Citazione
venerdì 30 dicembre 2011
martedì 27 dicembre 2011
Gorky Park (Martin Cruz Smith)
Gradevole poliziesco nonostante la versione Italia sia funestata da una traduzione da denuncia. Se siete in grado di ignorare l’eliminazione sistematica di tutti i congiuntivi, potete godervi di un bel noir atipico, con un ritmo mai troppo rapido e un’ambientazione da russia anni 80 che poi è il vero punto di forza non solo di Gorky Park ma di tutta la serie che ruota attorno all’ispettore Renko. Ovviamente parliamo di un libro da treno, di un buon libro da treno con una trama dagli sviluppi imprevedibili.
venerdì 23 dicembre 2011
giovedì 22 dicembre 2011
tecnologia canaglia #11
viva voce e donne bioniche
E’ bello usare il telefono senza mani, col viva voce. Soprattutto in macchina. Il mio programmino per gestire le telefonate a mano libera è intelligentissimo. Premi il tasto sul volante e la simpatica voce della Donna Bionica ti dice subito:
“pronuncia un comando”
e tu rispondi prontamente
“chiama Cane Secco”
e lei, pignola, approfondisce:
“chiama Cane Secco al celllulare? A casa? Al lavoro? Dall’amante? Al circolo?”
e tu scegli e glielo dici, e lei chiama al numero che hai detto. Ovviamente assumendo che Cane Secco abbia più di un numero di telefono. Al contrario, lo avrebbe chiamato direttamente.
O ancora meglio! Puoi dirle proprio “chiama Cane Secco agli alcolisti anonimi” e lei ti ripete “chiamare Cane Secco agli alcolisti aninimi, confermi?” e rispondi “Sì” e lei chiama. Oppure rispondi “No” e lei ripete da capo “pronuncia un comando”. Certo, la Donna Bionica ha qualche problema con accenti e ritmo delle parole, e fa abbastanza ridere.
Il problema vero è che ogni tanto capisce male. “chiama casa” “chiama Zubinka Katakova. Confermi?” “No” “pronuncia comando”. “Chiama CASA!” “chiama Alvaro Gomez?” “vai a quel paese” “Consultare il manuale” “cagna maledetta!” “Pronuncia comando” “Muori” “consultare il manuale” “sparati in testa” “consultare il manuale”.
Ultimamente poi tra noi le cose non vanno molto bene. “Pronuncia comando” “chiama casa” “chiama casa. Confermi?” “sì” “arrivederci” e morta lì. Allora ho provato a usare altre lingue. Confermi? Yes! Oui! Ja! Evet! Po! Etiam! Limortaccitua! ma, irrimediabilmente, la cara Donna Bionica ribatteva piccata con “arrivederci”. Offesa.
Poi, preso dallo sconforto, non so nemmeno io come, ho trovato un modo per spiazzarla. “Chiama casa” le ho intimato “Chiama casa. Confermi?” “Casa!” “Chiamata in corso” Fregata! Ho anche riprovato “Chiama Ganimede Catorfio al citofono spaziale” “Chiamare Ganimede Catrofio al citofono spaziale?” “CITFONO SPAZIALE!” “Chiamata in corso” E dopo un paio di giornate così, ora si accontenta nuovamente che le risponda “Sì”.
Valle a capire le donne bioniche!
mercoledì 21 dicembre 2011
MoRkObOt - Morbo
Morkobot è una creatura proveniente da un altro mondo. Morkobot è ciò che rimane del Voivod dopo una serie ripetuta di rapporti contro natura con Meshuggah. Morkobot è la colonna sonora dell’apocalisse nucleare, non prima, non dopo, durante. Morkobot è una passata di carta vetrata a grana media sul cervello. Morkobot è l’allucinazione di un pirata galattico di Saturno che insegue, picchia, fa a pezzi e poi mangia delle suore venusiane. Morkobot è il martello pneumatico che distrugge le fondamenta della terra.
Morkobot è due bassi distorti più una batteria, lanciati in un delirio strumentale post tante cose ma soprattutto pre tante altre.
Distorsione, potenza, ossessione, allucinazione, male che ti corrode dentro, terremoto cerebrale.
Per chi ama l'estremo. Per chi ama gli esperimenti pericolosi. Per i masochisti. Per chi pensa di non avere paura di niente.
venerdì 16 dicembre 2011
martedì 13 dicembre 2011
magnoni
Una persona molto stupida mi ha illuminato un post cena altrimenti grigio. La Molto Stupida non si definisce colta ma “abbastanza acculturata”, MS non dice di sé di essere intelligente "perché essere intelligenti è brutto". Ammiriamone almeno la sincerità.
EmmeEsse è poi decollata in una tiritera su questi politici magnoni che non si accontentano mai, che vogliono sempre di più, di più e di più.
Io – dice – mi accontenterei di avere la casa.
E una al mare.
E ovviamente una casa in montagna.
E la piscina. E poi la cuoca e le filippine.
Una macchina figa e potermi comprarmi tutti i vestiti che voglio.
Poi ha fatto una pausa e per un momento ho sperato fosse tutto studiato, con un giusto tempismo comico, per chiudere il tutto con una battuta, tipo “ovviamente poi entrerei in politica per diventare una magnona professionista, ahahahah”. Povero illuso.
Ovviamente - ha aggiunto Emme Esse - la baby sitter e poi devo poter viaggiare!
