E alla fine l’ho visto anch’io. La gente non va talmente più al cinema che non ho trovato un buco libero fino a ieri. Se questo è un settore in crisi, da grande voglio esserlo io, un settore in crisi.
Inizio dalla fine? Inizio dalla fine. Avatar è un film divertente. Meno divertente di Die Hard (il numero sceglietevelo voi), più divertente di G.I. Joe. Si, perché il settore in cui si inserisce è quello del film d’azione con cervello spento.
Divertente ma niente di più. Il film in sé non mi ha coinvolto più di tanto, e questo non è dovuto alla trama, è dovuto a... non saprei. Mi hanno coinvolto cose peggiori, in fondo, ma Avatar no. Sono rimasto abbastanza freddo financo all’abbattimento dell’alberocasa e alla morte di diversi coprotagonisti. Sapevo già come finiva, non perché me l’avevano detto, ma perché lo capisci dalla prima scena... e sei sei proprio lento la seconda e la terza ribadiscono il concetto.
Era ovvio che sarebbe finito bene, mi direte, si, ok, quello lo so, il punto è che la storia, e lo hanno già detto tutti, è già vista e già sentita. Ma forse i tutti non lo hanno detto abbastanza forte, è DAVVERO tutto già visto, tanto che si potrebbe parlare di un remake di Balla coi Lupi ambientato nel villaggio dei Puffi giganti. Se BcL non basta, c’è anche l’Ultimo Samurai, quello dove Tommaso Cruise, da nemico del Sol Levante, finisce per diventare più giapponese dei Giapponesi stessi crepando per mano dei suoi ex compari di avventura.
Il protagonista è un soldato infelice sbattuto ai confini dell’impero (hey, esattamente come Gavino Costner e Tommaso Cruise!) entra in contatto con il nemico e mentre lo studia per capire come batterlo se ne innamora, seduce la femmina numero uno, ovvero la promessa sposa del guerriero più tamarro (Gavino seduce la moglie dell’amico, morto, del guerriero più tamarro e lo stesso fa Tommaso Cruise) col quale poi diventa culo e camicia esclusivamente dopo avergli fatto vedere di saper pisciare più lontano di quanto ogni alieno si mai stato in grado di fare (curiosamente Gavino e Tommaso fanno lo stesso). In mezzo c’è il momento della verità, in cui l’eroe si trova prima a cavallo fra due mondi, poi scacciato da entrambi.
Avete ragione, tutte le storie, alla fin fine, sono banali e sciape. Il sale sta nel modo in cui vengono raccontate. Giustissimo, verissimo, bravi. Purtroppo Avatar è narrato nel modo più canonico possibile. Aggiungete la totale assenza di giochi di regia e un montaggio per nulla innovativo e la frittata è fatta. Storia piatta, personaggi piatti, regia piatta.
Resta il Treddì. Il Treddì è fico. Cioè, c’è una scena dove, in mezzo a una sala riunioni spaziali, c’è il batterista dei metallica che gioca a golf (!) e la pallina sembra venirti addosso. Hey, ma non siamo a Gardaland, me ne frego degli effetti (telefonati) messi lì esclusivamente per farti dire “wow sembra di essere in una cazzo di buca da golf”! Me ne frego. Le uniche inquadrature che ho trovato notevoli sono quelle dove si guardano i soggetti dietro ai vetri (finestrini, finestre o altro) e in cui l’effetto del Treddì regala qualcosa di speciale. Cameron questo lo sapeva e ne ha stra abusato, purtroppo. Stringendo, il Treddì è bello, ma non è sufficiente a risollevare il film.
E gli effetti speciali? Probabilmente il meglio di quanto mai visto fino ad oggi. L’interazione fra reale e virtuale è praticamente perfetta, punto e basta. Sembra tutto talmente vero che se si scoprisse che Cameron ha girato tutto su una luna di Giove usando attori alieni e attori veri io ci potrei pure credere. Ovviamente non basta a fare un film.
Perché tutta questa pippa? Perché Avatar mi era stato venduto come un nuovo inizio, un po’ come quello che fu Guerre Stellari a suo tempo. In realtà non è nulla di tutto ciò, è un blockbuster con tutto quello che ci si può aspettare e niente di più. Tecnicamente eccelso, ma non c’è un passo da gigante in avanti così come si millanta. Per esempio, Jackson con tutte le sue comparse digitali nel Signore degli Anelli ha fatto qualcosa che non s’era mai visto (e che dopo s’è visto fin troppo). Cameron invece si limita a migliorare il tiro degli esperimenti di Zemeckis & co, ne migliora di molto la resa, ma non crea niente di nuovo.
Concludendo, se Due Palle Coi Puffi v’è piaciuto, tanto meglio per voi, ma non spacciatemelo più per ciò che non è.