Citazione

lunedì 23 novembre 2009

real life adventures



Vi è mai capitato di dover togliere un termosifone? A casa Rumenta succede anche di questo.


Avevamo deciso di toglierlo nella seconda metà di ottobre, prima che accendessero i riscaldamenti.

A sorpresa, il 15 di ottobre, scopriamo il radiatore caldo. Veniamo quindi a sapere che le vecchie del pianterreno, notoriamente rettili e incapacitate a sopportare temperature anche di poco inferiori ai 30 gradi centigradi, hanno fatto girare un foglio ESCLUSIVAMENTE (e di nascosto da figli, badanti, nipoti e animali domestici) fra i condomini ottuagenari per raccoglierne le firme. Il foglio così autografato è stato poi utilizzato per richiedere l’accensione anticipata dell’impianto di riscaldamento.

Poco male, mi fa sapere il Valoroso Amministratore di Condominio (di seguito VAC), basta dirmelo e io, per un giorno e con la sola imposizione delle mani, faccio staccare il riscaldamento. Ok. Ci mettiamo d’accordo con l’idraulico che ci fissa il giorno dell’intervento. Si chiama il VAC e ci sono problemi. Per staccare la caldaia non basta l’imposizione delle sue mani ma occorre chiamare un’Apposita Ditta (di seguito AD) che, dietro pagamento, si occuperà di spegnere la caldaia, svuotare l’impianto (appena 4, dico QUATTRO, ore richieste) e poi, a lavori finiti di riattaccare tutto. “Voi” dice “preoccupatevi solo di avvertire, tramite cortese cartello in androne, i condomini, per il resto ci penso io”.

Prepariamo il tutto. Un gustoso cartello di avviso fiananco dotato di simpatico (e cortese) cestino pieno di caramelle e dolci. Arriva il giorno fatidico. L’AD doveva arrivare fra le 7.30 e le 8. L’idraulico alle 10 per iniziare a spaccare il muro e staccare il termosifone alle 12, ad impianto vuoto. L’AD si paleserà, dopo diverse chiamate di sollecito al VAC, solo alle 10, cinque minuti prima dell’arrivo dell’idraulico. L’idraulico si incupisce, passa 30 minuti a spaccarci il muro e poi se ne va offeso dichiarando che sarebbe tornato alle 15 per finire il lavoro.

Ora state attenti, perché la trama si fa più avvincente di quella di un videogioco, altro che Tomb Rider, Alone In The Dark e Monkey’s Island.

Per superare con successo l’operazione “spegni la caldaia” basta premere un pulsante. Fatto.
Per superare con successo l’operazione “svuota la caldaia” basta premere un altro pulsante. Fatto.
Per verificare che l’operazione stia avvenendo con successo e che la caldaia sia davvero spenta occorre accedere a un non meglio precisato vano sito nella terrazza condominiale. L’accesso a suddetto vano è impedito da una porta. Chi ha la chiave della porta?

1. Tutti i condomini.
2. Solo il VAC.
3. Nessuno.
4. La porta è un effetto ottico dovuto a una percezione parallattica errata.
5. La domanda è mal posta.
6. Non sa, non risponde.
7. Nessuna delle risposte precedenti.

È poco importante cosa scegliereste voi, l’Omino della Caldaia (di seguito OC) sceglie la 7. Come una provetta Lara Croft si lancia all’esplorazione e trova, nel vano caldaie del pian terreno, la chiave. A questo punto salva il gioco. Manda un paio di mail in giro per bullarsi con gli amici e scompare al grido “E’ tutto a posto”.

Quattro ore dopo si rimaterializza l’OC. “Mi è venuto un dubbio... non è che la caldaia si è riattivata?”. So che state pensando. Avete in mente un pensiero tipo: “che cazzo di super professionista che hai trovato!”. Orbene, l’OC va ad indagare... e scopre che, in effetti, il suo sospetto è fondato, la caldaia, dopo essersi svuotata si sta riempiendo nuovamente!

Cos’è successo? Torniamo a Lara Croft che rinviene la chiave. Ci siete? Succedeva poche righe fa.
L’OC trova la chiave, sale fremente i cinque piani di scale, infila la chiave nella toppa e scopre, orrore, che la chiave non è quella giusta. Cos’è successo? Mesi fa il VAC aveva fatto sostituire la serratura e, attenzione, non aveva pensato si distribuire dei duplicati o, per lo meno, a sostituire la chiave poi rinvenuta dall’OC.