Ecco. Loro, quegli altri, sono i papponi che non si accontentano. Loro, i pretenziosi figli di un cane avido, vogliono prosciugare le già provate mammelle della decenza. Non Emme Esse.
lunedì 12 dicembre 2011
imprevisto
Ti stai già godendo il ponte. Hai la bava alla bocca. Poi che succede? Arriva l’ospite imbucato. Anzi. Sono tre.
Che poi, a pensarci bene, la visita a sorpresa di altri soggetti sarebbe stata ben gradita. Invece no. Arrivano gli altri. Persone sbagliate al momento sbagliato ma soprattutto nel modo sbagliato. Di traverso. Che modo è? Siete a Roma? Allora ci fermiamo a dormire. Sul letto di chiodi, vi faccio dormire! Grrrrrrrrrr
I personaggi in questione, hanno anche cercato di imbucarsi per pranzo. Oltre ad aver fatto man bassa di "cosumabili per infanti".
Non che normalmente ci faccia caso o m'interessi, ma è bene far presente che no, non hanno bussato con i piedi.
venerdì 9 dicembre 2011
venerdì 2 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
Tempus fugit di bruttus
Continua il periodo di superlavoro. Ti impegni che poi ti guardi alle spalle e non ti ricordi come hanno fatto le pagine del calendario a scorrere a quel modo. Come quanto lotti contro il sonno davanti a un film, in un battito d’occhi scorrono decine, centinaia e migliaia di fotogrammi, preziosi minuti e preziose decine di minuti di scene che perdi e non te ne rendi conto, per te era solo un battito di ciglia ma lì, dentro lo schermo, gente è morta, si è amata, è partita, ha cambiato vita o semplicemente casa e vestiti.
La mia vita è così. E non è così da ora, ma da qualche pagina di calendario fa. I miei amici lo sanno. C’è chi mi dà per disperso, chi nonostante tutto c’ha rinunciato ma ancora mi vuole bene, chi non mi vuole niente e chi si strugge perché nella mia stessa identica situazione ma convinto di essere lui il cattivo. Invece no, siamo tutti cattivi. Ma basta non farlo di proposito, in fondo.
E poi si profilano tempi cupi. Monti o non monti. Euro o non euro. Il futuro, quello vicino e quello medio, mi appare a tinte cupe. Ma ci sta, dopo un paio d’anni in cui tutto ha girato per il verso giusto, in cui tutto ha funzionato, in cui lo spazio che occupo sulla ruota che gira è rimasto ben fuori del fango. Mi piace pensare di aver acquisito, durante l’estate, pazienza e saggezza in misura tale da riuscire ad affrontare il lungo inverno che si profila a partire da ieri. Ieri nel tempo così come lo percepisco ora, potrebbe essere ieri ieri, o magari 2 mesi fa. Non so. So a malapena che giorno sia oggi solo perché è scaduta l’assicurazione.
E ovviamente Rumenta risente di tutto questo. Non che questo renda difficile al mondo di girare, sia chiaro. Fra le cose che mi piacerebbe avere, al momento, è quel po’ di tranquillità necessaria per lasciare andare la mente e quel po’ di tempo che serve poi per aver voglia di per trascrivere il tutto, oltre alla lucidità per ricordarmene, ovviamente.
lunedì 28 novembre 2011
Bricolage
Lampada
si era reso necessario avere un nuovo punto luce ma non potevamo utilizzare una piantana. Invece di perdere tempo per negozi nella futile ricerca di un applique, il vostro ha pensato di bene di costruirselo con gli ingredienti che da fin troppo tempo giravano per casa:
1. avanzi della demolizione di un vecchio lume
2. copri lampada in vetro recuperato da lampadario dismesso e una spalletta per mensole
3. spago
Tutto questo unito a vernice e smalto satinato del colore opportuno, un po' di filo elettrico, un po' di gesso, uno scalpello e un po' di calma.
A questo punto è bastato montare in modo opportuno i vari pezzi e smaltarli
Contemporaneamente, prendere le misure e sfasciare il muro.
Litigare con il vetusto impianto elettrico, ricostruire il muro col gesso e montare il tutto.
Infine, riverniciare il muro, avvolgere lo spago attorno alla spalletta e verniciare pure questo.
Il risultato? Un po' strano, ma penso gradevole
A completare il tutto una lampadina d'atmosfera a LED
venerdì 25 novembre 2011
venerdì 18 novembre 2011
giovedì 17 novembre 2011
Dove sei, Aldo Raine?
Eccolo, uno dei problemi dei nazisti: finita la guerra, si sarebbero tolti la divisa. E nessuno li avrebbe riconosciuti più. Si sarebbero mescolati agli altri, ai partigiani, ai “liberatori”. E non avrebbero pagato per le loro colpe. Per questo Aldo Raine, “The Apache“, marchiava i nazi con una svastica incisa sulla fronte col machete: perché nessuno dimenticasse.
Ovviamente è solo un film, peraltro splendido, Inglorious Bastards. Di quel gran genio feticista di Quentin Tarantino. E ovviamente siamo tutti contrari alla violenza, bla bla bla (lo scrivo per chi ama la sottolineatura dell’ovvio).
Ma che fastidio, adesso. Che fastidio. Che imbarazzo. Così come non esistevano più fascisti un attimo dopo Piazzale Loreto, e quelli che più martoriavano i cadaveri del Duce e di Claretta Petacci erano gli stessi che ne applaudivano la Mascella al Vento; e così come le monetine a Craxi le lanciavano anzitutto gli ex elettori che avevano cavalcato l’immoralità promulgata dal peggiore partito socialista d’Europa: così adesso, per la caduta (tardivissima e non so se definitiva) di Silvio Berlusconi, tutti festeggiano. Tutti si rifanno una verginità. Tutti si dicono salvi e redenti. “Chi? Berlusconiano, io? Ma quando mai”.
