Citazione

mercoledì 30 giugno 2010

tedeschi


Non ero troppo piccolo, avrò avuto 11-12 anni. Era settembre, tempo di vendemmia e proprio durante una bella giornata di raccolta delle uve si sono svolti i fatti che sto per narrarvi. Il luogo del misfatto è Monte Compatri, amena locali dei castelli romani, nello specifico la vigna del mio amico Gigante.

In realtà, la vigna era del papà di Gigante e ogni periodo di vendemmia era usanza, per diversi amici di famiglia, partecipare al rito agreste. Un bel pomeriggio all’aria aperta, cesoie, tanto sporco, una bella pasta aglio e olio e tante risate.

Ai bambini, categoria in cui eravamo fortunatamente ancora inseriti, non era richiesto molto, dare una mano se volevano ma, tendenzialmente, stare fuori dalle balle e creare meno problemi possibile. I bambini, normalmente, partecipavano alla vendemmia per i primi 30-60 minuti, poi, esaurita l’eccitazione per la novità, si dedicavano ad altro.

Quella volta eravamo solo in 4: Gigante, io e i due tedeschi. I tedeschi non erano davvero tali, non avevano nulla a che fare con la Germania, non erano nemmeno biondi, alti o con gli occhi azzurri. Erano soprannominati tedeschi per il loro fastidioso ordine. Sempre precisi, bravi, educati e sostanzialmente molto pallosi. Il fatto che la madre di Gigante e la mia non facessero che lodarli ce li rendeva ancora più invisi.

Comunque sia, ci troviamo in 4 ragazzini in mezzo a una vendemmia. Stufi ai di raccogliere grappoli sia di discorsi alti, come ad esempio la macroeconomia socialista del villaggio dei Puffi. Che facciamo allora? Giochiamo e il gioco va avanti, cresce, si nutre di sé stesso, finché i tedeschi, ispirati da qualcosa, non hanno un’idea geniale: “facciamo la guerra con l’uva!”.

A quel punto è tutto finito. Iniziamo a tirarci addosso prima gli acini, poi i grappoli interi, stufi di dover prendere la mira ci lanciamo in assalti suicidi, tutti contro tutti, con tuffi in trincea, salti e recuperi. Un divertimento senza fine. Un divertimento senza fine ed igienicamente esecrabile.

Al momento della chiamata all’appello per tornare alle nostre vite, ci presentiamo lerci come solo dei cani bagnati che corrono e si rotolano nella sabbia possono diventare o, se preferite, solo come dei bambini in campagna possono ridursi.

Sorvolo sugli insulti dei rispettivi genitori, sappiate che furono maggiorati per me e Gigante perché rei di aver condotto anche i tedeschi verso la perdizione. Abbiamo anche provato una linea difensiva, solida come solo la verità può esserlo dicendo “Ma è stata una loro idea!”. Siamo stati anche chiamati bugiardi. Ricordo un viaggio di ritorno immerso in un mostruoso silenzio, seduto immobile sul sedile posteriore di una Fiat 132 avvolto, per l’occasione, in fogli di giornale.

Diverso tempo e insulti dopo, sentii la mamma di Gigante raccontare alla mia “Lo sai che alla vendemmia, l’idea di quel gioco così l’avevano avuta sul serio i tedeschi? Rumenta e Gigante non c’entravano niente... chi l’avrebbe mai detto!”.

lunedì 14 giugno 2010

avventura a venezia


Ancora una volta a spasso per Venezia con la volontà di evitare i soliti posti. In una calle a caso, veniamo apostrofati da una signora anziani:
“Andate a San Marco?”
“No.”
“Ah... perché se andate di là vi perdete e fate un giro lunghissimo... di qua fate prima”
“Bene, ma noi non stiamo andando a San Marco, ci piace perderci e vedere parti nuove della città”
“Bravi! Anzi, già che ci siete, venite a vedere il mio campo... venite... è qui dietro... c’è la casa del boia. Non c’è scritto da nessuna parte, ma è bella”

La seguiamo fino a una piazzetta carina, ma niente di più, con due palazzoni alti e scrostati oltre l’accettabile e una casetta a un piano rosa. La casetta rosa è la presunta casa del boia.

“Io abito qui” dice la signora indicando uno dei due palazzi scrostati. “Ieri c’erano due francesi che hanno detto ‘io qui non ci abiterei mai’ allora mi sono arrabbiata, perché a Venezia non puoi giudicare dall’esterno... poi voi mi sembrate bravi ragazzi... volete vedere una vera casa Veneziana? Venite su, vi faccio vedere casa mia!”

Noi l’abbiamo seguita, pensando a come affrontare gli energumeni malintenzionati che sicuramente avremmo trovato dietro la porta.

