Citazione

giovedì 26 febbraio 2009

Morte ai fanatici ambientalisti


di DARIO FO

PROPRIO ieri 24 febbraio il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha presentato a camere riunite il suo progetto riguardo la produzione di energia e ha specificato che la produzione sarà pulita e rinnovabile. Inoltre, ha annunciato la quota di denaro che lo Stato americano ha intenzione di stanziare a cominciare da subito. Ha aggiunto: "Il nostro primo obiettivo è quello di riuscire ad abbattere drasticamente l'inquinamento atmosferico e l'effetto serra". 

Il giorno stesso, a Roma, il nostro primo ministro Berlusconi firmava un accordo per attuare nel nostro paese l'impianto di ben quattro centrali nucleari di terza generazione, e non ha assolutamente parlato dei problemi di riscaldamento globale. Segnaliamo a questo proposito che l'inquinamento della città di Milano per ben 35 giorni sui 55 dall'inizio dell'anno ha superato il livello di inquinamento atmosferico, raggiungendo i 171 microgrammi di polveri sottili, contro i 50 del limite europeo. Ma il Governo italiano e il Comune di Milano non fanno una piega. 

Tornando al nucleare, Berlusconi ci dà notizia dell'avvenuto accordo sfoderando un sorriso compiaciuto. E aggiunge che finalmente si è "abbattuto il fanatismo ecologico di una parte politica che già vent'anni fa ci aveva impedito di terminare la costruzione di due nuove centrali". Quindi si torna al nucleare? Ma come, ci siamo battuti tanto, il 70% degli italiani nel referendum sulle centrali ha votato contro, e lui ci definisce in massa fanatici dell'ecologia? E specifica che quello nucleare è un metodo ormai controllabile e sicuro. Ma come sicuro? Silvio, ti sei scordato che non più tardi dell'anno scorso in Francia succedeva un disastro: dall'impianto nucleare più importante della nazione, fuoriuscivano scorie tossiche che colpivano dieci operai. "Ma, calma!" dice il ministro francese, "degli operai sono stati colpiti dalle esalazioni, è vero, ma solo leggermente". Cosa significa "leggermente"? Significa che i danni procurati alla salute di quei dipendenti sono insignificanti: gli son diventati i capelli un po' azzurri, gli occhi fluorescenti e la pelle leggermente squamata. Qualcuno ha anche le branchie, ma gli stanno bene. 

Ma io mi chiedo, questo nostro presidente è disinformato naturale o ha studiato per diventarlo? Nessuno gli ha detto che, a parte il pericolo continuo di disastro tipo Chèrnobyl, per il nucleare esiste il problema delle scorie? E che noi, in Italia, per il solo fatto di aver messo in funzione un paio di centrali nucleari cinquant'anni fa, ancora oggi abbiamo scorie che non sappiamo dove sbattere? E lo stesso accade anche in Francia, Il presidente ha dichiarato che entro il 2020 da noi sarà già attiva la prima delle quattro centrali previste. Ma quel cervello incandescente di governante sa cosa costa montare una centrale nucleare? In Finlandia ne stanno costruendo giusto una di ultima generazione. Avevano previsto che sarebbe costata un miliardo di euro, ma a metà percorso si sono accorti che il miliardo previsto s'era raddoppiato, due miliardi. Ora i responsabili della centrale, gente preparata e onesta, hanno avvertito che il valore dell'energia che riusciranno a produrre con quella loro centrale non riuscirà a coprire neanche la metà dei costi di fabbricazione ed impianto. Non solo, ma che la perdita aumenterà a dismisura quando, fra una ventina d'anni, come di norma, dovranno smontare tutto l'impianto e preoccuparsi di imballare ogni elemento dentro un enorme container in cemento armato, e poi andare a sistemarlo in uno spazio scavato nella roccia a un minimo di dieci metri sotto il livello del suolo. 

E il nostro presidente, sempre lui, Silvio Eta Beta, assicura che l'energia nucleare è la più economica e produce ampi vantaggi e viene smentito immediatamente da ogni scienziato onesto e informato che lo sbeffeggia: "Ma che dici, Eta? Attento a te, i reattori funzionano solo grazie all'uranio arricchito. Ora devi sapere che negli ultimi anni il prezzo di questo propellente è aumentato di addirittura sette volte, per la semplice ragione che le riserve stanno per finire; e giacché il governo italiano ha appreso che per soddisfare l'intiero bisogno della nazione si dovrebbero realizzare, sul vostro territorio, almeno sessanta centrali dell'ultima generazione, dove andate a sbattere? Vi è sfuggito il particolare che per raggiungere questo numero abbisognano almeno trent'anni, con una spesa da fantascienza? E poi c'è il guaio che proprio in ragione dell'enorme numero di centrali che ogni paese cosiddetto civile ha in programma di costruire, entro quindici anni di uranio fruibile non ce ne sarà più e allora con cosa le fai andare le sessanta centrali, con le noccioline? O col popcorn?! E poi, cervellone mio, ci spieghi in quale zona o territorio hai in mente di costruirle queste centrali? Nessuno ti ha detto che l'Italia è un paese a forte incidenza tellurica? E che dal nord al sud più profondo non c'è luogo dove sia pensabile montarci un impianto nucleare? L'unico sicuro sarebbe Roma, anzi il Vaticano è proprio il punto ideale... io insisto e firmo per una soluzione del genere. 

