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sabato 23 luglio 2011

tecnologia canaglia #10


Ho un ipod. Ce l’ho da un po’ di anni. Ha sempre funzionato più o meno decentemente, nei limiti imposti da Steve Jobs, ovviamente. Il che vuol dire che funziona solo come dice lui e appena tenti qualcosa di più azzardato inizia un’infinita serie di problemi. Si vedano a titolo esemplificativo i precedenti capitoli. 

Da qualche giorno, l’ipod ha smesso di volersi caricare. Lo attacchi al PC, dice che si carica, ma fa finta. Lo attacchi alla basetta, dice che si carica, ma fa finta. Lo attacchi alla corrente, ce lo lasci tutta la notte, dice che si carica, glielo richiedi e lui conferma “Si, si, mi sto a carica’!” e la mattina è scarico esattamente come la sera.

Quindi che fai? Ti attacchi a internet e cerchi una soluzione. Purtroppo, i nerd della mela non sono all’altezza nemmeno di essere definiti tali. Danno risposte da non-nerd: tipo “resetta” oppure “ripristinalo” e, se queste due operazioni non funzionano, c’è la soluzione delle soluzioni che è “vai in un centro assistenza”.

Un nerd che si rispetti non ti direbbe mai di andare in un centro assistenza, al solo pensiero di “centro assistenza” avrebbe attacchi di diarrea e rischierebbe la morte.

Ne consegue che i nerd della mela siano i paria del mondo dei nerd. Molto in fondo nella catena alimentare nerdesca. Forse nel gradino più basso. Utili come un lecca lecca al gusto di merda, tanto per citare qualcuno. E questo, se vogliamo è un po’ una costante del mondo Mela. Un sacco di gente con prodotti stilosi di cui però non sa una fava.

Comunque, proprio come un nerd, ai centri assistenza sono allergico. Li ho sempre trovati luoghi forieri di altri problemi e spesso e volentieri mai in possesso di una soluzione degna di questo nome.

E quindi risolverò da me. Sarò il nerd di me stesso. A presto su questi schermi.

giovedì 21 luglio 2011

Mare e telefonia


.... e 7

Decidi di portarti la macchina fotografica al mare. Decidi di metterti a fare delle foto sul bagnasciuga. Decidi di entrare anche in acqua, con l’acqua sopra al ginocchio per fare altre foto. Un’onda ti bagna il costume. Vi sareste preoccupati? Io no.

Però il telefono, che era nella tasca del costume, è venuto meno. Morto per annegamento. Non c’è stato verso di rianimarlo, farlo resuscitare né cannibalizzarne i pezzi con l’esclusione della sim e della scheda di memoria.

Non è ovviamente un caso di tecnologia canaglia, ma semplicemente un altro caduto che si aggiunge all’ormai lunga lista di cadaveri di cellulari che mi porto dietro.

Ho seppellito 7 telefoni in 11 anni. Alcuni sono crepati di consunzione, altri vittime di incidenti domestici, alcuni sono diventati invalidi.

Percepisco un tremolio di terrore dentro la tasca.

martedì 19 luglio 2011

tecnologia canaglia #9


Avevo promesso cartoline brutte. Avevo.

Ma andiamo con ordine. Perché il caricamento di tali meraviglie si era interrotto? Perché lo scanner aveva smesso di funzionare. Magicamente. Da solo. Facevi partire la scansione e questa si fermava a metà. Dopo mesi di tentativi, prove, installazioni e madonne, l’ormai inutile catafalco era stato regalato (e al nuovo proprietario funziona tutto, canaglia di un trabiccolo!).

Arrivato il nuovo accrocco, messo in funzione il nuovo accrocco (è noto come i tempi di Casa Rumenta siano spesso e volentieri un po’ dilatati), ero pronto a ricominciare la condivisione di tante meraviglie che ristagnano da ormai troppo tempo nei rumentosi cassetti... ma.

Già, perché le storie complicate hanno sempre un “ma”.

Ma il computer ha iniziato a soffrire il caldo. Correggo. Il computer ha NUOVAMENTE iniziato a soffrire il caldo. Si, cari miei, i lettori affezionati fra di voi avranno avuto un deja vu. Già, tutti ricorderanno il capitolo 4 della saga della Tecnologia Canaglia, in data 22 settembre 2008.

Lo scatolone in questione è quasi lo stesso di allora. Quasi perché un pezzo importante fu sostituito, visto il vezzo infame di staccare la corrente alle porte usb ogni tre per due. Comunque, lo scatolone risoffre il caldo, appena lo si accende inizia una folle corsa verso i 100 °C che riesce a toccare nel giro di 10 minuti. Dopo sviene.

Io, ad ogni buon conto, l’ho anche già preso a schiaffi, calci, pugni e insulti. Non è servito a nulla. Nei prossimi giorni tenterò una rianimazione.