Ci vorrebbe davvero un Aldo Raine. Con una incisione più neutra, meno invasiva: un microchip, un led negli zebedei, un tatuaggio della statuetta di Priapo sui glutei. Un Uniposca partigiano, fate voi. Però qualcosa che rimanga: che ricordi come milioni di italiani, ora per ignoranza e ora per convenienza, hanno ridotto l’Italia così.
Io non li voglio, i mischiamenti. Mica l’ho ascoltato a caso, Gaber. Mica l’ho letto per nulla, Fenoglio. Mica lo sentivo per posa, l’ultimo Monicelli. Io non voglio festeggiare coi servi per nulla sciocchi (e piuttosto scaltri). Non voglio festeggiare con quelli che al bar dicevano che “Berlusconi fa bene ad andare a donne, almeno lui va con le fighe e mica coi trans“. Non voglio mischiamenti con chi se n’è fregato della questione morale, con chi non ha voluto informarsi, con chi non ha pianto per Stefano Cucchi e Vittorio Arrigoni. Non voglio mischiamenti con chi ha anche solo tollerato – è già troppo – gli Stracquadanio e le Santanché.
Io n c’entro niente, con quella gente. Io non ho nulla da festeggiare: con loro. Io non posso perdonarli: loro.
E non voglio mischiamenti nemmeno con la miseria di Pier Luigi Bersani, che dopo aver fiancheggiato per anni il berlusconismo, adesso si appropria dei meriti della sua caduta (come accadde per i referendum: Bersani è uno che esulta per interposta persona. Non vorrei che, qualora sentisse un orgasmo femminile nella stanza di fianco, si vantasse delle proprie doti amatorie: così, l’erezione per osmosi).
E non voglio mischiamenti neppure col Terzo Polo, che si è accorto con ritardo imbarazzante (e interessato) di chi fosse davvero Berlusconi e ora è già pronto per recitare la parte ambita del nuovo che indietreggia.
Mi si dirà: eh, ma ora dobbiamo festeggiare. D’accordo: festeggiamo. Certo. Ma non con tutti. Festeggio con chi, ieri e oggi, ha salutato un giorno arrivato troppo tardi: un giorno per cui ha combattuto, sofferto. Festeggio con loro, che conosco e riconosco.
Ma questa redenzione trasversale, questo qualunquismo furbastro, questa esultanza becera e autoassolutoria: mi disturbano. Mi atterriscono.
Non testimoniano una gioia: dimostrano il camaleontismo dell’italiano medio. Attestano l’immortalità di quelli che benpensano, come cantava Frankie Hi-Nrg. E – temo – ribadiscono che non cambierà nulla. Neanche stavolta.
Non le vedete, perché sono incise con l’inchiostro simpatico, ma sono infinite le cicatrici che ha inciso Aldo Raine sulla fronte di molti italiani ora brulicanti in piazza. Sono infinite. Evidenziate dalla Storia, irrilevanti o quasi per il presente.
Della serie perché impegnarsi a scrivere quando qualcuno ha detto benissimo quello che pensi?
(fonte: il Fatto Quotidiano)
mamma li banchieri!
C’è un sacco di gente che ce l’ha con Monti e il governo delle banche. Ora, posso pure essere d’accordo, ma ci siamo già scordati che fino a ieri eravamo guidati da una banda di mentecatti?
Non dico di pagliacci, ladri, mafiosi, troie e opportunisti, dico proprio MENTECATTI.
Io ricordo un MINISTRO DELLA REPUBBLICA, e sottolineerei MINISTRO DELLA REPUBBLICA, che rispondeva ai giornalisti con pernacchie e dito medio (e che si puliva pure il culo con la bandiera), ne ricordo una di sesso opposto ma pari carica che parlava di TUNNEL PER NEUTRINI pagati milioni di euro, ce n’era pure uno che ha montato su un casino perché dei figli di puttana autentici gli avevano pagato la casa di nascosto. Ce n’era un altro che non aveva concorso per il nobel pur di aiutare il suo paese... iniziate a ricordare pure voi, no? E vi ricordate che di questa roba ce n’era ogni giorno. E qui non si tratta di essere ladri, ladro lo era pure Craxi, ma Craxi non avrebbe mai ipotizzato l’esistenza di un TUNNEL FRA GINEVRA E IL GRANSASSO.
Ora, vi ricordo anche che il nostro parlamento ha votato per stabilire se fosse verosimile credere che una zoccola marocchina fosse la nipote di Mubarak, fra le tante cose...
Ecco, e vi lamentate dei banchieri?
E chi ci volevate, quegli altri fenomeni che non sono riusciti a fare opposizione al governo più INDIFENDIBILE dell’occidente? Ecco, bravi.
E quindi ben vengano questi altri. Non staremo sicuramente meglio, tanto il cetriolo si sa bene fra le terga di chi finisce, non credo staremo peggio. Con la differenza che almeno non ci vergogneremo di noi stessi per un po’ di tempo e magari ci renderemo conto che questi non sono i normali, questi sono IL MINIMO INDISPENSABILE.
venerdì 11 novembre 2011
venerdì 4 novembre 2011
venerdì 28 ottobre 2011
venerdì 21 ottobre 2011
giovedì 20 ottobre 2011
Solo 5 giorni
Poi la figura da pera davanti ai black block di tutto il mondo grazie a "er pelliccia". Cioè, capitemi, Ivan Boganov detto "Ivan il Terribile" faceva ben altra impressione. E vabè.
