsi, urla, voci, rumori si fermarono all’istante, tutti
guardarono lei con le mani sulla bocca che cercava di fermarsi e poi guardarono
l’Idiota. La ragazza di ultimate warrior scappò in bagno, la bionda e la mora
iniziarono a raccogliere le loro cose. Nib in piedi come un cretino si grattò
il mento.
E lì si consumò la tragedia.
L’Idiota guardò Caterina e le si avvicinò urlando “Cosa cazzo Vidi, cVetina?!”
la prese per un braccio strattonandola e portandola via urlandole nell’orecchio
“Cos’hai da VideVe, bVutta deficiente?!?!”. Uscirono dalla porta del salotto,
lui continuava ad urlare, poi sì sentì sbattere una porta e dedussi si fossero
chiusi in camera. Ultimate warrior si diresse verso il bagno, non prima di aver
urtato Nib con la spalla. Ma lui non gli diede peso, la bionda lo aveva preso
per mano e lo stava tirando verso la porta d’uscita.
Mi avvicinai allo stereo. “Beh,
una gran festa riuscita” dissi. E rialzai un po’ il volume, quel tanto che
bastava per coprire gli strilli dell’Idiota e di Caterina. Ma non quelli di
Ultimate.
Tempo 20 minuti e tre quarti dei
presenti, fra cui Nib, se n’erano andati, chi inventando una scusa, chi
scomparendo. Qualcuno, fra cui il sottoscritto, cercava un po’ di rassettare.
Ultimate era passato dal “puttana puttana” al “dai gattina esci”. Gattina uscì,
si abbracciarono, e andarono via anche loro.
Passarono altri 20 minuti.
Rimanemmo in 5. Eravamo ormai indecisi se passare pure lo straccio per terra,
non avevamo più niente da riordinare, avevamo pure lavati i piatti.
Ero di ottimo umore. Sì, certo,
mi dispiaceva per Caterina ma pensavo anche che una bella overdose di realtà le
potesse far bene, dopo una scena così pensavo che non avrebbe più potuto
sostenere tesi fantascientifiche tipo che non fosse davvero un inutile
minchione.
Mentre cercavo di convincere il
resto della risicata truppa a proseguire la serata in un pub, la porta della
camera si aprì, uscì Caterina di corsa urlando un “mavvatteneaffanculo!” fra le
lacrime, ci passò in mezzo e uscì di casa. Si affacciò l’Idiota dalla stanza, sguardo
superbo, guance rosse, ci guardò accendendosi una sigaretta:
“Le donne sono
tutte cVetine… scusate la scena di Cate e gVazie per essere venuti… e tuo
fratello o lo lasci a casa o lo tieni a bada, la pVossima volta”
“Riferirò, tu però prova a
vestirti come una persona normale… provaci almeno, eh!”
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