E che cosa fa l’OC? Fa spallucce e pensa “vabè, tanto che può succedere?”. E va via.

Inizia una ricerca frenetica della chiave. Il VAC, come da tradizione, scompare, è irreperibile, nascosto nel più profondo buco sotterraneo. Chi altri può avere la chiave? Sicuramente quello dell’ultimo piano. Si suona alla porta, si citofona, si risuona alla porta, si citofona. Niente. Niente. Niente. 

Le speranze sono perse, sapendo che la moglie del tipo dell’ultimo piano deve per forza essere in casa, si ricomincia ad insistere sul citofono. A un certo punto, il portone viene aperto... Si va a bussare alla porta di casa. Minuti. Ad un certo punto la più che rincoglionita donna apre la porta. Tentenna. Non vuole cedere la chiave. Fa domande capziose circa la necessità tecnica di accedere ora e in quel momento a un vano caldaie che, a detta sua, è inesistente. Alla fine molla l’osso.

Ora ci sono due buchi grossi così nel muro della cucina.

venerdì 20 novembre 2009

suicide solution


Non vorrei essere ripetitivo, ma qui abbiamo dei carabinieri che filmano e ricattano, un pappone che muore di overdose e un travestito testimone importante che curiosamente muore carbonizzato.

Non grido al complotto perché di sicuro Brendona è morta per:

1. Incidente domestico: pulire i vetri con lo spirito e la sigaretta in bocca non è un’idea geniale;
2. Dramma della solitudine: si addormenta gonfia di alcol con la sigaretta in bocca sul suo bel letto di paglia;
3. Enigma scientifico: autocombustione;
4. Dramma della povertà: una scintilla dello zampirone con cui scaldava è finita sui giornali usati per ripararsi dal freddo;
5. Protesta pro Tibet: si è cosparsa di benzina e si è data volontariamente fuoco;
6. Punizione divina: era del colore sbagliato, di sesso incerto e conduceva una vita lasciva trascinando sulla strada delle perdizione anime innocenti come Marrazzo.

Insomma, prima di pensare che l’abbiano suicidata ce n’è di ipotesi da vagliare.

martedì 17 novembre 2009

miracoli


La notizia del giorno è che buona parte dell’8x1000 destinata allo Stato è finita ai preti. I lettori affezionati di questo inutilissimo blog già avevano letto qualcosa in proposito.

Tanto per mettere il dito nella piaga ricordo anche alcuni dettagli circa le agevolazioni di cui gode zi’ prete:

1. I fabbricati destinati in via esclusiva all’esercizio del culto e le relative pertinenze sono esenti dal pagamento dell’ICI (Imposta Comunale Sugli Immobili). Dal 2007 l’esenzione di estente anche a tutti gli altri immobili di proprietà della Chiesa purché una parte della struttura sia destinata ad attività religiose. In pratica se in un ostello gestito da monache c’è una cappella dedicata a Santa Pupa, l’ostello non paga l’ICI.

2. I preti non pagano l’IRPEF, ovvero, le retribuzioni, di qualsiasi natura, le pensioni e i TFR pagati dalla Chiesa (intesa sia come Santa Sede sia come ente centrale della Chiesa sia come ente gestito dalla Santa Sede) sono senti dall’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche e dall’imposta locale sul reddito.

3. Lo stipendio dei sacerdoti della Chiesa Cattolica non costituisce base imponibile, in pratica non è conteggiato ai fini dell’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive). Da notare che il TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) prevede che gli enti religiosi, per determinare il proprio reddito d’impresa, deducano, per ogni membro prestante opera nell’attività commerciale imponibile, un importo corrispondente all’ammontare del limite minimo annuo previsto per le pensioni corrisposte dal Fondo pensioni dei lavoratori dell’Inps. Questo vuol dire che si pagano pochissime o niente tasse quando un albergo di proprietà della Chiesa è gestito da suore o preti.