Poi 2 ore di pioggia, in mattinata. Lo canta anche Elio "Il traffico peggiora quando c'è la pioggia e tutti si trasformano in guidatori stanchi, guidatori funky". E' fenomeno noto. Ma sono state due sole ore d'acqua. Il risultato è una città sommersa, con la Pellegrini ad allenarsi lungo il Raccordo, macchine sommergibili, metropolitana in tilt e arterie importanti bloccate. Io per esempio ho impiegato 90 minuti per fare 200 metri. In più ci sono un morto e un disperso.
Alè Manno si dimette, a questo punto, o preferisce attendere le cavallette e la morte dei primogeniti?
venerdì 14 ottobre 2011
martedì 11 ottobre 2011
blow Jobs
Fra le tante cose che m’infastidiscono c’è l’idolatria. Quella verso le entità metafisiche mi disturba, quella verso gli oggetti mi procura orticaria, quella verso altri essere umani tira fuori il peggio di me.
E’ morto Steve Jobs, un grande capitano d’industria, ma questo era. Non era un genio, sapeva prendere lavori di altri, cambiargli colore, e rivenderli con un fiuto raro nell’anticipare tendenze di mercato, con un’opinione di sé smisurata che, assieme ai soldi, gli dava la costanza di perseguire i suoi risultati.
Questo era Jobs. Non un guru, non un maestro, non un vate, non un benefattore. In giro lo stanno paragonando a Leonardo Da Vinci e persino a Gesù Cristo. Fate mente locale: Gesù capitano d’industria.
E poi c’è la storia che lui era l’uomo che vedeva il futuro.
Io il futuro non lo vedo, e non mi piacciono gli esercizi di stile del “ma se non fosse morto?”, però il presente lo vedo e vedo un uomo solo benché OSCENAMENTE ricco, idolatrato da una masnada di sfigati in coda in orari assurdi davanti a dei negozi, pronti a rovesciargli nelle tasche i loro risparmi magna cum copia per gingilli non proprio di prima necessità. Da questo presente che futuro si può evidenziare?
Forse Jobs si vedeva camminare scalzo in un prato, con fiori di loto ad aprirsi al suo passaggio e uccellini a rallegrargli la giornata.
Se dal Gesù storico, quello del peace and love, del padre perdonali, del porgi l’altra guancia, sono venuti fuori cristiani ammazzati al Colosseo, crociate, donne arse vive, inquisizione fino a due guerre mondiali, non oso pensare quale mondo potrebbe costruirsi a partire dalle gesta di questo Cristo contemporaneo. Le premesse non sono delle migliori, Jobs come ogni industriale ha costruito la sua personale fortuna arrampicandosi su pile di cadaveri e soprattutto ai poveri, invece di dare i propri averi, ha dato fabbriche, ce li ha chiusi dentro, e ha fatto loro costruire gingilli per nutrire l’insoddisfazione cronica di una ristretta élite di yuppies fuori tempo massimo.
Un filantropo, un guru, un vate o Gesù Cristo, ho il sospetto avrebbero fatto altro. Persino un uomo che avesse davvero visto il futuro, avrebbe cercato di costruirne uno diverso, invece di sfruttare la sua visione per il proprio tornaconto personale. Ed il fato è davvero beffardo quando tutto il tuo denaro non ti permette di acquistare un altro giorno nel regno dei vivi.
E’ morto Steve Jobs, un grande capitano d’industria, ma questo era. Non era un genio, sapeva prendere lavori di altri, cambiargli colore, e rivenderli con un fiuto raro nell’anticipare tendenze di mercato, con un’opinione di sé smisurata che, assieme ai soldi, gli dava la costanza di perseguire i suoi risultati.
Questo era Jobs. Non un guru, non un maestro, non un vate, non un benefattore. In giro lo stanno paragonando a Leonardo Da Vinci e persino a Gesù Cristo. Fate mente locale: Gesù capitano d’industria.
E poi c’è la storia che lui era l’uomo che vedeva il futuro.
Io il futuro non lo vedo, e non mi piacciono gli esercizi di stile del “ma se non fosse morto?”, però il presente lo vedo e vedo un uomo solo benché OSCENAMENTE ricco, idolatrato da una masnada di sfigati in coda in orari assurdi davanti a dei negozi, pronti a rovesciargli nelle tasche i loro risparmi magna cum copia per gingilli non proprio di prima necessità. Da questo presente che futuro si può evidenziare?
Forse Jobs si vedeva camminare scalzo in un prato, con fiori di loto ad aprirsi al suo passaggio e uccellini a rallegrargli la giornata.
Se dal Gesù storico, quello del peace and love, del padre perdonali, del porgi l’altra guancia, sono venuti fuori cristiani ammazzati al Colosseo, crociate, donne arse vive, inquisizione fino a due guerre mondiali, non oso pensare quale mondo potrebbe costruirsi a partire dalle gesta di questo Cristo contemporaneo. Le premesse non sono delle migliori, Jobs come ogni industriale ha costruito la sua personale fortuna arrampicandosi su pile di cadaveri e soprattutto ai poveri, invece di dare i propri averi, ha dato fabbriche, ce li ha chiusi dentro, e ha fatto loro costruire gingilli per nutrire l’insoddisfazione cronica di una ristretta élite di yuppies fuori tempo massimo.