Articolo rubato da La Repubblica

Qui fra influenze, lavoro, filtri web, allergia, impicci burocratici e pigrizia la voglia di scrivere è scesa a sotto zero. Torneremo.
Ah, nel frattempo la triste mietitrice si è abbattuta sulla sorella sessantacinquenne del nano. Who's next? Silvio o Paolo? Il cerchio si stringe, cari miei.

giovedì 12 febbraio 2009

non aprite quel portone


Il portone del mio palazzo era brutto e difettoso. Il palazzo già di per sé non brilla certo per estetica, un bel cubotto con tendenze al parallelepipedo color cacchetta con un fascione di marmo riccamente aerografato alla base, per anni fece bella mostra di sé un graffito di amara denuncia: “Liverpul vaffanculo!”.

Il portone era decisamente brutto, fatto in alluminio color ottone scuro e vetro. Un bel giorno, decise di non funzionare più, smise di chiudersi. Come in ogni condominio gestito da un amministratore infame, si è andati avanti mesi, finché, preso il toro per le corna, si è giunti alla decisione irrevocabile: cambiamo il portone.

Si decise per farne uno in ferro, bello massiccio e con vetro anti meteore. Ci vennero presentate delle foto per scegliere il modello, se ne scelse uno che sembrava unire solidità, luminosità e gradevolezza d’aspetto.

4 mesi dopo venne montato. La scusa ufficiale del ritardo fu (non ridete) che queste cose non vengono fatte l’estate perché il CALORE DEL SOLE avrebbe rovinato la verniciatura appena uscita dal forno. Alla fine venne comunque montato. Massiccio e pesante, color antracite e, a sorpresa, molto brutto con delle punte di freccia dorate a guarnizione tipo cancello di cimitero e totalmente avulso dal contesto della palazzina cacchetta.

Un mese dopo il portone smise di chiudersi. Seguì un incredibile carosello che non vi riporto, arrivando subito al dunque e al momento topico del racconto.

Convocata qualche giorno fa l’assemblea straordinaria veniamo edotti dall’amministratore e dal fabbro di un dettaglio a loro detta di dominio comune: è normale che i portoni non si chiudano, anzi, sono i portoni che funzionano sempre che non esistono.

Dopo essersi salvati dal linciaggio hanno pure rincarato la dose, spiegandoci che l’olio contenuto all’interno del pistone presente nel respingente, col freddo si addensa rendendo di fatto necessaria una registratura. A nulla sono valse obbiezioni tipo “ma se si è bloccato quando faceva caldo” o “ma se aveste ragione si bloccherebbe tutte le notti”. Inutile dire che si sono salvati per miracolo.

martedì 10 febbraio 2009

sul teorema del sacerdote


Cos’è questo teorema? Riassumendo parecchio è qualcosa di simile a quanto affermato dal detto nella terra dei ciechi, l’orbo è il re. Il sacerdote però non è detto che abbia realmente una capacità in più, più probabilmente si è costruito da solo un apparato teorico di cui si è contestualmente auto nominato massimo esperto e sapiente. Ci sono tanti sacerdoti, si va da quelli legati a qualche culto strano, al maestro di yoga, fino ad arrivare all’esperto informatico. Inutile dire che l’autorità e il potere del sacerdote crescono tanto più la materia resta sconosciuta. Non è Potere ciò che tutti possono quanto non è Sapere ciò che tutti sanno.

Mi trovo nella condizione di essere, mio malgrado, un sacerdote. Mi sto interfacciando con esemplari di sesso maschile tecnologicamente arretrati. Individui che pensavo non esistessero se non fra gli over 50. Il mio babbo ha superato i 70 ma è in grado a inviare e-mail, usare il foglio elettronico, scrivere testi, comprare stronzate su e-bay, guardare la tv via internet... insomma, si dà da fare.

Qui no, qui non funziona così. Qui la gente vive chiusa dentro le grotte, tappata e blindata ignorando il mondo esterno. Ho visto gente meravigliarsi per l’aggiornamento automatico di un totale dopo la cancellazione di un numero su excell.

