Citazione

lunedì 29 agosto 2016

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #15

Uscite
di fini e di inizi


Poche settimane dopo quella cena in cui da cosa nacque cosa, Marta organizzò una festa per il suo compleanno. Nib ebbe la bella idea di imbucare una selezione di nostri amici particolarmente eccentrici. Anche l'Idiota fece quasi lo stesso: non portò amici, ma alcuni colleghi di lavoro. Una delle sue colleghe ebbe anche il buongusto di portare una sua coinquilina. In più c'erano dei cugini di qualcun altro. Insomma, Marta festeggiava con me, i suoi 5 sub umani, Nib e Carla e una trentina di perfetti sconosciuti in un locale per fighetti del centro.

Fu così che conobbi Caterina. Ne ignoravo i gradi di separazione, ipotizzavo fosse la solita amica di amici di amici di amici di qualcuno imbucato a vario titolo da l'Idiota.

L'Idiota era così, invitava sempre sconosciuti a tutte le uscite, alle feste, ai cinema, alle pizze. Lo faceva un po' per vezzo, un po' per tentare di rimediare qualche amico o, soprattutto, amica. Perché, in fondo, questa gente era quasi sconosciuta anche a lui. Un giorno ebbe anche l'ardire di portarsi dietro un vicino di casa...

Caterina dapprima mi rivolse la parola mentre pensavo ad altro, mentre ero concentrato su non so più che cosa in un discorso su qualche misconosciuto gruppo musicale estone. Le risposi con distaccata cortesia. E scambiammo qualche parola. Era una ragazza "evidente" e non solo carina. Non intendo "vistosa", non lo era, non ne aveva nemmeno bisogno. Semplicemente sembrava un personaggio a colori in un mondo in mondo in bianco e nero, non so spiegarlo meglio né saprei dire perché. Probabilmente era in qualche modo particolare, cosa che la faceva spiccare fra gli altri.
Parlammo del più e del meno quasi tutta la sera perché Marta era impegnata con i suoi sodali. La cosa comunque sarebbe finita lì o almeno così pensai. Andava a finire più o meno sempre così con le conoscenti dell'Idiota (lui ci provava e loro scomparivano) e in più con Marta stava tutto iniziando per cui i miei occhi a forma di cuore riuscivano a mettere a fuoco solo lei.

La festa tutto sommato non andò malissimo. I gruppi in qualche modo interagirono e l'idea di Nib e Carla, già alticci, di dedicarsi al karaoke aiutò a rompere il ghiaccio. Stettero quasi tutti al gioco, tranne una serissima Marta e, ovviamente, l'Idiota, accettando tutti di buon grado di esporsi a qualche minuto di vergogna uccidendo una qualche becera hit anni 80.

Per tutta la settimana successiva non vidi più Marta.


CAPITOLO 16

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lunedì 22 agosto 2016

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #14

Cena
di cose e cose che nascono da cose


Nib fece in modo che Marta ci invitasse a cena. Non so come ci riuscì, non lo ricordo e anche se lo ricordassi non lo capirei comunque. So solo che di lì a qualche giorno Nib, Carla e il sottoscritto si ritrovarono con le zampe sotto il tavolo di una perfetta sconosciuta residente fra l'altro in una zona ignota della città.

Mangiammo parlando del nulla cosmico, come sempre avviene quando perfetti sconosciuti si ritrovano a dover condividere qualche ora assieme e la serata andò avanti finché Nib e Carla non inventarono una scusa per cacciarsi fuori di casa. Io avevo bevuto un po' troppo e non me la sentivo di intraprendere il viaggio di ritorno, o almeno questa fu la scusa ufficiale per non andarmene via con loro.

Nonostante non fosse una trovata particolarmente geniale, funzionò. Più che per la scusa in sé, perché Marta non aspettava altro. E così ci ritrovammo esattamente come la sera del concerto: alienati. Però da soli, con una camera e un letto a disposizione, con l'atmosfera giusta e con una certa quantità di vino in corpo.

Da cosa nacque cosa.

Con Marta restammo insieme o, per dirla alla sua maniera, ci frequentammo per alcuni mesi. Lei aveva altre priorità, dopo queste c'erano altre cose e infine c'era forse spazio per me. Io invece non avevo coraggio di presentarla a nessuno dei miei amici e conoscenti. Marta aveva delle idee tutte sue sulla vita, i rapporti umani e la gestione delle priorità. La portai ad una festa, finì che dopo aver insultato più o meno tutti i presenti, rischiando di venire pure alle mani con qualcuno, si lamentò di aver riscontrato una certa negatività nell'aria.