Un filantropo, un guru, un vate o Gesù Cristo, ho il sospetto avrebbero fatto altro. Persino un uomo che avesse davvero visto il futuro, avrebbe cercato di costruirne uno diverso, invece di sfruttare la sua visione per il proprio tornaconto personale. Ed il fato è davvero beffardo quando tutto il tuo denaro non ti permette di acquistare un altro giorno nel regno dei vivi.
venerdì 7 ottobre 2011
lunedì 3 ottobre 2011
venerdì 30 settembre 2011
martedì 27 settembre 2011
Controsensi
La CEI parla di comportamenti "contrari alla sobrietà richiesta dalla Costituzione” ed tutto giusto. Devono essersi scordati di quando l’otto per mille, l’esenzione dall’ICI, i soldi alle scuole cattoliche e la negazione dei diritti agli omosessuali valevano pur bene sia bestemmie sia puttanieri e divorziati come baluardi dei valori cristiani.
venerdì 23 settembre 2011
martedì 13 settembre 2011
Porcate
C’è tempo sino a fine mese per partecipare alla raccolta firme per un referendum contro la legge elettorale, sì, quella al cui riguardo lo stesso autore (Calderoli) ebbe a dire:
“Un po’ meno orgoglioso sono della legge elettorale che si dovrà riscrivere”. Anzi, a dirla tutta, aggiunge il lumbard, “l’ho scritta io, ma è una porcata fatta volutamente per mettere in difficoltà la destra e la sinistra che devono fare i conti con il popolo che vota”. Fonte TGCom
Rumenta la firma ce l’ha messa, voi fate come vi pare. Però, fatemelo dire, sono tempi in cui non si può più delegare a terzi aspettando che altri facciano le cose per conto nostro. Farsi una passeggiata al centro e mettere una firma non costa nulla, e fa bene al morale e alla salute. Pensa che, fra 20, quando saremo sprofondati irreparabilmente nella cacca, qualcuno più giovane potrebbe chiedervi:
“Ma ai tuoi tempi lo sapevate che stava andando tutto in vacca?”
“Certo”
“E che hai fatto?”
Ecco, a questa domanda potrete rispondere:
- Niente;
- Ho aspettato che qualcuno, al posto mio, si muovesse;
- Nel mio piccolo ho provato a fare qualcosa, ho provato a partecipare, ma c’è andata male.
Non facendo niente le cose continueranno ad andar male. Probabilmente anche facendo le cose andranno male, ma almeno ci si è provato.
Vi tolgo pure tutti gli alibi, qui la mappa per sapere dove e a che ora trovare i banchetti per firmare. Alla peggio andate in comune.
lunedì 12 settembre 2011
Sei una spia
Chi fa la spia non è figlio di Maria non è figlio di Gesù quando muore va laggiù. Questa l’ha coniata di sicuro uno con la coscienza sporca. Oppure uno molto furbo, in fondo Gesù, stando alla tradizione, non aveva né figli né fratelli, quindi tutti siamo spie.
E sia, in fondo nei paesi nordici cosiddetti civili, denunziare i comportamenti scorretti del prossimo è prassi. A Londra sarà capitato di vedere i passeggeri di un bus insultare uno entrato senza biglietto obbligando l’autista a non partire, in Germania il vostro vicino avrà senz’altro denunciato alla polizia le vostre mancanze in fatto di raccolta differenziata e di esempi ce ne sarebbero tanti.
Gli evasori fiscali, è noto, sono la nuova classe nemica beccarli non sarebbe nemmeno complicato ma tant’è. Da oggi però, grazie a un’applicazione per furbofoni (sia Android che Apple), il provato cittadino può concorrere alla creazione di un data base. Si chiama tassa.li, è un programma gratuito. Sei in un negozio, non ti fanno lo scontrino. Lanci l’applicazione, segnali l’importo dell’evasione, la tipologia di attività, e il gps memorizza in un archivio una posizione approssimativa del luogo del delitto.
In questo modo si potranno elaborare statistiche sulla diffusione e l’importo dell’evasione fiscale. La definireste delazione? Io si. E personalmente la farei pure più pesante. Con nomi e cognomi. Poi che siano le autorità a verificare e, in caso, sanzionare (anche il delatore, nel caso ci fosse un abuso).
È risolutivo? No. Però può portare intanto a una maggiore sensibilizzazione del problema, in effetti i dati riportati nella home page di riferimento fanno MOLTO riflettere.
Per saperne di più, sul Fatto Quotidiano o direttamente sul Sito ufficiale.
lunedì 5 settembre 2011
Volatili per diabetici
Io non dico che si doveva votare sempre e per forza a sinistra, ma certo aver dato il voto a QUESTA destra è stata una bella responsabilità.
Citando un amico:
"Questa tragedia sociale è ciò che la gente ha voluto, votando in una certa direzione per anni. Avanti così quindi, e che nessuno di coloro che ha votato di là osi lamentarsi"
E nessuna scusa, anche perché se qualcuno ha davvero creduto alla favola del Presidente Operaio dovrebbe autonomamente chiedere l'interdizione.
giovedì 1 settembre 2011
Mendicante
Sei in metropolitana. Arriva un tizio, evidentemente disturbato. Fra tutti gli utenti della metropolitana sceglie te (e magari di questo ne riparliamo più avanti). Ti si piazza davanti e ti attacca una pippa infinita che devi ascoltarlo attentamente, che è importante, che devi ascoltarlo, che lui è uscito dall’umberto primo, che è stato ricoverata, che devi ascoltarlo attentamente, che lui ha una medicazione da lì a qui e che questo e che quello, quindi se puoi dargli un po’ di soldi.