Ora, la mia posizione è molto simile a quella di Scott il celeberrimo capo macchinista della USS Enterprise di Star Trek noto per fare sempre un simpatico giochetto:

Capitano Kirk: Scott, l’astronave non va più, il motore ha grippato. Devi ripararla!
Scott: Sissignore, dopo il caffè mi adopero.
CK: Scott, quanto ci vorrà?
S: Mah, guardi, la mia esperienza mi dice che il guasto è molto serio. Farò quello che posso, facendo fare lo straordinario a tutti i tecnici e utilizzando anche il personale ausiliario non meno di 10 ore.
CK: Scott, ce la devi fare in 20 minuti.
S: Vabbè, ora vedo.

5 minuti dopo

S: Capitano, tutto risolto, possiamo ripartire.

lunedì 9 febbraio 2009

gita


Con la scusa di andare a vedere un concerto di sabato, mi sono sparato una simpatica 3 giorni Toscana. Viste, fatte, sentite e mangiate un sacco di cose, ma andrò con ordine.

Prima di tutto, i navigatori satellitari sono una truffa. Aggiornateli quanto vi pare, ma tanto, prima o poi, vi segnaleranno il cancello di una casa privata come unica via d’accesso alla piazza dove volete arrivare.

Punto secondo. La cucina di Sabatino chiude alle 22.30, quindi se arrivate entro le nove e mezza avete speranza di mangiare... è comunque consigliabile arrivare ancora prima, per evitare che i precedenti avventori si siano già finiti tutto. Noi siamo riusciti a mettere le mani sull’ultima fiorentina, invero piccina (7 etti in due), più fagioli all’uccelletto, più paglia e fieno al sugo.

Punto terzo. Nelle chiese fiorentine bazzicano delle guide volontarie. A Santa Maria Novella abbiamo beccato, con un bel colpo di fortuna, il signor Enrico. Il simpatico pensionato ha tenuto banco per 40 minuti illustrandoci molte delle meraviglie serbate in quel luogo. Trattasi di un’associazione che gestisce un’ottantina di guide che operano gratuitamente all’interno delle chiese. Credo di aver individuato un bel mestiere da fare dopo la pensione, valida alternativa alle parole crociate, direi.

Punto quarto. Pranzare da Mario è sempre una bella esperienza. Da Mario ci si siede dove c’è posto e si sta a tavola con gli sconosciuti. Questa volta ci ha fatto compagnia un panciuto alcolista greco. Mentre noi si diluviava un sacco di roba (zuppa di ceci, peposo, cantucci e vin santo per il sottoscritto), il tipo, fra una chiacchiera e l’altra, si è sparato un litrozzo di rosso. Ci ha raccontato di adorare Istanbul, che i cavalli posti sopra San Marco a Venezia vengono dalla Grecia e che un inglese ha scritto un libro dal titolo simile a “la storia in sei bicchieri”, in cui si ripercorre la storia del mondo basandosi sulle vicende legate alle bevande: birra, vino, alcol, caffè, the e coca cola. Il libro è questo.

Punto quinto. Alla Casa del Popolo non si mangia. Oltre 90 minuti ad aspettare un piatto di pasta (perché per la pizza si doveva aspettare più di mezz’ora...) con fuga finale. Ora è chiaro perché i DS abbiano perso le elezioni. Ho ancora visioni allucinanti della vecchia con maglietta di Che Guevara che gira smarrita con dei piatti cercando il numero 30. Chi c’era capirà.

Punto sesto. Il noto locale Siddharta è sito in uno dei luoghi più brutti al mondo, attorno solo la banda del coreano (direttamente dal Tufello) e un paninaro. Quest’ultimo ci ha venduto pane e porchetta... e forse il peggior panino della mia vita.

Punto settimo. Il paradiso esiste e si chiama Calorino. Sperduta nella Garfagnana (uscire dall’autostrada a Lucca e poi andare verso il parco della Alpi Apuane... non so altro) si trova una specie di casa delle streghe. Un casolare di quelli che sembrano abbandonati da tempo e che possono essere abitati solo da streghe o infernali bimbe albine vestite come bambole di porcellana degli anni 40 e dagli occhi bianchi. Calorino è più o meno un posto così. Attorno a questo fabbricato il lago delle trote e alcuni mastini infernali che girellano. Calorino si fa la corrente da sé: sul lato della casa c’è una ruota di mulino. Pare che l’Enel gradisca poco. Calorino presenta una cucina antica, contadina, da leccarsi i baffi. Ingurgitiamo nell’ordine: antipasto (salame, sanguinaccio, prosciutto e verdure sott’olio), primi (polenta dolce di castagne con pancetta fritta e affogata in vino rosso e tortelli di patate al sugo di carne), secondo (trota appena pescata alla brace e patate fritte), ci dimentichiamo da cretini del dolce (pare un superbo tiramisù che ancora mi sogno) e beviamo un beverone al gusto di caffè, il tutto condito da abbondantissimo ottimo pane e schiacciata fatta da Calorino medesimo. Il tutto per 12 euri.

mercoledì 4 febbraio 2009

la lavapanni


Giorni di naufragate internettarie condite da giri per negozi per cercare il prodotto più affidabile rientrante nel budget previsto. Come sempre avevamo pretese altissime, bassissimi consumi, motore potente ma silenzioso, features imprescindibili (tipo la partenza ritardata), semplicità d’uso, cazzabubole digitale ridotte all’osso e anche un’estetica gradevole.

