Surreale
di specchi e sottintesi
“Mi piace quando sei vicino,
mi piaceva essere in tua compagnia… “
“Sì, ma tu stai con l’Idiota!”
“Lui è il mio ragazzo… gli
voglio bene… sono innamorata… però poi ci sono delle persone … degli amici… con
cui sto bene… che sono più di amici, insomma… e tu sei un amico di questi…
anzi… forse lo sei ancora più degli altri… sono una frana…”
“Ma se non ci fosse l’idiota
tu vorresti stare con uno di questi amici-più-di-amici?”
“Sì… No… non lo so… forse… non
ci ho mai pensato in questi termini… ma penso di… boh”
“Senti, sarò chiaro, non
capisco come tu possa stare con un imbecille come quello”
“Ma con me è diverso… tu vedi
solo una maschera… lui non è così…”
"Questa risparmiatela per
raccontarla allo specchio"
"A chi?"
"Allo specchio, quando ti
guardi in faccia la sera e lavandoti i denti ti chiedi perché continui a stare
con un mentecatto e la te riflessa sputando la schiuma risponde che è per
abitudine e pigrizia"
"..."
Forse avevo esagerato.
"Io lo AMO!" sì,
avevo esagerato e si stava arrabbiando.
"No. Tu ami l'idea di esserne
ancora innamorata, perché forse all'inizio lo sei stata davvero, con tanto di
farfalle nella pancia, forse eri in un momento di debolezza o bassa autostima o
avevi semplicemente conosciuto gente ancora peggiore di lui. Ma ora non è
possibile, non saresti qui".
Non è vero, questo non lo dissi,
lo pensai, oh se lo pensai. Ma dirlo?
Troppo rischioso, sarebbe stato
un suicidio fatto e finito, mi avrebbe dato dello stronzo, lanciato la tazza
(piena) addosso e sarebbe uscita per sempre dalla mia vita. Indossai quindi la
migliore delle mie facce da culo e più falso di un Giuda con una banconota da 3
euro in mano risposi:
"Ok, scusami... sono stato
ingiusto"
Lei restò un po' in silenzio
guardando nella tazza, con una tale intensità che mi venne il sospetto ci
stesse leggendo il futuro.
"Mi sa che ho fatto male
a volerti incontrare... mi ero fatta un film... che finiva con me in lacrime a
commiserarmi per la mia pochezza. E non è andata come pensavo. Io pensavo che
non mi calcolavi... e che eri pieno di donne... e... e.... sono confusa. È un
po' che lo sono ma tu non hai diritto a dirmi certe cose."
"Hai ragione, scusami
ancora. È che nessuno merita di essere trattato in quel modo".
Sentirmi dire una cosa del genere
mi fece sentire in colpa. Mi stavo scusando per la verità, stavo dicendo il
contrario di quello che avrei voluto. Ma avrei dovuto? Il suo mondo stava per
cadere a pezzi, la crepa era evidente, accelerare l'inevitabile non sarebbe
servito a niente se non a farla stare peggio. Mi venne in mente la polemica che
avevo fatto a mio fratello per la storia del meritare e mi venne da ridere.
Risposi allo sguardo interrogativo di Caterina raccontandole tutto.
"Sono d'accordo. Anche
secondo me Marta non ti meritava"
Mi stava provocando? Non aveva
capito niente? Sottintendeva altro?
"E chi mi
meriterebbe?"
"Qualcuna che non ti
mortifica ignorandoti e che ti sopporta quando fai lo stronzo"
"Avvertimi se la trovi.
Tornando a noi, come la risolviamo?"
"In che senso?"
"Nel senso che immaginare
di rivederti in veste di tuo amichetto preferito sapendo che sei innamorata di
uno che considero migliore della merda solo perché si pettina mi mette a
disagio, soprattutto se è nei paraggi"
"Saaaaaai! Poverino. E
comunque mica ha detto nessuno che dobbiamo vederci sempre sempre quando c'è
lui, no? Possiamo anche vederci noi. Lui lo sa che mi sei molto simpatico, mica
è uno geloso e poi non dobbiamo fare nulla di male."
"Quindi è risolta
così?"
"Se a te va bene..."
"A me può andar bene."CAPITOLO 22
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