Camminava da solo, pochi minuti dopo il tramonto, la strada in salita, il passo deciso, rapido, lungo. La testa china, in avanti, quasi a dover contrastare la brezza serale. La strada buia, lampioni spenti, luci in lontananza. Sulla testa un cielo rosso, pesante, basso.
Poi un tuono, qualche goccia di pioggia e le mani che entrano nelle tasche dei calzoni. La testa si stringe leggermente nelle spalle, Il passo rimane lo stesso. La strada sempre in salita, buia. Gocce che cadono, bagnano la camicia, le scarpe, i capelli, lui non sembra curarsene, prosegue la sua marcia. Passa sotto un lampione acceso, alza lo sguardo verso la lampada che proietta una luce vecchia e giallastra, che esalta le gocce di pioggia sempre più fitte.
Nessuno nei paraggi. Nemmeno le auto.
Rumori di serrande che si abbassano, abbaiare di cani, suoni indistinti e lontani. Un altro tuono, un rombo lontano, simile al brontolio di uno stomaco. I piedi vanno da soli, uno dietro l'altro, come dotati di vita propria, lo sguardo è sull'asfalto, la testa altrove, persa in pensieri legati alla pioggia, un altro cielo, un altro asfalto, una fermata d'autobus, mani che si salutano attraverso un vetro, occhi che guardano dentro altri occhi.
"Anche quella volta pioveva, come se il cielo piangesse al mio posto" pensa fra sé. Alza il viso, le spalle si rilassano, supera un incrocio e ora i lampioni sono di nuovo accesi.
Poi un tuono, qualche goccia di pioggia e le mani che entrano nelle tasche dei calzoni. La testa si stringe leggermente nelle spalle, Il passo rimane lo stesso. La strada sempre in salita, buia. Gocce che cadono, bagnano la camicia, le scarpe, i capelli, lui non sembra curarsene, prosegue la sua marcia. Passa sotto un lampione acceso, alza lo sguardo verso la lampada che proietta una luce vecchia e giallastra, che esalta le gocce di pioggia sempre più fitte.
Nessuno nei paraggi. Nemmeno le auto.
Rumori di serrande che si abbassano, abbaiare di cani, suoni indistinti e lontani. Un altro tuono, un rombo lontano, simile al brontolio di uno stomaco. I piedi vanno da soli, uno dietro l'altro, come dotati di vita propria, lo sguardo è sull'asfalto, la testa altrove, persa in pensieri legati alla pioggia, un altro cielo, un altro asfalto, una fermata d'autobus, mani che si salutano attraverso un vetro, occhi che guardano dentro altri occhi.
"Anche quella volta pioveva, come se il cielo piangesse al mio posto" pensa fra sé. Alza il viso, le spalle si rilassano, supera un incrocio e ora i lampioni sono di nuovo accesi.
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