Citazione

martedì 28 dicembre 2010

Evolution


L’evoluzione si è fermata al meganegozio di elettronico (Mediaworld, Trony, fate voi). Più percisamente si è fermata al commesso

Intanto il commesso va trovato. Poi si dovrà aspettare. Di solito si aspetta che lui smetta di attendere le decisioni di altri clienti. Lo vedete, il commesso, immobile, mentre i clienti si scambiano frasi tipo “che ne pensi?” “non saprei” “uhmmm” “che dici?” “ma anche forse no” “potremmo...”.

Poi, quando il commesso è tutto nostro, inizia il divertimento. Già, perché siamo in quel negozio per comprare un attrezzo X, che potrebbe essere un lettore mp3, un televisore, un videocitofono, un’auricolare, delle lampadine, un albero di natale vibrante. Noi siamo lì per un telefrullatore digitale. In mostra ne hanno di diverse marche e diversi modelli per marca. Abbiamo già fatto i sorci della rete e pensavamo di sapere già tutto, invece lì davanti andiamo in crisi. Ci serve un aiuto. E il commesso è lì per questo.

“Mi scusi, dovrei comprare un telefrullatore digitale"

"Sono lì. Glieli faccio vedere. Eccoli, i telefrullatori digitali servono per telefrullare digitalmente e...”

“Sissì, scusi, so tutto, non voglio farle perdere tempo prezioso, volevo solo sapere quale sarebbe la differenza fra questi due modelli”

“Eh?”

“... la differenza fra questi due telefrullatori”

Li guarda smarrito

“Vede, questo costa 500 euro di più... su internet però non ho capito la differenza...”

Mi guarda smarrito

“Differenza. Costa di più. Perché”

“Questo è un filips ics cappa ti cinquemila e quello è un filips ics cappa elle quatrocentoventidue bi!”

“Si, si, lo vedo, è scritto sul cartellino... ma, stringendo, quali sono le differenze? Perché il quattrocentoventi...”

“quattrocentoventidue bi, filips ics cappa elle”

“Sì. Costa di più”

“È digitale”

“Anche questo”

“Ma questo è multiemulsionante con motore stereo asincrono!”

“Ma qui c’è scritto che lo è anche quest’altro...”

“Fammi vedere... è vero. Forse questo ha lo sfigomanometro isometrico integrato...”

“Non saprei, a che serve?”

“Se c’è è meglio”

“Uhm... però non c’è scritto in nessuna delle due etichette”

“Io a casa c’ho questo, comunque è un sacco fico” E indica il più costoso.

“... e le differenze con il paionir ics gei doppiavù trentuno?”

“meglio filips”

“Bene... però mi sa che prendo l’altro. Tanto dello sfigoblablabla non m’interessa...”

“Questo non lo abbiamo”

“Ma è qui esposto!”

“Si, però non lo abbiamo”

“...”

“Quale avete?”

“Ora vado a controllare”

Lo guardo smarrito

lettura elettronica


Un po’ di tempo fa mi è stato regalato un e-libro. Il libro elettronico lo stavo sorvegliando da un po’, oggetto interessante: in un rettangolino di plastica puoi portarti dietro tutti i libri che vuoi per un peso complessivo inferiore a quello di un tascabile. Non male se hai limiti di peso o di spazio. La facilità di lettura poi è la stessa della carta, di molto superiore quindi a quella di qualsiasi schermo di cellulare, computer o ipad, checché ne dica Steve Jobs. 

Mentre valutavo se affrontare l’acquisto o meno, un’anima gentile me ne ha fatto dono e, dopo alcuni mesi di uso direi abbastanza intensivo, posso dire che si tratta di una gran bella invenzione (e di un gran bel regalo). Potersi portar dietro tutti i libri che vorresti leggere e non avere più la pila di libri polverosi sul comodino è un vantaggio notevolissimo e la batteria dura millenni. Insomma, è come un lettore mp3 di quelli molto capienti. Una bellezza.

Cos’hanno di più i libri normali? Che puoi buttarli nella sabbia, bagnarli, dimenticarli, lasciarli di proposito in giro, sottolinearli, scarabocchiarli... insomma, il libro di carta puoi maltrattarlo. Il libro elettronico no. O magari non ancora. Però è più portabile e puoi cambiare le dimensioni dei carattere a piacimento.

Fra l’altro, grazie all’e-libro sono riuscito a recuperare libri che cercavo da anni senza successo.

lunedì 20 dicembre 2010

le dimensioni che contano


Due filmati dedicati a chi pensa che i suoi problemi siano giganteschi, opprimenti e insuperabili ma anche a chi si ritiene insostituibile, necessario, fondamentale.



venerdì 17 dicembre 2010

Non tutti sanno che... #5


Il diluvio universale cominciò il 17° giorno del secondo mese.

I Pitagorici avevano in orrore il numero 17 perché si trovava in mezzo, a rompere le scatole, fra il 16 e il 18 ritenuti perfetti nella loro rappresentazione geometrica.

I numeri 17, 18 e 19, dopo la battaglia di Teutoburgo fra Romani e i Germani di Arminio, vennero ritenuti infausti e mai utilizzati per numerare le legioni.

Pare anche che, in epoca medioevale, la gente confondesse l’incisione VIXI (Vissi) presente sulle tombe antiche con il numero 17, forse perché 6 (VI) più 11(XI) fa 17.

Per tanti altri il giorno infausto è il venerdì 13. All’ultima cena erano in 13. Al banchetto. Nelle società matriarcali l’anno era composto da 13 mesi di 28 giorni e sappiamo che fine abbiano fatto queste società. Persino per gli Indù un raduno di 13 persone è da evitare. Per i greci, il 13 aggiungeva un’unità fastidiosa alla perfezione del numero 12, associato ai mesi, ai segni zodiacali e via dicendo.

E poi passiamo al venerdì... Venerdì fu crocefisso cristo, si dice essere pure il giorno in cui Adamo morse la famosa mela e in cui fu distrutto il tempio di Salomone. Aggiungiamo pure che il venerdì è il giorno dedicato alla divinità femminile (Venere e venerdì per i latini, Freya da cui il Freitag tedesco e il Friday inglesi).

Sono ammessi i gesti apotropaici.