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martedì 22 maggio 2012

Ciclorumentismi #4


la fossa

E doveva capitare prima o poi la foratura. Tornavo a casa in tutta serenità, tutto contento del miglioramento dei tempi di viaggio e mi stavo godendo il tragitto. Strada in discesa, alcune foglie, vado dritto. BUM. Una mina incredibile, per urto e rumore, con la ruota posteriore. Sotto le foglie c’era una buca infame schivata non so come con la ruota davanti.

Vado comunque avanti, finché non sento poca stabilità, controllo: ruota dietro a terra.

E qui viene il bello. Prima di prendere la bici mi ero già munito di camere d’aria antibuco. Sono delle camere d’aria con un liquame dentro che, in caso di foratura o rottura, sbrodola e secca, così da tappare la falla. Le avevo montate? No. Perché? Perché temporeggiavo, non sapendo bene la procedura di smontaggio della ruota posteriore, aggravata, fra l’altro, dalla presenza di un cambio interno al mozzo. Mi sono quindi maledetto. 

Provo comunque, in fondo ho un po’ di attrezzi dietro, fra cui le chiavi per smontare la ruota e i cerotti per la camera d’aria. Non ho la chiave per togliere il cambio. Decido di chiedere aiuto alla tecnologia (canaglia infame meretrice), il gps mi dice che un km e mezzo di distanza c’è una rivendita/riparazione bici. Orbene, a piedi, con mezzo al seguito, mi faccio questo chilometro abbondante in salita per scoprire che il gps aveva mentito. Torno indietro non prima di essermela presa con alcuni santi patroni. Penso alla soluzione finale, ovvero lasciare la bici per riprenderla il giorno dopo. Ci sono però due problemi:


  • Non mi sono guadagnato il favore degli dei, quindi la possibilità di trovare 2 o anche 3 biciclette al ritorno è altissimo;
  • Ho lasciato il fondamentale lucchetto ad arco a casa, non aveva voglia di uscire e l’ho accontentato, me stolto.


Non posso farmi 6 km con ruota forata al seguito, è tardi, ho fame e ho paura di danneggiare lo pneumatico e/o il cerchio.

Vado avanti per un po’ e poi decido di lasciare la bici all’Auditorium, in mezzo a bici cadavere, tornare in bus. Per tornare subito di corsa in macchina e portarmi via il mezzo invalido.

Tutto secondo i piani, a parte che infilare quell’affare in macchina non è stata impresa banale.

Per fortuna non pioveva. E faceva caldo.

La morale è che ho montato la camera d’aria anti buco, imparato e regolare il cambio, i freni e a sostituire una ruota a tempi da pit stop di formula 1 (pare vero!)

martedì 15 maggio 2012

Il Gioiellino (Andrea Molaioli)

La storia della Parmalat, crack compreso. Sorprese? Non proprio. Ben fatto? Si. Ben recitato? Si. Sono contento di averlo visto? Si. Lo rivedrei? No.

giovedì 10 maggio 2012

Ciclorumentismi #3


Bike 2 Work

Ancora vivo. E già. Non è facile disfarsi di Rumenta. Ineffetti l’entropia gioca tutta a mio esclusivo vantaggio. La Rumenta vi sommergerà. Inesorabile. E questo nonostante:
  1. anziani al volante
  2. macchine in doppia fila
  3. sudamericani che traslocano a piedi
  4. tassinari in retromarcia contromano come se non ci fosse un domani
  5. bambini sui pattini
  6. anziani a piedi

Ovviamente la combo mortale sono gli anziani al volante in doppiafila contromano che aiutano dei bambini sudamericani sui pattini a traslocare.

E poi c’è il settimo ostacolo:

il cambio.

Già, perché il cambio è rotto. 3 marce. Non ne funge una. Che è quella di mezzo, ovvero quella di cui abuserei al ritorno che è in salita ma non tanto salita salita da andare in prima è più in salita e basta che andrei di seconda. Ma non ho la seconda. E non vi racconto niente perché è sicuramente argomento per una nuova puntata di “tecnologia canaglia” (attendere prego).

Veniamo però al punto importante, perché c’è qualcosa di quasi nuovo di cui parlare: oggi s’è partecipato al Bike 2 Work Day (e se non sapete cosa sia vuole dire che non avete il post di ieri e quindi non vi voglio bene). E non ditemi che potevo avvertirvi prima di questa “bella iniziativa sportiva”, perché prima non sapevo quasi che mi sarebbe venuta la scimmia, che mi sarei preso una bici e che avrei partecipato io stesso medesimo a siffatto evento.

Orbene, per l’occasione ho invaso un forum, ho preso appunti e alla fine ho avuto il mio primo cilcoappuntamente al buio. Con un uomo. In bici. E l’uomo aveva degli adesivini di Ikea sul casco. E insomma partiamo fiero e spedito (lui) e passo incerto (io) convinti di incrociare autentiche orge di ciclisti, ammucchiate da competizione sulle due ruote. E invece nessuno. Con l’esclusione di un nutrita banda di una decina di velocipedi in cui ci siamo imbattuti ai Parioli.

Di conseguenza non saprei dire se l’iniziativa sia riuscita o non lo sia. Di sicuro c’è chi è andato al lavoro in bici e forse un esempio tutti i giorni vale più di mille iniziative.

mercoledì 9 maggio 2012

Bike To Work Day 2012

Domani c’è il Bike To Work Day, ovvero il giorno dove un sacco di loschi figuri si impegneranno ad andare al lavoro in bici e a fare promozione in tal senso.

Oggi ho sfidato il traffico e il genio architettonico della capitale e sono andato in ufficio. È andata gran bene. Mi sono divertito, ho visto panorami della capitale inconsueti e mi sono sentito bene. Ecco, si, questa è la parte più bella. Sentirsi bene. E rendersi finalmente e al di là di ogni dubbio che SI PUO’ FARE.