Primo problema: esistono troppi modelli, nemmeno nel mare magnum di internet ci sono pareri su tutti, soprattutto su quelli che, di volta in volta, sceglievamo.

Secondo problema: in ogni negozio c’era quella marca che non avevamo considerato, per cui ricomincia tutti i test incrociati daccapo.

Bene. Alla fine trovi il modello, trovi il negozio, lo trovi in offerta e hai i soldi in tasca. L’euforia è tale e tanta che ti permetti pure il vezzo di estendere la garanzia a 4 anni. Ti dicono che te lo porteranno martedì fra le 14 e le 19.

Martedì mattina chiama un tipo e chiede con un pesantissimo accento romano se a casa c’è qualcuno, gli spieghi che no, non c’è nessuno, che eri d’accordo per una consegna nel pomeriggio. Chiede a che ora può trovare qualcuno, gli dici sicuramente dopo le 14.30, ci riprova chiedendo se la mattina trova qualcuno, confermi che deve passare dopo le 14. Lo accetta mestamente.

Alle 13.30 ti chiama la vicina dicendo che sono arrivati quelli della lavatrice. 

Aspettano sul pianerottolo per 40 minuti.

Dopodiché ti portano il catafalco in cucina ma non te lo attaccano, perché il tubo di scarico è corto. E non la collaudano perché non è attaccata. Te la lasciano lì. Salutano.

E tu non sai che fare. Aspetti. Poi vai dal ferramenta per sapere se esistono delle prolunghe per i tubi di scarico. Certo che esistono, ma sono, come minimo di 2-3 chilometri, i 30 cm di cui hai bisogno non sono contemplati. Chi avrebbe mai bisogno di solo 40 cm di tubo?

Sale lo sconforto. Poi arriva il suggerimento di provare al negozio di idraulica. Lì hanno delle prolunghe da 1 metro. Bello. Torni a casa, monti tutto, leggi le istruzioni, avvii il lavaggio di collaudo... ed esce acqua dall’oblò...

lunedì 2 febbraio 2009

il cesso


Anche oggi non c’ho voglia. Ho la testa piena di cose da fare, non ce la faccio. Sapete come si ripara il sifone dello sciacquone? Io si, ma non funziona lo stesso. Lo avevo aggiustato, ad essere onesti, ma ieri si è rotto di nuovo, quell’infido e fastidioso sibilo è ripreso. Il problema sembra essere tutto del tampone di chiusura, quello posto alla fine del pistoncino ad azione pneumatica.

Vi spiego, giuro che è interessantissimo (!). Lo sciacquone funziona grazie ad un sifone (detto anche catis), che altro non è che un tubo ritorto più o meno a forma di N (ovviamente le curve sono arrotondate). Sotto la curva di destra c’è il tubo che porta l’acqua alla tazza. Il tubo a N è aperto su entrambe le estremità, quella di sinistra (verso il basso) è libera, quella di destra (verso l’alto) è ostruita da un tamponcino.

Quando tirate la catena (o anche quando premete il bottone), il tamponcino viene sollevato per un istante, questo fa sì che l’acqua contenuta nello sciacquone faccia pressione verso il basso e, per un banale effetto risucchio, porterà giù tutta l’acqua della cisterna. Il principio è lo stesso di quando si travasano dei liquidi succhiando da un estremità di un tubo... tipo quando andate a rubare la benzina.

Quando la cisterna si svuota entra in funzione un banale rubinetto azionato da un galleggiante. Quando il galleggiante è un basso il rubinetto si apre, quando va in alto, il rubinetto si chiude. Ovviamente il galleggiante è posto sulla superficie dell’acqua all’interno della cisterna, ed è collegato al rubinetto con un apposito braccio metallico.

I problemi per cui lo sciacquone non funziona sono generalmente 3.

1. il tamponcino chiude male, c’è quindi un continuo passaggio di acqua che viene compensato dall’azione del galleggiante. 
2. problemi al galleggiante e/o alla valvola del rubinetto, la valvola chiude male o l’asta del galleggiante è piegata male non chiudendo mai il rubinetto.
3. troppa o troppo poca acqua nella cisterna, non funziona l’effetto risucchio.

Il mio sciacquone rientra nel primo caso, il problema è che il tamponcino l’ho già sostituito. A questo punto il grande dilemma.