Citazione

lunedì 23 ottobre 2006

racconti metropolitani #7


Sono in fila. Come sempre ho sbagliato i calcoli ma mi convinco che sia tutto un problema di parallasse... la mia NON è la fila più lenta. 4 persone davanti, di cui una con un carrello che sembra debba andare a rimpolpare le scorte del bunker antiatomico.

Mi chiedo se ho scordato niente, niente a parte la lista della spesa dimenticata, tanto per cambiare, a casa. Mi spremo le meningi e cerco di riattivare sinapsi su sinapsi. Provo a far riaffiorare i ricordi casalinghi alla ricerca di quella cosa importantissima che ogni volta scordo di comprare.

Niente. La cassiera, inesorabile, passa tutti i prodotti che trova sotto il lettore ottico. Parla poco. Busta? Carta o bancomat? 20 centesimi non li ha? E io sono lì. In attesa del salvifico cliente successivo, amico plastico che incide sul morale come la campanella dell'ultimo giro nelle corse. Busta? Due. Così bilancio i pesi.

E mentre penso ad altro, solitamente mentre giro la chiave nella toppa, ho l'illuminazione: sono 3 settimane che è finito il sale fino.

Mi concedo un paio di imprecazioni e mi riprometto di ricordarmene alla spesa successiva... mangio sciapo da quasi un mese, una settimana in più che sarà mai?

domenica 15 ottobre 2006

racconti metropolitani #6


Ci sono i muri, quelli spessi, quelli di cemento dove non entrano nemmeno i chiodi. Ci sono anche quelli sottili e ci sono quelli di carta velina.

Vite condivise di alveari umani. Puoi ascoltare i vicini che vanno al bagno, sai se fanno pipì, se la fanno tutta, se hanno lo scaldabagno acceso. Puoi ascoltare programmi televisivi, liti familiari. Puoi sobbalzare per la loro sveglia, per il loro campanello o commuoverti per un messaggio d'addio lasciato nella loro segreteria telefonica. La loro vita l'ascolti e loro ascoltano la tua, una sorta di reality  (horror) show radiofonico.

Saranno i muri sottili o saremo noi troppo rumorosi? E' lecito chiederlo, soprattutto mentre la tipa del piano di sopra, con i tacchi, fa più casino di tutta l'arma rossa in parata. Ma sarà proprio del piano di sopra? I rumori si moltiplicano, camminano, prendono vie inaspettate e scivolano per bui anfratti... ed eccoli tutti insieme, cacofonia olofonica o condivisione globale? 

Mentre cerco di rispondere, vengo a sapere che il bimbo del quarto piano è andato ancora una volta male a scuola.

lunedì 2 ottobre 2006

racconti metropolitani #5


... eppure sono sempre stato fortunato con gli autobus. Questa volta devo aspettare. Il panorama è sconcertante. Macchine che vanno, che suonano, che imprecano, che parcheggiano in un balletto metallico disordinato e dissonante. Gente assorta tra i suoi pensieri, estranei che tra una sbuffata e uno sguardo sconsolato diventano solidali l'un l'altro nell'attesa snervante. Sguardi miopi che si sforzano di guardare all'orizzonte, espressioni affrante al passare degli autobus nell'altra carreggiata, speranze disilluse e infrante al passaggio del numero sbagliato. Quello che passa sempre tranne quella volta che ti serve. Luoghi comuni e leggi di murphy snocciolati come se fossero rare perle di saggezza.

Osservo le donne, sperando in qualche visione che migliori l'umore, ma tra una vecchia zoppa con le sporte e una badante ucraina di 100 chili c'è poco da sperare. Non ho niente da leggere, mi maledico per la dimenticanza mentre sbircio sui giornali altrui, c'è chi non ha nulla da ridire, chi si ritrae, come un bambino che non vuole farti copiare... magari è l'imbarazzo di constatare che un estraneo si fa un'idea di quello che leggi... cronaca rosa, sport, oroscopo. In fine eccolo, impossibile salire, impossibile arginare la folla alla fermata, impazzita, nemmeno fosse la diligenza per il paese dei balocchi. Tecniche e astuzie affinate nel corso degli anni si dimostrano inutili. Ha vinto il carro bestiame. Questa volta è il caso di andare a piedi.