Arrivato in ufficio mi sono lavato l’ascella (la destra) e mi sono cambiato. Lusso.

Quindi, se avete curiosità e/o ve la volete rischiare qui trovate tutte le informazioni sull’iniziativa.

A presto per altri dettagli.

martedì 8 maggio 2012

World Invasion (Jonathan Liebesman)

E io che speravo in un’ottusa mazzingata spara spara bumba bumba per passare una mattina di influenza. Invece no. Non è un film di sola ottusità militaresca americana, c’è dell’altro, oltre ai retorici soldati che devono ammazzare quanti più invasori dello spazio possibile ed è anche reso con una certa eleganza. Insomma, m’è garbato.

Ciclorumentismi #2


Looisona

Ritirata la bici. Tutto bellissimo. A parte la sensazione di inabilità. 20 anni, più o meno, senza mettere le chiappe su un sellino un po’ si sentono. Una volta imparato a pedalare senza rotelle non te lo scordi. Sarà che è forse l’evento più violento e traumatico della vita di ogni maschio. Ricordo in proposito il babbo che mi lanciava per il corridoio di casa. Avevo una saltafossi gialla ereditata da una sorta di cugino collaterale di grado incalcolabile. E il pavimento in marmo. Marmo bianco. Molto elegante. Duro. Ma duro duro duro. E se non finivo sul pavimento mi spalmavo prima su una parete, su un termosifone o sulla robustissima porta d’ingresso. Il corridoio era largo, a prendere bene le distanze potevo pure fare inversione senza togliere i piedi dai padali. Ma io non ci sapevo andare.

E insomma, chi se lo scorda più? Quello che viene meno è l’attenzione al mondo esterno. Ti senti inadatto e pure un po’ ridicolo, lì, abbarbicato su quel trabiccolo mentre vedi sfrecciare automobili mortifere tutto intorno a te.

Allora sono tornato a casa col treno. Mi hanno pure controllato il biglietto. A me e a Looisa. Looisa o Looisona è la bici, non pensate cose strane. E comunque, poi, furtivamente, approfittando della calma postprandiale del sabato, ho fatto il mio benedetto giro di prova. 

La prima sensazione è di libertà. Vuoi andare in un posto? In poche pedalate arrivi dove non eri mai giunto prima. La curiosità e l’improvvisazione prendono il sopravvento. Mi sono ritrovato a sfrecciate come il falco della strada per strade mai percorse fermato solo da vicoli ciechi.

Il giorno dopo ho unito l’utile al dilettevole e sono andato al supermercato. Ganzo. Molto ganzo. Anche se il sensazione di precarietà ancora un po’ permane. Ed è stato anche il battesimo di Looisona con la pioggia.

Il prossimo step è abbandonare ogni indugio, lanciarsi a capofitto nel traffico e affrontare il viaggio per l’ufficio. Se non avrete più notizie di me sappiate che vi ho voluto bene. Forse.

lunedì 7 maggio 2012

Ciclorumentismi


Prologo

Ed eccoci. Invece di fare progetti ambiziosi, cambi drastici di vita, città, lavoro, continente e pianeta, il Vostro prova ad elevarsi dalla sua misera quotidianità iniziando a cambiare il suo stile di vita.

Pensare a passi giganteschi e drastici fa bene. Puoi crogiolarti nella speranza che un giorno riuscirai a vivere meglio fornendoti contemporaneamente tutti gli alibi del mondo per giustificare la tua passività. In sintesi, difficilmente portano a qualcosa di concreto, mai se avete il carattere di Rumenta.

Quindi serve l’inversione di tendenza, si deve intervenire nel piccolo, nel quotidiano, levarsi i sassolini dalle scarpe e poi magari tanti sassolini faranno la frana.

Il primo sassolino è la schiavitù della macchina. Vuoi perché stare in quel barattolo in mezzo ad altri barattoli mi è sempre più odioso, vuoi che spostare quel barattolo costa sempre di più, vuoi che in fondo non ti piace impestare l’aria più del necessario e vuoi altre cosette. La soluzione è convertirsi alla bici.

Bene. Ma nella pratica? I dubbi son tanti. Si parte dalla paura di non arrivare vivi al tramonto, di non farcela più fisicamente perché il passato da sportivo è, appunto, passato. Passato che si appresta a diventare remoto. E poi le salite, eppoi la strada è lunga, eppoi magari dopo un mese di affanni abbandoni tutto, eppoi eppoi eppoi.

Ma poi l’amico furioso orobico mi inietta una bella dose d’invidia. Lui prende la bici e ci va a prendere il treno. E tutto pimpante. E anche il collega Marsigilese, più o meno nello stesso periodo, mi racconta della sua gioia ciclabile. E anche lui è tutto pimpante. Io invece mi sento un rudere abbandonato in un fosso. Con maniglie dell’amore che se non sto attento diventano un maniglione anti panico.

E allora faccio una mini ricerca, scopro che esistono le bici elettroassistite... cioè, lo sapevo già che esisteva, ma non sapevo fossero roba gagliarda e davvero funzionante. Scopro anche che, alla fine, il mio tragitto casa-lavoro-casa proibitivo coi mezzi pubblici diventa fattibilissimo in bici. Incredibile, e alla faccia del sindaco, per il 90% su pista ciclabile. Ecco quindi che paura, alibi e timori iniziano a cadere, la pulce nell’orecchio lavora e anche la scimmia sulla spalla urla per benino.

Infine il passo decisivo, si ordina la bici, si continua a studiare, si acquista un minimo di attrezzatura e si attende.