Non so perché, forse è l’età o ispirato da qualche articolo di basso livello, ma recentemente mi è capitato di riflettere su alcuni istanti della mia vita. Nello specifico quale fosse il momento più emozionante, così da essere preparato nel caso qualcuno me lo chiedesse a bruciapelo. Non pensavo sarebbe stato così facile identificarlo, eppure è stato così. È stata la prima ecografia.
Che poi, in realtà, è stata la seconda, ma dire “la prima ecografia” fa un sacco più impressione.
Infatti, nella vera prima ecografia si vedeva solo la “casetta”. Una specie di polaroid con punti bianchi e neri, senza alcuna forma comprensibile. Almeno, io non c’ho capito niente.
La seconda invece è stata una botta. Memore dell’esperienza precedente, mi aspettavo di intravedere una sorta di girino spaziale, una virgola con un testone tondo da un lato e al più quattro bitorzoli a mo di arti appena accennati. E invece no, ho visto un omino. Intero. Con tutti i pezzi. Fatto tipo me ma più piccolo. Le manine con le ditine, i piedini, la testa, braccine e gambine lunghi. E si muoveva. Ecco. L’impressione più forte me l’ha data vederne il movimento.
Fate mente locale, avete in mente un girino e vedete un omino. È come quando una vostra amica vi presenta una sua amica che un terzo personaggio vi ha già detto essere una cozza colossale. Ve ne state lì, scazzati, cercando di escogitare un modo per mettere più distanze possibili fra voi e questo scaldabagno immaginario. E poi scoprite che non è solo una patata incommensurabile ma anche una persona interessante e simpatica. Ecco. Questo vi dà l’idea della sorpresa. Per l’emozione invece ho più difficoltà a trovare metafore...