La cosa più preoccupante di un figlio è la quantità di germi, batteri e malattie che riesce ad introdurti in casa.
Un bimbo piccolo è un untore fatto e finito che, fra l’altro, vive in un ambiente costituito da suoi pari. Una sorta di condivisione, di peer-to-peer dei malanni, di coltivazione e gioiosa distribuzione di virus.
Quindi non fidatevi dei bimbi, soprattutto di quelli che usano frequentarne altri tutti insieme!
E sembra di essere tornati indietro nel tempo, a quei momenti dell’infanzia in cui ti aggiravi in casa vestito da palombaro spaziale (o almeno io lo ero, pigiama con i calzoni rigorosamente dentro i calzini, tuta, maglione e vestaglione di flanella a incartare il tutto) stanziando fra il letto e la televisione, stupendoti di quanti fichissimi telefilm si potessero vedere nell’arco di una mattinata. L’effetto proustiano di memoria resta, la mia petit madeleine è il momento in cui qualcuno o qualcosa mi dice “tu stai male, oggi resta a casa”... e che sia il termometro, la sig.ra Rumenta o la tazza del gabinetto ricolma dei miei succhi gastrici poco importa: la consapevolezza di quel momento mi riporta immediatamente alla voce ringiovanita di mia madre che sentenzia “oggi niente scuola”. E’ un attimo libidinoso. Dura anche meno di un orgasmo a ben vedere. Ma è realmente appagante.
E all’orizzonte ci sono una o più giornate passate a ciondolare fra il letto e la televisione chè oggi, come all’ora, quando sto male, non c’è verso di riuscire a leggere. E, dato che sicuramente ve lo state chiedendo, in questi momenti sprofondo in un abrutimento estetico degno di un primate spaziale, ma almeno non metto più i calzini sopra il pigiama.
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