Vi mettete una mano in tasca, più per levarvelo da davanti che per altro, tirate fuori tutti i vostri averi, ovvero: uno scontrino accartocciato, il biglietto della metro, e una quantità di spicci indefinita fra i 70 centesimi e l’euro e mezzo. Glieli dai tutti. Lui li prende. “tutto qui? non hai altro?” “no” “è un po’ poco!”.
Ecco, a questo punto che avreste fatto?
Io me li sono fatti ridare.
venerdì 12 agosto 2011
Presidio #5
Rumenta spara
quinto e ultimo giorno
Ancora qui. Ma pronto a svignarmela.
E ci si rivede su questi schermi fra un tempo imprecisato, spero meno sudati, spero più ottimisti, sicuramente più poveri.
Lontano da qui, osserverò il mondo mugugnare, sollevarsi contro i potenti, cercare di sfasciare tutti. A quanto pare è l’ossatura stessa del mondo che scricchiola, la società cambia sebbene gli anziani che comandano non riescano ad accorgersene. Saranno sicuramente spazzati tutti via, chi prima e chi dopo, quello che non è dato sapere è quanto sangue, sudore, lacrime e piombo serviranno.
giovedì 11 agosto 2011
Presidio #4
Siamo sempre qui, ancora per poco
quarto giorno
Ancora calma piatta e, per una volta, il cado torna utile. Gli invasori infatti sono istupiditi dalla calura e i loro assalti molto fiacchi.
Fra l’altro, oggi la temperatura è più sopportabile. Il vento freddo ed estremo della serata di ieri s’è portato via l’umido. Oggi è una bella giornata.
C’è gente però che non sa godersele le belle giornate. Anche quando sono in ferie. Sempre in contatto con la torre di controllo. Sempre a chiamare per sapere come vadano le cose. Come se potessero andare in modo diverso. Maniaci del lavoro, perché non lavorate pure per me?
mercoledì 10 agosto 2011
Presidio #3
Rumenta è ancora qui, agguerrito, sul campanile. Scruta e osserva. Mostra il petto al nemico. Nessuno passerà. Nessuno.
Terzo giorno
Nella giornata di ieri niente da segnalare. Niente ha funestato il presidio. A parte il caldo. La terza giornata invece inizia in salita. Troppo cibo, poco sonno. I nemici dell’occidente oggi hanno una grande occasione per far breccia.
Dall’alto della postazione, mi gusto la solita baracconata agostana dello sciopero dei calciatori. Se dovessero indire una manifestazione ci andrebbero in SUV?
martedì 9 agosto 2011
Presidio #2
Mentre il popolo ignaro è in vacanza, pochi coraggiosi eroi presidiano i valori dell’occidente rischiando la vita. Una manciata di cecchini appostati sulla cima di un campanile pronti a respingere orde di odiosi invasori.
La Fabbrica non può fermarsi, pena la distruzione del Paese. Pena il disordine. Pena il ritorno alla barbarie. Rumenta è uno di questi indomiti. Rumenta a guardia della libertà.
Secondo giorno
Ieri ho dovuto sparare ad un invasore. Poi ha fatto caldo. Molto caldo. Troppo caldo. Oggi imbraccio il fucile con indosso calzoni corti e sandali.
Un appunto, soli sul campanile si lavora gran bene. Senza contrattempi, senza distrazioni, con il ritmo che preferisci.
Torno a pattugliare
lunedì 8 agosto 2011
Presidio
Mentre il popolo ignaro è in vacanza, pochi coraggiosi eroi presidiano i valori dell’occidente rischiando la vita. Una manciata di cecchini appostati sulla cima di un campanile pronti a respingere orde di odiosi invasori.
La Fabbrica non può fermarsi, pena la distruzione del Paese. Pena il disordine. Pena il ritorno alla barbarie. Rumenta è uno di questi indomiti. Rumenta a guardia della libertà.
Primo giorno
Fa caldo. C’è traffico. Aria condizionata spenta. Rumore di trapani a percussione. Mole di lavoro normale. Qualcuno, in qualche altra stanza, ride da 30 minuti.
Iniziamo nel peggiore dei modi.
martedì 2 agosto 2011
Rumenta vs Tecnologia Canaglia
Ebbene si. Ho trionfato sulla tecnologia canaglia. Cos’è successo? Il computer non ha più caldo e l’ipod ha ripreso a funzionare. Com’è possibile?
Niente di più facile nel primo caso, è bastato pulire il processore e spalmarci un nuovo strato di pasta termoconduttiva acquistata per 3 euri. Ma entriamo nei dettagli:
La pasta termoconduttiva è una sostanza tipo gomma pane da spalmare su un quadrato di metallo (il processore) che si trova nel computer, più o meno al centro, sotto una ventola gigante. Su TuoTubo è pieno di nerd veri (non imitiativi come il sottoscritto) che la fanno molto semplice. Troppo semplice, in realtà. Perché quella roba gommosa e appiccicaticcia, in quella posizione e con l’ausilio di un bancomat scaduto non è proprio semplice da stendere in uno strato omogeneo sottilissimo. Però alla fine la temperatura s’è abbassata di una cinquantina di gradi. Quindi qualcosa di giusto devo averla pur fatta.
