Confronto
di orgoglio e coccodrilli
“Sveltina in macchina?”
“Cosa?”
“Sveltina in macchina. Sai,
calzoni mezzi calati, le chiappe in mostra dal vetro davanti, lei che si
lamenta perché ha un poggiatesta in una costola ma tu prendi il tutto come un
inno alla tua maschia potenza…”
“Definizione di un
cruciverba?”
“No, farina del mio sacco e
non stai rispondendo”
“No”
“Cioè? Non è farina del mio
sacco? Ti ho picchiato per molto meno”
“Non mi hai mai picchiato”
“Forse una volta. Ma non stai
rispondendo”
“No”
“Non vuoi rispondere?”
“Niente sveltina”
“Cioè? Tu in 48 minuti sei
uscito, sei arrivato oltre le colonne d’Ercole, ti sei fatto una comoda scopata
come Dio comanda, sei tornato indietro e hai pure parcheggiato? Lo sai che
sotto i 10 secondi può essere un problema?”
“Secondo me tu sei stato
adottato”
“Me lo diceva anche mamma!”
“Ho trovato posto subito e non
c’era traffico. E non abbiamo fatto niente”
“Giochi di mano?”
“Giochi da villano”
“Coglione”
“Ehehehe! No, niente di
niente”
“Limonato prepotente?”
“No”
“Lingua in bocca e mano su una
tetta?”
“No”
“Sei una delusione”
“Me lo diceva anche papà”
“Devi darmi delle spiegazioni”
“Ti fidi di me?”
“No”
“A posto”
“Dai, cazzo, cosa è successo?
Che ci faceva Caterina a casa nostra? Che ci faceva Caterina con te? E dov’è
l’Idiota?”
“Andiamo per gradi. Sai come
la penso su di lei”
“Appunto”
“È incasinata. Sta con l’uomo
merda e fa finta di non saperlo. Sai, quelle questioni di orgoglio, tipo il
Senegalese con cui parlammo quest’estate”
“Quello che all’umiliazione di
tornare a casa preferiva vivere da mendicante qui scrivendo lettere ai genitori
in cui millantava una posizione sociale invidiabile?”
“Esatto”
“Quindi è solo una questione
di orgoglio personale?”
“Più o meno, sarebbe ammettere
col mondo di aver sbagliato”
“Vabbè, dai, non ci sta col
cervello”
“Sbagliamo tutti, eh!”
“No, cazzo, io posso
sbagliarmi e mettere poco sale nella pasta, non a condividere il letto con
l’Idiota…”
“Devo ricordarti Viola?”
“...colpito e affondato”
“Ecco. Quanto c’hai messo a
lasciarla?”
“Beh, un pochino”
“Nib!”
“Forse un po' di più...”
“Comunque troppo. E mi pare
che lei sia in una situazione simile. Sta con un imbecille, ma in fondo ha
delle qualità, potrebbe lasciarlo, ma lui ci starebbe male e poi perché
lasciarlo o per chi? Magari non andrebbe bene lo stesso e bla bla bla”
“Mi sa che la fai troppo
complicata. Secondo me il punto è che non sai mai se è colpa tua o colpa sua”
“Dici?”
“Sì. Per quanto ce la
raccontiamo, nessuno ha la coscienza pulita alla fine. Sensi di colpa,
mancanze, rimorsi, rimpianti. Cose fatte male. Cose che si potevano fare
meglio… sai, questa roba qui”
“Ti preferivo quando facevi
l’imbecille”
“Dai, ogni tanto fammi fare il
fratello maggiore. Anche se non ho ancora capito cos’hai intenzione di fare”
“Io ancora niente”
“Bella strategia!”
“Faccio il coccodrillo”
“Piangi?”
“no, resto fermo”
“Utile”
“Sto fermo. A bocca aperta.
Faccio finta di vedere il mondo che passa senza curarmene aspettando il momento
in cui il destino mi confonderà con lo sfondo, si dimenticherà di me, mi
sottovaluterà e mi darà le spalle”
“E poi?”
“A quel punto scatto e mordo
quello che trovo. Poi succeda quel che deve succedere”
“Non ti capisco, io le
chiederei di scegliere”
“Io no”
“Capisco perché di donne in
quella stanza ne passino poche”
“Non credere che non lo
vorrei. Ma alla fine cosa otterrei? Dico, anche se venisse con me, non potrebbe
restare coi dubbi? Mi piacerebbe altro. Mi piacerebbe che la scelta se la
meditasse per bene. Non la voglio influenzare. Non penso che Caterina si meriti
il pressing, la pressione, l’obbligo di scelta al buio”
“mi pare una cazzata”
“mettila così, una che cambia
uomo dall'oggi al domani, dietro richiesta, ti ispirerebbe fiducia?”
“Intanto me la darebbe!”
“Dai, imbecille! Dico sul
serio”
“Beh, che ne so, fai domande
complicate”
“Domande complicate per gente
complicata. Caterina è complicata”
“Bah! In fondo la conosci più
te di me. Non ti capisco, ma mi adeguo. Ma nella pratica?”
“Nella pratica esattamente come prima”.
CAPITOLO 25
“Nella pratica esattamente come prima”.
CAPITOLO 25
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