Carla
di mele e cazzate
Ho accennato a Carla. “Chi sarebbe questa Carla?” vi sarete chiesti. Io lo so che ve lo chiedete. Se lo chiedono sempre tutti quando la butto in mezzo al racconto.
Carla è un personaggio importante, non per la mia storia, ma per la storia di Nib. E anche se della storia di Nib secondo me non ve ne frega niente, Carla è comunque una questione interessante da approfondire. Se proprio non v'interessa e non volete darmi retta, passate al capitolo dopo, ma peggio per voi.
Carla serve per capire che l’universo è un puzzle fatto male, è un film con grossi buchi nella trama, è la dimostrazione che se c’è davvero un Dio creatore, quando ha deciso di dare ordine al caos ha sopravvalutato le sue capacità e il taglia e incolla gli fosse sfuggito dalle mani. È come se avesse lasciato qua e là dei refusi, dimenticandosi di personaggi e linee narrative e lasciando tutto a metà.
Il risultato è che la narrazione della vita può non sembrare più in ordine, scritta un passo alla volta, ma venuta fuori alla rinfusa, a spizzichi e bocconi, seguendo i capricci di un’ispirazione ballerina, poi rimessi insieme, spostati qua e là, a volte fatti unire a forza e altre volte dimenticando di cose fatte per combaciare ma poi separate per errore nella stesura finale.
Avete presente la storia della mela di Platone? Tutto bello. Ognuno di noi ha la sua metà che ti aspetta. Ma se dopo aver tagliato in due la mela, ne lanci una metà nel 200 AC e l'altra nel 1900 DC il risultato è una vera carognata. Se il Nib di quel momento avesse incontrato la Carla di 3-4 anni dopo sarebbero stati la coppia perfetta. Sbagliare di 4 anni in un periodo lungo quanto tutta la storia dell'umanità è una svista di poco conto, ma il danno è identico.
Che Carla e Nib fossero fatti l'una per l'altro era evidente, non era però il momento giusto per lei, aveva ancora altro per la testa o ancora si fidava troppo delle scemenze che diceva Nib. Una cazzata come “anche se andiamo a letto insieme, facciamo tutto insieme, stiamo benissimo insieme, noi non stiamo insieme, tranquilla, facciamoci le nostre esperienze senza impegno a me sta benissimo così, la nostra è una frequentazione amichevole divertente”.
Nib diceva spesso queste cazzata. Le diceva per farsi il grosso e secondo me anche un po’ per paura. Paura di ammettere a sé stesso determinate cose, paura di mettere a sua volta paura. Fatto sta che veniva considerato come uno allegro, incapace di relazioni stabili e trattato come tale, anche se avrebbe voluto ben altro.
Carla, in quel periodo della vita, cercava il disimpegno e lo trovò in Nib. Lo prendeva, lo lasciava, lo riprendeva, lo rilasciava. In un modo o nell’altro, Carla girò nell’orbita di Nib per un sacco di tempo. Poi scomparve ma il mondo aveva continuato a girare, e quando torno pronta per qualcosa di più stabile, Nib non era più a portata di mano allora scomparve di nuovo. Quando torno Nib aveva anche lui fatto pace col cervello, ma lei era sposata e con due bambini. E tutto sfumò per sempre.
Mi sono sempre chiesto come sarebbe stata la vita di mio fratello se con Carla si fossero capiti un po’ meglio, se avessero avuto più costanza e più pazienza.
Capitolo 14
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