Gol!
di caso e palloni
di caso e palloni
La vita reale spesso è fin troppo verosimile.
Nei film, nei romanzi o a teatro è tutto più semplice. Tutto accade per una ragione, ogni elemento ha il suo scopo nell'economia artificiale della vita dei protagonisti. Nella vita questo non accade, anche se ci piace illuderci di essere noi stessi i protagonisti.
La vita è una correlazione di azioni e reazioni che si inseguono lungo un’infinita spirale con percorsi talmente caotici da non sembrare nemmeno frutto del caso da tanto sono incasinati. Perché il caso, quello vero, ogni tanto un po' d'ordine ce lo mette: metti un milione di scimmie in una stanza a pigiare le mani su altrettante macchine da scrivere e, prima o poi, una strofa dei Beatles salterebbe fuori… ma quando mai succede nella vita vera?
Guardando la vita che abbiamo alle spalle, l'impressione è che niente torni. Ma poi ci mettiamo d'impegno e inventiamo noi le relazioni fra i vari eventi così da giustificarli, ordinarli, sentirsi migliori, come se la nostra storia fosse una sorta di gioco del 15 con uno scopo finale che se non raggiungi è un’onta. E via allora a tutti quei discorsi assurdi tipo “se non si fosse rotto l’asse dello sterzo, non sarei mai andato a sbattere all’albero e quindi non sarei mai finito in ospedale con fratture multiple a braccia e gamba e non avrei mai conosciuto la fisioterapista che poi sarebbe diventata mia moglie”.
Autoillusione, costruiamo schemi senza alcuna controprova. Non sappiamo cosa sarebbe potuto accadere se le cose fossero andate diversamente. Se la macchina l’avessi portata dal meccanico prima che si sfasciasse lo sterzo? Non mi sarei rotto le braccia, non avrei incontrato la fisioterapista, ma magari la cugina del meccanico. Non so perché lo facciamo, forse perché pensare che siamo solo polvere in balia di un vento impazzito ci sembra inaccettabile.
È più confortante credere al grande disegno che accettare di contare talmente poco che nessun essere divino serio, benché annoiato e solo, si scomoderebbe a romperci i coglioni.
Però poi rifletto sui conti che non tornano mai, dico quelli della vita. E mi chiedo se invece non ci sia qualcuno o qualcosa che analizza tutte le variabili esistenti per poi far andare le cose per quell'unico verso che non avevamo e non avremmo mai considerato, nel bene o nel male.
Il caso. Perché chiamarlo fato o destino sarebbe considerarlo qualcosa di migliore di ciò che è in realtà. Il puro caso che scombina le nostre vite aprendo o chiudendo porte e nascondendoci le chiavi... e lo fa in modo totalmente casuale! E succede in ogni dannato campo. Per esempio, in una partita di pallone, il gol può arrivare perché uno si è allacciato lo scarpino male o magari è scivolato sull'unica zolla sollevata e un altro s’è trovato lì, con la palla improvvisamente fra i piedi e la passa, ma la passa sbagliata e invece di darla al compagno la insacca in rete. Un episodio. Puro culo.
È un caso se ha segnato? Certo! Difficile pensare che ci sia volontà. E la vita è così: fatta di episodi elevati ad episodi. Non si tratta più di tirare palloni che ogni volta possono entrare o no in porta a prescindere dal tuo impegno. Qui ci sono i palloni che tiri tu e i palloni che ti tirano i 7 miliardi di individui sul pianeta. Tutti nello stesso campo. Tutti contro tutti. Portieri volanti. Porte fatte come capita ammucchiando zaini e giacconi e che Dio ce la mandi buona!
E quindi puoi impegnarti quanto ti pare, ma una sera arrivi stanco in un pub fatiscente e magari sei pure un po’ incazzato per un sacco di motivi diversi e ci arrivi con qualche bicchiere d’anticipo. Poi ti lasci andare all'incazzatura, bevi ancora troppo e ti ritrovi in balia di un idiota che detesti per tanti motivi e della sua camicia di colore disgustoso. Proprio quel colore che proprio quel giorno ti infastidisce più del normale. A quel punto basta un commento di troppo. Fai la cosa sbagliata al momento sbagliato. La palla entra nella tua porta. Autogol! L'arbitro fischia la fine della partita. Hai perso, inetto coglione!
Alla fine, forse, hanno ragione quelli che vedono la vita come un percorso circolare e che quindi il caso non è casuale manco per niente e Dio, oltre ad essere davvero spiritoso, non gioca a dadi (o li usa truccatissimi), perché, insomma, se Caterina l’avevo incontrata, era stato per un puro caso.
Caso scaccia caso. Forse.
Capitolo quattro
Se non vuoi perderti gli aggiornamenti, scrivi la tua email lì a destra, dove c'è scritto FEED!
Capitolo quattro
Se non vuoi perderti gli aggiornamenti, scrivi la tua email lì a destra, dove c'è scritto FEED!
Nessun commento:
Posta un commento