Per l’ipod la spesa è stata maggiore. 18 euro di batteria di ricambio, più 4 euro di attrezzini da scasso. Anche in questo caso, la guida è stato un video su TuoTubo, dove un cinese sociopatico spiega con dovizia di dettagli come smontare il trabiccolo senza far danni. Anche lui la fa leggermente più facile, però in 10 minuti di lavoro e senza sudare l’ipod è tornato in funzione. E senza segni esterni di manomissione.
A questo punto mi sono sentito sprofondato fino alla cintola nel più profondo abisso del nerdismo. Per uscirne, mi sono dato al giardinaggio e al bricolage. Ora, con le mani che puzzano di merda di cavallo e la casa ingombra di pennelli, smalti, stucco e carta vetrata, ho ristabilito le giuste proporzioni. E comunque l’ho messo nel sedere a Steve Jobs.
sabato 23 luglio 2011
tecnologia canaglia #10
Ho un ipod. Ce l’ho da un po’ di anni. Ha sempre funzionato più o meno decentemente, nei limiti imposti da Steve Jobs, ovviamente. Il che vuol dire che funziona solo come dice lui e appena tenti qualcosa di più azzardato inizia un’infinita serie di problemi. Si vedano a titolo esemplificativo i precedenti capitoli.
Da qualche giorno, l’ipod ha smesso di volersi caricare. Lo attacchi al PC, dice che si carica, ma fa finta. Lo attacchi alla basetta, dice che si carica, ma fa finta. Lo attacchi alla corrente, ce lo lasci tutta la notte, dice che si carica, glielo richiedi e lui conferma “Si, si, mi sto a carica’!” e la mattina è scarico esattamente come la sera.
Quindi che fai? Ti attacchi a internet e cerchi una soluzione. Purtroppo, i nerd della mela non sono all’altezza nemmeno di essere definiti tali. Danno risposte da non-nerd: tipo “resetta” oppure “ripristinalo” e, se queste due operazioni non funzionano, c’è la soluzione delle soluzioni che è “vai in un centro assistenza”.
Un nerd che si rispetti non ti direbbe mai di andare in un centro assistenza, al solo pensiero di “centro assistenza” avrebbe attacchi di diarrea e rischierebbe la morte.
Ne consegue che i nerd della mela siano i paria del mondo dei nerd. Molto in fondo nella catena alimentare nerdesca. Forse nel gradino più basso. Utili come un lecca lecca al gusto di merda, tanto per citare qualcuno. E questo, se vogliamo è un po’ una costante del mondo Mela. Un sacco di gente con prodotti stilosi di cui però non sa una fava.
Comunque, proprio come un nerd, ai centri assistenza sono allergico. Li ho sempre trovati luoghi forieri di altri problemi e spesso e volentieri mai in possesso di una soluzione degna di questo nome.
E quindi risolverò da me. Sarò il nerd di me stesso. A presto su questi schermi.
giovedì 21 luglio 2011
Mare e telefonia
Decidi di portarti la macchina fotografica al mare. Decidi di metterti a fare delle foto sul bagnasciuga. Decidi di entrare anche in acqua, con l’acqua sopra al ginocchio per fare altre foto. Un’onda ti bagna il costume. Vi sareste preoccupati? Io no.
Però il telefono, che era nella tasca del costume, è venuto meno. Morto per annegamento. Non c’è stato verso di rianimarlo, farlo resuscitare né cannibalizzarne i pezzi con l’esclusione della sim e della scheda di memoria.
Non è ovviamente un caso di tecnologia canaglia, ma semplicemente un altro caduto che si aggiunge all’ormai lunga lista di cadaveri di cellulari che mi porto dietro.
Ho seppellito 7 telefoni in 11 anni. Alcuni sono crepati di consunzione, altri vittime di incidenti domestici, alcuni sono diventati invalidi.
Percepisco un tremolio di terrore dentro la tasca.
martedì 19 luglio 2011
tecnologia canaglia #9
Ma andiamo con ordine. Perché il caricamento di tali meraviglie si era interrotto? Perché lo scanner aveva smesso di funzionare. Magicamente. Da solo. Facevi partire la scansione e questa si fermava a metà. Dopo mesi di tentativi, prove, installazioni e madonne, l’ormai inutile catafalco era stato regalato (e al nuovo proprietario funziona tutto, canaglia di un trabiccolo!).
Arrivato il nuovo accrocco, messo in funzione il nuovo accrocco (è noto come i tempi di Casa Rumenta siano spesso e volentieri un po’ dilatati), ero pronto a ricominciare la condivisione di tante meraviglie che ristagnano da ormai troppo tempo nei rumentosi cassetti... ma.
Già, perché le storie complicate hanno sempre un “ma”.
Ma il computer ha iniziato a soffrire il caldo. Correggo. Il computer ha NUOVAMENTE iniziato a soffrire il caldo. Si, cari miei, i lettori affezionati fra di voi avranno avuto un deja vu. Già, tutti ricorderanno il capitolo 4 della saga della Tecnologia Canaglia, in data 22 settembre 2008.
Lo scatolone in questione è quasi lo stesso di allora. Quasi perché un pezzo importante fu sostituito, visto il vezzo infame di staccare la corrente alle porte usb ogni tre per due. Comunque, lo scatolone risoffre il caldo, appena lo si accende inizia una folle corsa verso i 100 °C che riesce a toccare nel giro di 10 minuti. Dopo sviene.