Come se non bastasse, i suoi amici erano personaggi abbastanza allucinanti:

Yvonne (il nome vero era Carlotta ma lei non sa che io so). Aveva circa una decina d'anni più di noi, mantenuta dai genitori, ricca sfondata, passava la sua vita fra Roma, Parigi, Napoli e Boston sperperando i beni di famiglia. Lei si diceva "organizzatrice di eventi" e amava raccontare di questi party supermegaincredibili che organizzava in luoghi esotici o delle sue liaison amorose con vip di varia caratura (si andava dal partecipante a un reality all'attore americano passando per calciatori). Ovviamente erano tutte palle. La cosa più incredibile è che nessuno dei suoi amici lo avesse mai sospettato

Teresa. Doveva essere una sorta di supermanager in carriera per una qualche multinazionale di schiavi. Parlava sempre di lavoro. Al telefono. Con altri. Poi ci riassumeva le comunicazioni fra una telefonata e l'altra. Non ho mai conosciuto nessuno usare tanto trucco come lei, certe volte sembrava una versione cyberpunk di Moira Orfei

Soledad. Argentina, bella come il sole ma fondamentalmente noiosa. Per problemi linguistici o per autodifesa sembrava capire a stento quello che le accadeva attorno. Tu parlavi, lei era lì che ti guardava coi suoi grandi occhi scuri che però sembravano fissare altro, qualcosa oltre te e invece di intervenire nel discorso annuiva o sorrideva

Olga. Non ho mai capito se fosse il suo vero nome. Probabilmente la persona più noiosa che abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Aveva un'opinione su tutto, scontata e talmente banale da riuscire ad ammazzare ogni conversazione. Anche lei, come tutte le precedenti, era una presenza di una qualche esperienza di vita precedente di Marta di cui non conobbi mai i dettagli

L'Idiota. Il fratello minore di Olga. Personaggio davvero raccapricciante il cui unico merito era quello di far sembrare la sorella una donna brillante.

È stato grazie a loro e alla conoscenza di Marta che imparai a guardarmi bene dalle persone senza amici di lunga data o che frequentano esclusivamente un'accozzaglia di personaggi che sembrano scappati da un brutto circo.

Questo però lo capii molto dopo. Che Marta frequentasse esclusivamente 5 persone, per di più minorati, non mi fece suonare alcun allarme. Di conseguenza questi soggetti iniziarono a mescolarsi alla gentaglia normalmente frequentata da me e Nib.

CAPITOLO 15


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lunedì 15 agosto 2016

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #13

Carla
di mele e cazzate


Ho accennato a Carla. “Chi sarebbe questa Carla?” vi sarete chiesti. Io lo so che ve lo chiedete. Se lo chiedono sempre tutti quando la butto in mezzo al racconto.

Carla è un personaggio importante, non per la mia storia, ma per la storia di Nib. E anche se della storia di Nib secondo me non ve ne frega niente, Carla è comunque una questione interessante da approfondire. Se proprio non v'interessa e non volete darmi retta, passate al capitolo dopo, ma peggio per voi.

Carla serve per capire che l’universo è un puzzle fatto male, è un film con grossi buchi nella trama, è la dimostrazione che se c’è davvero un Dio creatore, quando ha deciso di dare ordine al caos ha sopravvalutato le sue capacità e il taglia e incolla gli fosse sfuggito dalle mani. È come se avesse lasciato qua e là dei refusi, dimenticandosi di personaggi e linee narrative e lasciando tutto a metà.

Il risultato è che la narrazione della vita può non sembrare più in ordine, scritta un passo alla volta, ma venuta fuori alla rinfusa, a spizzichi e bocconi, seguendo i capricci di un’ispirazione ballerina, poi rimessi insieme, spostati qua e là, a volte fatti unire a forza e altre volte dimenticando di cose fatte per combaciare ma poi separate per errore nella stesura finale.

Avete presente la storia della mela di Platone? Tutto bello. Ognuno di noi ha la sua metà che ti aspetta. Ma se dopo aver tagliato in due la mela, ne lanci una metà nel 200 AC e l'altra nel 1900 DC il risultato è una vera carognata. Se il Nib di quel momento avesse incontrato la Carla di 3-4 anni dopo sarebbero stati la coppia perfetta. Sbagliare di 4 anni in un periodo lungo quanto tutta la storia dell'umanità è una svista di poco conto, ma il danno è identico.

