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lunedì 20 giugno 2016

LA RAZIONALITA' DEL COCCODRILLO #5

Grande
di tragedie, scoperte e separazioni


E pensare che nemmeno dovevo esserci io a quel concerto, ero rimasto in dubbio fino in fondo, mi aveva convinto Nib obbligandomi a vincere una certa indolenza che da un po' stava diventando una vera filosofia di vita.

Nib, che se non ci fosse stato lui chissà che sarebbe stato di me oggi, e probabilmente viceversa. Eravamo una famiglia come tante, noi. Lui il maggiore, quello figo, brillante, vincente, io quello fallace sempre all’inseguimento, in salita, senza scarpe e con i cocci per terra.

Non vorrei buttarla sul patetico parlando di infanzia difficile ma mettetevi nei miei panni! Agli occhi dei nostri genitori, i miei successi non erano che un pallido riflesso dei suoi, persino i suoi sbagli erano qualcosa di epico e drammatico, mentre i miei non arrivavano nemmeno a suscitare sdegno, e io ce la mettevo tutta con i fallimenti, non crediate!

Agli occhi dei nostri amici, perché in fondo con un anno di differenza di età, gli amici erano praticamente tutti in comune, lui era il leader, io l’ultimo della fila. Il maschio alfa lui e il maschio omega io.

Poi, per fortuna, arrivò l’adolescenza. E immaginate un po’? Le nostre amiche era con me che volevano parlare. Era me che cercavano al telefono. Era con me che si confidavano. Ma poi era nelle sue mutande che finivano per mettere le mani. Per capire il perché di questo fenomeno iniziai a fare domande dirette, ricevendo sempre come risposta una variazione sul tema del “tu sei issimo qui, errimo lì, ma ti vedo solo come un amico e lui poi è più grande”.

E io lo odiai per essere “più grande”. Nel frattempo eravamo diventati uomini, almeno per la legge, entrambi all’università, con la differenza che lui macinava esami e voti notevoli, io cazzeggiavo tirando a campare. M’ero iscritto solo per dimostrare che essere “più grande” non significava niente e che giocandocela alla pari, in campi da gioco finalmente diversi, avrei ben dimostrato il mio valore.

Ovviamente fu una pia illusione. Scoprii che frustrazione e voglia di rivalsa non sono né un buon carburante né uno stimolo particolarmente efficace: lui si laureò, magna cum laude, io abbandonai gli studi.

Poi mamma e papà si ammalarono. Quello ci fece diventare uomini non solo esclusivamente davanti alla legge. 

Vedere una persona che ti avvizzisce davanti, come se ogni giorno invecchiasse di 6 mesi è qualcosa che ti scava un buco dentro. Buco che nel mio caso, nel tempo, si è riempito di cinismo e di incapacità a prendere qualcosa sul serio, soprattutto le cose serie.

Fu il periodo peggiore di tutta la mia vita. Beh, fu il peggiore di quella di tutti i soggetti coinvolti ed eviterò dettagli per rispetto verso i nostri genitori, verso noi stessi e verso chiunque abbia vissuto un dramma di quest’entità.

Durante questa battaglia, imparammo a conoscerci, scoprendo di non aver mai davvero capito chi avevamo davanti. Lui scoprì che per tanti anni ero stato esclusivamente una merdina rancorosa, invidiosa e insoddisfatta, io che per lui ero una sorta di monumento all’integrità, uno che cercava di forgiare il mondo a propria immagine rifiutandosi di farsi deformare come aveva fatto lui, facendo sempre quello che gli altri si aspettavano facesse.

Restò sorpreso di sapere che per me lui era stato per anni una sorta di dio dorato messo lì per indicare ai vermi (io, me stesso e me medesimo) quale fosse la via da seguire.

Scoprimmo anche tante cose di noi stessi. Per esempio mi resi conto che, per me, combattere una battaglia persa in partenza non era un problema. Tutti i fallimenti e gli errori fatti fin lì mi tornavano utili. E la mia piccola rivalsa fu rendermi conto di essere estremamente più resistente e coriaceo di Nib. Lo so, così suona male, so bene che non era una gara, ma, credetemi, il giorno in cui riuscirete a guardare negli occhi il vostro idolo e non dal basso verso l'alto sarà un gran bel giorno.

Quando tutto finì, ci ritrovammo comunque svuotati. Con la vita personale ridotta all’osso e una vita lavorativa da dover costruire in qualche modo. Vendemmo la casa, perché non avevamo più coraggio di vivere lì dov’eravamo cresciuti, con tutto il peso dei ricordi e ognuno prese la sua strada e ci separammo, pur mantenendo qualche sporadico contatto.

Capitolo 6

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