Vi è mai capitato di dover togliere un termosifone? A casa Rumenta succede anche di questo.
Avevamo deciso di toglierlo nella seconda metà di ottobre, prima che accendessero i riscaldamenti.
A sorpresa, il 15 di ottobre, scopriamo il radiatore caldo. Veniamo quindi a sapere che le vecchie del pianterreno, notoriamente rettili e incapacitate a sopportare temperature anche di poco inferiori ai 30 gradi centigradi, hanno fatto girare un foglio ESCLUSIVAMENTE (e di nascosto da figli, badanti, nipoti e animali domestici) fra i condomini ottuagenari per raccoglierne le firme. Il foglio così autografato è stato poi utilizzato per richiedere l’accensione anticipata dell’impianto di riscaldamento.
Poco male, mi fa sapere il Valoroso Amministratore di Condominio (di seguito VAC), basta dirmelo e io, per un giorno e con la sola imposizione delle mani, faccio staccare il riscaldamento. Ok. Ci mettiamo d’accordo con l’idraulico che ci fissa il giorno dell’intervento. Si chiama il VAC e ci sono problemi. Per staccare la caldaia non basta l’imposizione delle sue mani ma occorre chiamare un’Apposita Ditta (di seguito AD) che, dietro pagamento, si occuperà di spegnere la caldaia, svuotare l’impianto (appena 4, dico QUATTRO, ore richieste) e poi, a lavori finiti di riattaccare tutto. “Voi” dice “preoccupatevi solo di avvertire, tramite cortese cartello in androne, i condomini, per il resto ci penso io”.
Prepariamo il tutto. Un gustoso cartello di avviso fiananco dotato di simpatico (e cortese) cestino pieno di caramelle e dolci. Arriva il giorno fatidico. L’AD doveva arrivare fra le 7.30 e le 8. L’idraulico alle 10 per iniziare a spaccare il muro e staccare il termosifone alle 12, ad impianto vuoto. L’AD si paleserà, dopo diverse chiamate di sollecito al VAC, solo alle 10, cinque minuti prima dell’arrivo dell’idraulico. L’idraulico si incupisce, passa 30 minuti a spaccarci il muro e poi se ne va offeso dichiarando che sarebbe tornato alle 15 per finire il lavoro.
Ora state attenti, perché la trama si fa più avvincente di quella di un videogioco, altro che Tomb Rider, Alone In The Dark e Monkey’s Island.
Per superare con successo l’operazione “spegni la caldaia” basta premere un pulsante. Fatto.
Per superare con successo l’operazione “svuota la caldaia” basta premere un altro pulsante. Fatto.
Per verificare che l’operazione stia avvenendo con successo e che la caldaia sia davvero spenta occorre accedere a un non meglio precisato vano sito nella terrazza condominiale. L’accesso a suddetto vano è impedito da una porta. Chi ha la chiave della porta?
1. Tutti i condomini.
2. Solo il VAC.
3. Nessuno.
4. La porta è un effetto ottico dovuto a una percezione parallattica errata.
5. La domanda è mal posta.
6. Non sa, non risponde.
7. Nessuna delle risposte precedenti.
È poco importante cosa scegliereste voi, l’Omino della Caldaia (di seguito OC) sceglie la 7. Come una provetta Lara Croft si lancia all’esplorazione e trova, nel vano caldaie del pian terreno, la chiave. A questo punto salva il gioco. Manda un paio di mail in giro per bullarsi con gli amici e scompare al grido “E’ tutto a posto”.
Quattro ore dopo si rimaterializza l’OC. “Mi è venuto un dubbio... non è che la caldaia si è riattivata?”. So che state pensando. Avete in mente un pensiero tipo: “che cazzo di super professionista che hai trovato!”. Orbene, l’OC va ad indagare... e scopre che, in effetti, il suo sospetto è fondato, la caldaia, dopo essersi svuotata si sta riempiendo nuovamente!
Cos’è successo? Torniamo a Lara Croft che rinviene la chiave. Ci siete? Succedeva poche righe fa.
L’OC trova la chiave, sale fremente i cinque piani di scale, infila la chiave nella toppa e scopre, orrore, che la chiave non è quella giusta. Cos’è successo? Mesi fa il VAC aveva fatto sostituire la serratura e, attenzione, non aveva pensato si distribuire dei duplicati o, per lo meno, a sostituire la chiave poi rinvenuta dall’OC.
E che cosa fa l’OC? Fa spallucce e pensa “vabè, tanto che può succedere?”. E va via.
Inizia una ricerca frenetica della chiave. Il VAC, come da tradizione, scompare, è irreperibile, nascosto nel più profondo buco sotterraneo. Chi altri può avere la chiave? Sicuramente quello dell’ultimo piano. Si suona alla porta, si citofona, si risuona alla porta, si citofona. Niente. Niente. Niente.
Le speranze sono perse, sapendo che la moglie del tipo dell’ultimo piano deve per forza essere in casa, si ricomincia ad insistere sul citofono. A un certo punto, il portone viene aperto... Si va a bussare alla porta di casa. Minuti. Ad un certo punto la più che rincoglionita donna apre la porta. Tentenna. Non vuole cedere la chiave. Fa domande capziose circa la necessità tecnica di accedere ora e in quel momento a un vano caldaie che, a detta sua, è inesistente. Alla fine molla l’osso.
Ora ci sono due buchi grossi così nel muro della cucina.