Che Carla e Nib fossero fatti l'una per l'altro era evidente, non era però il momento giusto per lei, aveva ancora altro per la testa o ancora si fidava troppo delle scemenze che diceva Nib. Una cazzata come “anche se andiamo a letto insieme, facciamo tutto insieme, stiamo benissimo insieme, noi non stiamo insieme, tranquilla, facciamoci le nostre esperienze senza impegno a me sta benissimo così, la nostra è una frequentazione amichevole divertente”.

Nib diceva spesso queste cazzata. Le diceva per farsi il grosso e secondo me anche un po’ per paura. Paura di ammettere a sé stesso determinate cose, paura di mettere a sua volta paura. Fatto sta che veniva considerato come uno allegro, incapace di relazioni stabili e trattato come tale, anche se avrebbe voluto ben altro.

Carla, in quel periodo della vita, cercava il disimpegno e lo trovò in Nib. Lo prendeva, lo lasciava, lo riprendeva, lo rilasciava. In un modo o nell’altro, Carla girò nell’orbita di Nib per un sacco di tempo. Poi scomparve ma il mondo aveva continuato a girare, e quando torno pronta per qualcosa di più stabile, Nib non era più a portata di mano allora scomparve di nuovo. Quando torno Nib aveva anche lui fatto pace col cervello, ma lei era sposata e con due bambini. E tutto sfumò per sempre.

Mi sono sempre chiesto come sarebbe stata la vita di mio fratello se con Carla si fossero capiti un po’ meglio, se avessero avuto più costanza e più pazienza.

Capitolo 14

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lunedì 8 agosto 2016

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #12



Chiacchiere
di cani e homo sapiens


Quando ci si conosce si chiacchiera di tutto e di niente. Ti dipingi a metà fra Sandokan e Fantozzi, affronti i massimi sistemi, elenchi cose ma soprattutto elimini il mondo attorno. C’è lei. E il vuoto cosmico. E mentre parli o ascolti non dai importanza alle parole, ai concetti, alle frasi, ma scruti alla ricerca di dettagli, indaghi gli sguardi, le intonazioni, le reazioni.

Forse un tempo anche noi, per capire se un individuo della nostra specie ci piaceva, ci si annusava semplicemente il culo come fanno i cani. Poi, diventando via via più sapiens ci siamo raffinati. Raffinarsi vuol dire ovviamente complicare fino a rendere ingestibile qualcosa che sarebbe molto semplice. Se proprio la storia dell’annusare la trovate troppo basic, sarebbe comunque più facile arrivare immediatamente al punto “mi piaci, ti piaccio?”.

Invece no, ore e ore di alienazione dal mondo in chiacchiere ovattate e infinite per capire l’ovvio, perché è già chiaro a tutti (tranne ai protagonisti) che la frittata è fatta, è solo una questione di tempo. E visto da dentro è il momento più bello del mondo e non dovrebbe finire mai e dura sempre meno di quello che si sarebbe voluto perché ad un certo punto il mondo reale arriva a bussarti alle spalle con una tale insistenza che diventa impossibile continuare ad ignorarlo.
Parlammo almeno un paio d’ore, io e Marta. Lei mi parlava di sé, della sua vita, delle sue cose, io berciavo sui massimi sistemi. Ogni tanto ho la curiosità di risentirmi, ma so già che mi vergognerei come un ladro di quei discorsi. Fra una chiacchiera e l’altra riuscimmo anche a sentirci un pezzo di concerto, fino a che il mondo, come prevedibile, non venne a bussarmi alle spalle.

Nello specifico, il mondo che bussava alle spalle non era poi tanto metaforico, erano Nib e Carla entusiasti per il concerto, ignari di tutto quello che mi era successo. Semplicemente mi avevano visto sparire.

Avrei odiato chiunque per quell’interruzione. Non Nib. Non Nib con quell’espressione sulla faccia. Non Nib con gli occhi che si muovevano fra me e Marta con l’espressione di uno che vorrebbe dirti: “ma non avevi detto che pomiciava con uno? Te ne sei già trovato un’altra! Molto carina fra l’altro. Idolo! Avete scopato nel cesso? Oh cazzo, devo evitarti di mandare tutto a puttane!”

