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lunedì 2 ottobre 2006

racconti metropolitani #5


... eppure sono sempre stato fortunato con gli autobus. Questa volta devo aspettare. Il panorama è sconcertante. Macchine che vanno, che suonano, che imprecano, che parcheggiano in un balletto metallico disordinato e dissonante. Gente assorta tra i suoi pensieri, estranei che tra una sbuffata e uno sguardo sconsolato diventano solidali l'un l'altro nell'attesa snervante. Sguardi miopi che si sforzano di guardare all'orizzonte, espressioni affrante al passare degli autobus nell'altra carreggiata, speranze disilluse e infrante al passaggio del numero sbagliato. Quello che passa sempre tranne quella volta che ti serve. Luoghi comuni e leggi di murphy snocciolati come se fossero rare perle di saggezza.

Osservo le donne, sperando in qualche visione che migliori l'umore, ma tra una vecchia zoppa con le sporte e una badante ucraina di 100 chili c'è poco da sperare. Non ho niente da leggere, mi maledico per la dimenticanza mentre sbircio sui giornali altrui, c'è chi non ha nulla da ridire, chi si ritrae, come un bambino che non vuole farti copiare... magari è l'imbarazzo di constatare che un estraneo si fa un'idea di quello che leggi... cronaca rosa, sport, oroscopo. In fine eccolo, impossibile salire, impossibile arginare la folla alla fermata, impazzita, nemmeno fosse la diligenza per il paese dei balocchi. Tecniche e astuzie affinate nel corso degli anni si dimostrano inutili. Ha vinto il carro bestiame. Questa volta è il caso di andare a piedi.

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