Si apre il portone, un pozzo del 1300 lì, in bella mostra di sé, nella tromba delle scale. Saliamo le scale, la signora ci apre la porta. Niente energumeni ma una casa enorme, con un salone con doppia finestra gigante con affaccio sul Canal Grande e affresco del 1200 (a detta della signora) su una parete.

E niente energumeni.

venerdì 4 giugno 2010

civiltà


Non è per portare sempre tutto al livello dei visceri, ma voi barattereste un ottimo piatto di lasagne, la carbonara, il prosciutto crudo, la fiorentina, la ‘nduja, la pizza, i maritozzi con la panna, la caponata o le zucchine ripiene con la civiltà?

Ci avete fatto caso? Più aumenta il grado di civiltà di una nazione più si perde il gusto di mangiare roba invitante, sana, nutriente e soprattutto assai buona al gusto e varia nei sapori.

Che ne so, Olanda e Scandinavia sono delle zone comunemente indicate come estremamente civili, dove tutti osservano le regole, pagano le tasse e si fermano al semaforo rosso... ma poi vai a vedere cos’hanno nel piatto quando si siedono a tavola e scopri che mangiano quasi esclusivamente dei pezzi informi di materia organica anfibia.

E non prendetemi come il solito italo-centrico convinto che la cucina italiana sia la più buona del mondo, perché il discorso si estende a tutto il bacino del mediterraneo. Grecia, Portogallo (che è Mediteranneo dentro), Turchia, Nord Africa e anche la Spagna... che ci prova pure a far vedere che civiltà può far rima con godersi i piaceri della vita, ma i risultati non sembrano arrivare visto che rischia di finire come la Grecia prima di noi. Fa eccezione solo la Francia. Forse perché non è un Paese esclusivamente mediterraneo o magari sarà l’acqua, ma, in effetti, la testa al re, in Europa, sono gli unici ad averla tagliata. Forse perché, sono diventati nazione prima di tanti o perché non hanno mai subito una dittatura una dittatura (come Spagna, Portogallo, Grecia e Italia) o semplicemente perché un’eccezione serve sempre.

Quindi rassegnatevi, per essere un paese civile non occorre altro che un tempo orrendo e un cibo infame (o essere francesi).

Voi fareste a cambio?

martedì 1 giugno 2010

Breaking News


Ultimamente (beh, nemmeno troppo) ci sono state un po’ di notizie che mi hanno colpito. 

Fresca fresca, c’è questa storia dei commando israeliani che vanno a sparare a quelli che portano aiuti umanitari ai Palestinesi. Se una cosa del genere l’avesse fatta uno stato canaglia, tipo la Corea del Nord l’avrebbero immediatamente (e condivisibilmente) nuclearizzata.
Israele, al solito, se la caverà al più sopportando per un po’ di tempo il dito di sdegno dell’occidente e qualche autobomba dall’oriente. Ma forse vogliono solo misurare l’ampiezza del loro raggio d’azione, visto che con Piombo Fuso pensavano di averla fatta grossa ma, alla fine, nessuno gliel’ha fatto pesare se non qualcuno senza voce in capitolo.

Poi ho letto di una pornostar arrestata per atti osceni. Se volete discutiamo pure del concetto di “atto osceno” ma alla fin fine una pornostella è una che campa facendo vedere la patata e insinuandosi oggetti tubiformi in materiali più o meno biocompatibili all’interno di uno o più orifizi. Insomma, diciamo che è proprio una prerogativa del suo lavoro, quella di compiere atti osceni. Un po’ come il Papa e Berlusconi sono obbligati dal loro ruolo ad abusare della credulità popolare. Anche questo è reato ma è meno divertente dell’atto osceno.
Il problema vero della pornostar è che in quel locale pare ci fossero minorenni che pare l’abbiano pure toccata (e vorrei ben vedere!), cosa ci facessero lì i due minorenni non è dato sapere. Sequestro di persona? 

Diverso tempo fa ho invece letto dell’espulsione di 9 pericolosi terroristi. Bene, bravi, bis. Cioè, pur fidandosi su questa manifesta pericolosità, ma siamo proprio sicuri che l’espulsione sia proprio la soluzione migliore?
Vi faccio un esempio. Torno a casa. Vado in salotto e ci trovo una belva feroce, tipo un orso, un gorilla, un diavolo della Tasmania o un tirannosauro che ha già rotto tutto il divano. Allora mi attacco al telefono. Chiamo l’accalappia animali feroci. Lui arriva. Lo cattura col suo super retino e poi lo lascia fuori dalla porta di casa. Libero. Io non mi sentirei sicuro.

Poi c’è la manovra economica del Governo del Fare che non ci avrebbe mai messo le mani nelle tasche ché questa era prerogativa dei comunisti sempre assetati di tasse e denari e nemici della libertà e della libera iniziativa e bla bla bla.