Citazione

giovedì 28 aprile 2011

pericolo costante


L’uomo con cappello al volante è pernicioso. È noto. L’altro giorno mi sono scontrato con una specie di insidia automobilistica per me nuova: la donna con cappello.

Potrei parlarvi di andatura a zig zag, di velocità demenzialmente inferiore ai limiti consentiti, della capacità di occupare tutta la carreggiata nonostante le esigue dimensioni del veicolo, dei fari spenti, delle frecce nuovissime mai adoperate, delle frenate-accelerate (nei limiti di quei 25km/h) ad ogni modifica del tragitto (curve, dossi, gallerie, luci, ombre, ...). Potrei addirittura (pensate!) parlarvi del triangolino di giacca che usciva dalla portiera. Potrei raccontarvi di tutto questo, ma non lo farò. Non mortificherò la potenza della vostra immaginazione.

venerdì 22 aprile 2011

ragguardevoli c@$$! Miei #2


Qualche giorno fa mi ha telefonato Sotrniz, la furia orobica, fatto questo che riempirà di gioia molti di voi. Quella con Sotrniz è un’amicizia nata per sbaglio, in rete ma prima che questa esistesse, in quel periodo confuso e felice che sono stati gli anni ante-cronaca internettiani.

Ma questo c’entra poco. O meglio. C’entra tanto, ma poco con quello che vorrei riuscire a dire. Sempre che ci riesca perché oggi sono più in vena di distrazioni del solito.

Sarà che già soffro di una certa antipatia per il telefono, sarà che “orobicità” non fa rima con “espansività”, ma le telefonate con Sotrniz mi stanno scomode come un paio di mutande mie ma usate da qualche sconosciuto per una lunga passeggiata in montagna.

Il punto fondamentale qual è? Che l’amicizia con Sotrniz è nata per iscritto. Cresciuta per iscritto. Rafforzata dal vivo. Il telefono, per le nostre comunicazioni, non lo abbiamo praticamente mai usato, ricordo non più di 4 telefonate in quasi vent’anni. E quindi? E quindi parlarci al telefono è strano. Sotrniz, per me, è un’intelligenza (ahahahah) che si manifesta come testo scritto o come persona reale, a colori. Non come voce ultramondana.

La cornetta è castrante e, fra i surrogati della persona in carne ed ossa, è quello che davvero sopporto meno. E non so perché. Ma il punto vero è che il medium con cui conosci una persona vincola il modo di rapportarti con questa. Che non è una regola universale, ma di sicuro vale per me. E forse è per questo che il telefono mi è inviso. Io non ho conosciuto nessuno per telefono, né dovuto coltivare queste amicizia telefonicamente. il telefono non è mai stato un mezzo di comunicazione a me fondamentale. E’ un qualcosa che serve per brevi comunicazioni di servizio, tipo “sono in ritardo”, “cala la pasta”, “ricordati di fare questo”, “ci vediamo?”. Stop. Quindi la voce non mi basta come surrogato. Voglio il pacchetto completo o almeno la parte più cerebrale del soggetto, priva di ogni vincolo, remora e vergogna.

Al telefono con la Furia mi sento quasi in imbarazzo. E a questo si aggiungono problemi di linea, rumori bianchi, effetti larsen e altre porcate. Tutto concorre a rendere la conversazione difficoltosa e, soprattutto, la mantiene a un livello estremamente superficiale. Non a livello di “che tempo fa lì, qui piove, eh la primavera lo fa!” ma poco ci manca. E questo è triste. È come fermarsi davanti alla vetrina di un ristornate, affamati, guardare quelli che mangiano e non poter entrare. In effetti, a pensarci bene, mi capita con un sacco di gente. E mi capita anche quella cosa del ristorante.

E poi mi fanno orrore le pause, al telefono. Quei momenti di silenzio in cui non sai se c’è qualcuno che ti ascolta. Che sei da solo con tutto l’universo infilato in un orecchio e ti senti piccolo, misero e in balia degli elementi.

P.s. per Sotrniz. Che non ti venga in mente di non chiamare più!

giovedì 21 aprile 2011

Gerontocrazia


In Gerontocrazia, gli Area, dopo una ninna nanna greca d’introduzione, cantavano:

Col potere delle cose posso avere la tua vita controllata e si chiama libertà.
L'esperienza quotidiana del terrore
ti lascia, soltanto, me.
La violenza consumata nell'amore
ti spinge, incontro, a me.
Se tu guardi nel passato troverai 
tutto quanto stabilito e si chiama verità.
Senza storia né memoria lascia che io scriva i passi, tuoi.
Vivi in pace la tua vita non pensare e sogna felicità.
Guarda nel passato troverai tutto quanto stabilito e si chiama libertà.
Senza storia né memoria lascia che io scriva i passi tuoi.
Vivi in pace la tua vita non pensare e sogna felicità.

Confalonieri, fonte Punto Informatico, fa sapere che su Internet regna la totale assenza di regole e di controlli” mentre nel mercato televisivo “vi è una pesante ingerenza degli organi di regolamentazione”. 
Questo, spiega il vertice di Mediaset tornando su un argomento caro alla sua azienda come dimostrano una serie di cause intentate nei confronti di colossi della rete, genererebbe"un'asimmetria molto dannosa" che rischia di compromettere seriamente tutto quello che ha a che fare con la "creazione intellettuale, i contenuti originali e il copyright". 
(...)
Per il Presidente di Mediaset sono ben chiari anche gli obiettivi di brevissimo periodo, con particolare attenzione all'asta della banda da 800 Mhz, e per cui l'Europa ha prescritto l'assegnazione agli operatori di telefonia mobile: afferma esserci "un'incomprensibile politica di favore verso il mondo delle telecomunicazioni e a scapito del mondo di noi televisivi"

È evidente a tutti come questi anziani (Confalonieri è del 37), allergici come sono alla pensione e incapaci di dedicare il loro tempo a giardinetti, passeggiate, bocciofile, nipotini, viaggi e cardiologi, ci abbiano sputtanato il presente e siano a buon punto pure col futuro. Anche perché far prendere decisioni sul futuro a uno che non lo vedrà, né è in grado di comprenderlo è un po’ da fessi, o no?

Rumenta promuove una campagna di rottamazione degli over 65 ancora impegnati in posti di comando e responsabilità.

lunedì 18 aprile 2011

Digitale terrestre


Il digitale terrestre funziona male.
E non lo scopre Rumenta.
Anzi, direi che è cosa risaputa.

Piuttosto, siamo proprio sicuri sia un male?

Magari, e dico magari (suppongo, immagino, profetizzo, invento, ...), uno, dopo aver preso a pugni l’antenna, tirato qualche sfondone al televisore, maledetto gli avi di qualcun altro, scopre che sfogliare un giornale, una rivista o financo un libro può essere divertente come e più dei pacchi. Magari scopre che parlare con chi ha vicino (o anche lontano) lo fa andare a letto più ricco e più sereno. Oppure, addirittura, può scoprire che la vita quotidiana può essere qualcosa di più di uno sveglia-vai-al-lavoro-lavora-torna-a-casa-cena-accendi-la-tv-lavati-i-denti-dormi.

Non so, magari scopre di avere un interesse, magari s’inventa un hobby, il modellismo, la musica, la teologia, la pelota basca, la metallurgia, l’alcolismo, ...

Insomma, il digitale terrestre, e soprattutto i suoi problemi, forse sono una delle maggiori e più inattese benedizioni per questo Paese.