Ritorniamo a parlare di stili di vita alternativi. Perché? Perché ho avuto modo di conoscere le gesta di Davis Bonanni e del suo progetto pecora nera.
Gli attenti miei affezionati seguaci, ricorderanno (o almeno fatemi illudere che sia così) le mie invettive all’indirizzo di Simone Perotti e al suo pontificare un po’ pedante e, se me lo consentite, facilone sul downshifting. Sappiate da subito che non ripeterò la stessa manfrina per Davis. No.
Davis è un povero diavolo a tutto tondo, con un’idea da povero diavolo e con tutti i limiti, i dubbi e le domande di un qualsiasi povero diavolo. Ovvero, se Perotti pontifica col suo “ho abbandonato la vita del supermanager per fare lo skipper, l’insegnante di barca e lo scrittore, spendo solo 800 euro al mese”, Davis descrive quello che ha fatto, quello che fa, quello che gli riesce bene, quello che non gli riesce. Si mette a nudo, con onesta, senza nascondersi dietro o dentro a un personaggio. Soprattutto senza voler insegnare niente a nessuno, senza pontificare.
E l’esempio di Davis è più vicino, non parliamo infatti di un supermanager pagato eccessivamente che reagisce allo stress cambiando lavoro e città. Parliamo di un ragazzo che dopo 5 anni da perito informatico decide di vivere lavorando la terra. Non parliamo di uno che loda la sua capacità di vivere con soli 800 euro al mese, ma di uno che si rammarica di spenderne ancora 200 e che cerca una soluzione al problema.
La storia in fieri di Davis mi sta facendo riflettere e penso che dovrebbe far riflettere soprattutto quella generazione che non riesce a trovare sé stessa né il proprio spazio nel futuro. Forse il futuro è il ritorno alla Madre Terra, che è grande, e ha spazio per tutti.
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