4. Abbattimento del 50% dell’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) nei confronti di una serie di soggetti tra cui gli enti di assistenza e beneficenza e gli altri enti il cui fine è equiparato per legge ai fini di assistenza ed istruzione. Il reddito dei fabbricati di proprietà della Santa Sede è esente dall’IRES, mentre i fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto e quelli esistenti nei cimiteri e loro pertinenze non vengono considerati produttivi di reddito, a prescindere dalla natura del soggetto che li possiede. Inoltre, gli immobili pontifici sono esenti da tributi sia ordinari che straordinari tanto verso lo Stato quanto verso qualsiasi altro ente.

5. A partire dal 1929, con la firma dei Patti Lateranensi, lo stato italiano si fa carico della dotazione di acqua per lo Stato Vaticano. Il gioco interessante arriva quando di mezzo ci si mettono le acque di scarico, perché Città del Vaticano si allaccia all’Acea, la società romana che gestisce le acque reflue, ma non paga le bollette, perché non riconosce la tassazione imposta da enti appartenenti a stati terzi. In soldoni, non riconosce Acea perché è “straniera”. Quando Acea si quota in borsa nel 1999 si trova a fare fronte nel bilancio a milioni di euro di crediti inesigibili, il Governo Italiano interviene e ripiana con la manovra finanziaria i 44 miliardi di lire di debiti relativi alla fornitura delle acque vaticane. Stessa storia nel 2004: lo Stato italiano tramite la finanziaria 2005 stanzia 25 milioni di euro subito e altri quattro dal 2005 per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprie.

6. Le merci provenienti dall’estero e dirette alla Città del Vaticano o, fuori della medesima, a istituzioni o uffici della Santa Sede, ovunque situati, sono sempre ammesse da qualunque punto del confine italiano e in qualunque porto della Repubblica al transito per il territorio italiano con piena esenzione dai diritti doganali e daziari.

7. Ogni Regione, definendo l’entità ed i criteri di applicazione degli oneri di urbanizzazione che i Comuni devono adottare nel proprio territorio, attribuisce una percentuale di tali oneri per finanziare i centri di culto locali: ogni intervento di costruzione e di trasformazione edilizia da parte di cittadini o di gruppi societari, ad esempio la costruzione di una casa, è soggetta al pagamento di una tassa di concessione al Comune in cui tale intervento si svolge. Le opere di urbanizzazione secondaria ammettono scuole e asili, chiese, centri civici, parchi, impianti sportivi, parcheggi. Gli edifici di culto cattolico e gli oratori parrocchiali vengono quindi equiparati ad un servizio pubblico per i residenti, ricevendo una percentuale compresa all’incirca tra il 7% e il 10% degli oneri di urbanizzazione secondaria, a seconda dei regolamenti regionali.

martedì 10 novembre 2009

fate vobis


Cucchi è morto perché era DROGATO.
Cucchi è morto perché è CADUTO DALLE SCALE.
Cucchi è morto perché era ANORESSICO.
Cucchi è morto di FAME e di SETE.

Riassumendo, il tossico anoressico Cucchi prima è caduto per le scale e, non pago, da tante altre. Dopo essere caduto da tutte le scale del mondo, Cucchi arriva in ospedale dove, infame e traditore come ogni tossico, si fa morire di fame e sete alla faccia degli Englaro, dei Welby e di tutti i tetraplegici che vorrebbero lasciarsi morire di fame e non possono.

Direi che è perfetto. D’altronde chi mai può sospettare che sia stato malmenato dalle guardie? Le guardie sono quelle persone per bene che, ad esempio, hanno filmato e ricattato Marrazzo mentre giocava all’etilometro con Brendona e Natalì. Le guardie sono quelle persone che mi appoggiano il mitra al finestrino della macchina per controllarmi se ho patente e libretto in regola. Le guardie sono quelle personcine che dicono di non picchiare nessuno davanti ai detenuti ma in cantina. Le guardie sono quegli onesti lavoratori convinti che Federico Aldrovandi fosse uno spacciatore. Le guardie sono quei baluardi della democrazia e della pace protagonisti del macello messicano di Genova. Sempre le guardie sono quegli impavidi e perfettamente addestrati soggetti che sparano da un capo all’altro di un’autostrada beccando in testa uno che dormiva.

Mi chiedo, ma non è sufficiente ammettere che fra tanti onesti e bravi lavoratori ce ne siano una manciata affetti da sceriffite, rambismo e machismo e perseguirli a norma di legge?

Altrimenti venite a dimostrarmi che Cristo non è morto di freddo.