Capitolo 13


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lunedì 1 agosto 2016

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #11


SBRAAAAAANG!
di sviste e brindisi

“Ti mando da solo a un concerto e tu scopi…” Commentò Nib
“no, veramente io non ho…”
“Mi sento inutile. Ti ho riempito la casa di patata per mesi e tu niente. Poi vai a un concerto e scopi”
“Ma io non ho scopato!”
“Non fa niente, è uguale, ormai è come se l’avessi fatto. Ti ha mandato un messaggio di sua volontà, è fatta! Sei davanti alla porta, il portiere è al cesso con la diarrea e il difensore più vicino è paraplegico e per quanto tu possa avere i piedi a banana non c’è verso di tirarla fuori. Cioè, sono sicuro che TU abbia il superpotere di mandare tutto a puttane…”
“Adoro quando riconosci le mie qualità!”
“Venerdì vengo anch’io, devo evitarti di essere te! Ora brindiamo!”
“Brindiamo una sega, al massimo mi versi altro vino, il risultato a casa ancora non l’ho portato. E poi mica l’hai ancora conosciuta. Magari la trovi un cesso a pedali o simpatica come un cancro al colon e maledici il giorno in cui hai voluto festeggiare!”

La settimana trascorse tranquillamente e mi ritrovai così al concerto dei Vatussi Rudi, con 2-3 ore d’anticipo e un Nib ben più carico del sottoscritto. Nessun segnale da Marta, nessun tentativo da parte mia di darci un appuntamento, un luogo di ritrovo, una qualche coordinata spazio-temporale per ritrovarsi in mezzo al migliaio di persone previste dall’organizzatore. Nel frattempo ci raggiunsero altri amici e amiche del tutti ignari che a me, alla fine della fiera, dei Vatussi Rudi non è che fregasse poi troppo a quel punto.

Giravo come un bimbo smarrito in un centro commerciale guardando la gente seduta, la gente in piedi, l’ingresso, nella speranza di vedere Marta. Mi resi conto che non ricordavo nemmeno più come fosse fatta benché fossi sicuro che l’avrei riconosciuta una volta rivista. Ed ecco che la vidi.

“Nib, è tutto finito”
“L’hai trovata?”
“Sì, è là su, seduta, vicino l’angolo, sulle gradinate”
“E che fai ancora qui?”
“È con uno…”
“Magari è il fratello, un amico, un rompipalle, uno che chiedeva l’ora, hai visto male?”
“Non saprei, li ho però visti infilarsi ripetutamente la lingua in bocca, dici che è un indizio?”
“...”
“E comunque aveva una maglietta dei Vampiri Sudici Infami, meglio perderla che trovarla”
“Puoi dirlo forte, andiamo sotto il palco che fra un po’ cominciano, va!”

Ero deluso, decisamente deluso. Soprattutto da me stesso perché un po’ c’avevo creduto e invece lo dicevo io che non voleva dire nulla. Però…
SBRAAAAAAANG! Però un cazzo. Una schitarrata mi riportò alla realtà. Il bello del rock è anche questo, basta un accordo di chitarra buzzurro e sguaiato a rimettere le cose nell’ordine corretto, a portare la pace nella mente, a far aderire i piedi a terra. La band di supporto dei Vatussi erano gli Angeli Defunti, un caro gruppo della mia adolescenza, e cominciarono a pestare duro. Mi buttai nella bolgia, finché, durante una pausa fra un pezzo e un altro non mi sentii toccare un braccio. Non era il tocco di un energumeno sudato in trance agonistica da concerto, questo lo capii subito, era chiaro. Mi voltai. Era Marta. E non aveva la maglietta dei Vampiri Sudici Infami. E aveva anche dei capelli diversi dalla Marta-che-fa-lingua-in-bocca-con-uno. E anche una corporatura diversa.

Ci scambiammo saluti e abbracci (il suo estremamente carico, il mio un po’ distaccato da gentleman inglese del secolo scorso) mentre il capellone sul palco blaterava di quanto avesse desiderato da sempre stare su quel palco, che eravamo il suo paese preferito, che eravamo il pubblico migliore del mondo, che pasta, pizza, mandolino e baffi neri erano la sua ragione di vita. Ripresero a suonare, ci scatenammo nel mucchio selvaggio fino all’ultima canzone.

Durante la pausa necessaria a preparare il palco all’avvento dei Vatussi Rudi, ci andammo a prendere una birra, ci sedemmo lungo un corridoio, brindammo agli Angeli e iniziammo a chiacchierare.

Capitolo 12


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