Io, ad ogni buon conto, l’ho anche già preso a schiaffi, calci, pugni e insulti. Non è servito a nulla. Nei prossimi giorni tenterò una rianimazione.
mercoledì 8 giugno 2011
Vaffanquorum
Dico a te, a te che non andrai a votare.
A me non interessa cosa tu pensi sia giusto votare, ma è importante il gesto. Perché è importante? Perché questi cazzoni di politici devono smetterla di spendere i TUOI soldi organizzando Referendum in un giorno in cui sanno che TU avrai altro da fare, ad esempio. Perché loro, praticamente, è come se ti prendessero per scemo.
Riflettici. Loro dicono “c’è questa domanda e devi rispondere si o no”, ma io la domanda te la faccio quando sono sicuro che non ci sarai, così è come se avessi detto “no”. Ma tu “no” non l’hai detto, te l’hanno messo in bocca, lo presumono. E’ come se io dicessi “Se oggi non sei in spiaggia allora sei a casa a fare le ammucchiate con gorilla e cani pastori”. Ma tu sei al lavoro. Certo, può esserti funzionale che il mondo pensi che invece ti dai alla zoofilia, ma sarebbe una bugia, no? Sarebbe un po’ un abuso. Sarebbe obbligarti a qualcosa.
Per cui sarebbe bello andare in massa a votare. Anche a votare “NO”. Almeno si darebbe un segnale. Un messaggio. Una cosa tipo “Avete rotto il cazzo, noi a votare ci andiamo. Stronzi. Iniziate a fare le persone serie”. Magari potrebbe essere utile per il futuro. Magari si cambierebbe anche ‘sta legge. Magari si potrebbe rendere più alto il numero di firme da raccogliere per indire il referendum però, una volta raccolte, chi vota decide. Senza quorum e magheggi di sorta.
Insomma, fra andare a votare e non andarci è meglio andare. Ma a votare che? I quesiti sono scritti volutamente in modo incomprensibile e devi votare SI se vuoi dire NO e devi votare NO per dire SI.
In pratica, semplificando, si chiede:
L’acqua dev’essere in mano ai privati?
Chi gestisce l’acqua può applicare la tariffa dell’acqua che vuole?
Le alte cariche dello stato, davanti alla legge, sono come tutti gli altri cittadini?
Vuoi l’energia nucleare?
In realtà, visto che rispondendo NO si dice SI e viceversa, i quesiti vanno modificati in questo modo:
E’ vero che l’acqua non dev’essere in mano ai privati?
E’ vero che non vuoi che i privati facciano le tariffe dell’acqua che vogliono?
E’ vero che non vuoi che le alte cariche dello stato godano di privilegi davanti alla legge?
E’ vero che non vuoi l’energia nucleare?
Ecco, a questo punto SI vuol dire che è tutto vero, NO che vuoi il contrario.
Bene. Io sono per votare SI a tutto.. Per un sacco di motivi. E se vuoi ne parliamo.
Inizio dall’acqua.
Si dice che i privati siano più efficienti. La FIAT ti sembra efficiente? Mi dici quale servizio passato dallo stato al privato è diventato migliore?
Certo, la gestione statale è problematica. Ci sono un sacco di sprechi e di abusi e di incuria, vero. Quando hai le unghie dei piedi sporche, lunghe e orrende che fai? Un pediluvio e un giro di tagliaunghie o ti tagli i piedi e li sostituisci con due comode e indistruttibili protesi in titanio?
No, perché il punto è qui. Non c’è nessuno fra “volere una gestione migliore” e “cedere ai privati”. Il privato non gestisce meglio, il privato trae profitti. Se il tubo dell’acqua ha un buco, il privato fa un semplice calcolo, ovvero, verifica se gli conviene di più riparare il buco o ribaltare il costo dell’acqua persa dal foro sull’utente finale. Spesso e volentieri vince la seconda ipotesi. Al privato non interessa erogare un servizio, ma guadagnare il più possibile e per farlo il primo modo è spendere il meno possibile.
Per chi ha voglia, nel 2006, Report ha dedicato una puntata alla privatizzazione dell’acqua. Consiglio di vederla integralmente, perché si parla di comuni italiani (Arezzo e Latina) che, già nel 2006, avevano ceduto la gestione idrica ai privati. E si vede anche cosa è successo in altre parti del mondo. La trovate qui.
Poi c’è il nucleare.
Del problema ne ho già scritto tempo fa, quindi non mi ripeto. Aggiungerei di dare un’occhiata a quello che ancora sta succedendo a Fukushima.
Qualcuno potrà obiettare che il nucleare è l’unica fonte di energia che bla bla bla. Ricordiamoci sempre che dalla Francia acquistiamo energia praticamente sottocosto (di sicuro meno di quanto costerebbe a noi produrla) e che non sappiamo cosa succederà in futuro. Il risultato di un referendum non è eterno, fra qualche anno potremmo cambiare idea, quando e se cambieranno le condizioni. Per ora teniamoci stretto un primato, siamo arrivati ad abolire il nucleare prima di tanti altri Paesi.
Sulla giustizia.
Ma se D’Alema fosse presidente del consiglio e avesse rubato, non vorreste vederlo davanti a un giudice e, possibilmente, in galera? Io si. Me ne fotto del mandato degli elettori. Chi mi rappresenta non deve solo essere pulito dev’essere anche libero da qualsiasi sospetto. Poi se credi alla storia delle toghe rosse, della magistratura deviata e palle varie... beh, hai perso e fai prima o a fare una rivoluzione seria o ad emigrare.
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