Franchezza
di
stronzate, paraocchi e telefonate
Caterina non venne a miagolare
alla mia porta alle 11 di mattina come profetizzato da Nib, anzi, a quell'ora
ero in ufficio. Però alle 14 mi telefonò. Una telefonata che sarebbe piaciuta a
Sergio Leone, fatta di sguardi, silenzi e fruscii. Lo so, per telefono e per
iscritto non è che funzioni granché.
“Sì?”
“Ciao”
“...”
“...”
“Ciao”
“...”
“...”
“Mi hai cercata…”
“Ti ho cercata”
“...”
“...”
“...”
“Ti ho cercata ieri”
“...”
“...”
“...”
“...”
“Sei arrabbiato?”
“...”
“...”
“...”
“Sei arrabbiato con me?”
“...”
“...”
“No.… credo di no, almeno”
“Grazie”
“...”
“...”
“volevo dirti che voglio vederti”
“...”
“ieri, intendo, quello volevo
dirti”
“...”
“che voglio vederti”
“...”
“...”
“anch'io”
L'umore che precedeva l'incontro
era strano. Sentivo su di me quel misto di ansia e imbarazzo che si prova a
sapere di dover incontrare qualcuno che hai mandato affanculo di brutto. Che
poi, a ben vedere, non era poi tanto diverso da quello che era successo
davvero. Mi tirò su il morale pensare che anche lei non doveva essere in uno
stato d'animo tanto migliore.
Anche di persona fu tutta una
questione di sguardi, come se avessimo paura di dire troppo o troppo poco o non
ci fidassimo del tutto. Poi aprì la bocca. E grossomodo questo fu ciò che mi
vomitò addosso:
“Vorrei non averti mai incontrato
è colpa tua e solo tua che mi hai fatto venire i dubbi e io speravo che ora
vedendoti mi andassero via e invece no sono sempre dove stanno e anzi sono pure
più grossi io sto bene con lui ci stavo bene ma poi tu tu mi hai fatto
intravedere che forse c'è altro che potrei stare in modo diverso forse migliore
non lo so ma comunque diverso ed è un diverso che mi piace ma io non so come
fare mi sento in colpa non dovevi fare quello che hai fatto che poi alla fine
era solo un bacetto innocente ma il problema non sei tu è che io lo volevo mi è
piaciuto e avrei pure voluto non fosse solo un bacetto e allora mi sono fatta
schifo perché non era giusto perché non posso far naufragare una storia così
non si fa io ci starei davvero di merda e m'incazzerei un sacco se lo facessero
a me però ho i dubbi non so cosa fare e non riesco a mandarli via mi sento pure
di merda perché sono venuta qui e invece era meglio se restavo a casa a
piangere!”
Fece una pausa per riprendere
fiato. Io restai zitto, camminavo, guardando un punto indefinito del
marciapiede a circa 5 metri da me.
“Tu cosa vuoi che faccia?” chiese
“Io?”. Non sapevo se applaudirmi
o prendermi a sputi in testa da solo. Una bella risposta non sense che la
lasciò ammutolita tanto da costringermi ad aggiungere “mica dipende da me”
“Certo a te che ti frega tu hai
la tua super figa bionda con le super tette antigravità che sembra non avere
altra ambizione nella vita che metterti le mani addosso perché non credere che
non vi abbia notati quella sera al locale che le toccavi il culo e lei non
sembrava aspettare altro mentre io morivo ma in fondo io che mi credevo come se
fosse stata una cosa possibile anche senza quella lì che poi è da quella sera
che le cose vanno di merda e sto piangendo quasi tutti i giorni perché sono una
cretina che non so nemmeno io cosa voglio e cosa devo fare e m'illudo"
Altra pausa per riprendere il
fiato. Continuavo a camminare, ma questa volta parlai prima io.
“Con Lucrezia ci siamo lasciati”
Smise di camminare, mi fermai e la guardai. Lei cambiò voce, si addolcì
“Perché? Eravate belli insieme, così... così complici...”
Mi limitai ad alzare le spalle e ripresi a camminare.
Lei restò in silenzio per un po' e poi
“Cosa devo fare?”
“È una domanda un po' grossa...”
“Cosa vuoi che faccia?”
“Piuttosto cosa vuoi fare tu?”
“Non lo so”
“Eppure sei qui a parlarne con
me”
“...”
“...”
“Perché pensavo che vedendoti si
risolvesse tutto. E invece sto peggio di prima, credevo che vedendoti non mi
piacessi più, che stare con quella ti avesse allontanato che avessi avuto
quello che volevi... mi ha trattata male, ha minacciato di cacciarmi di casa
... non c'è mai... mi sento così... così in secondo piano... messa da parte...”
Persi la pazienza. Me ne rendo
conto, è irrazionale, totalmente irrazionale, ma, in fondo, cosa c'era di
razionale in quella situazione? E poi, probabilmente, se agissimo sempre in
modo razionale la vita sarebbe drammaticamente piatta, monocorde, monocolore. E
so anche che è stato brutto, come prendere a calci un cane morto.
“Senti” risposti brusco “se
dipendesse da me, ti porterei via da quel coglione che ti tratta come una pezza
da piedi. Ma non dipende da me. Sei tu che devi fare una scelta, sei tu che insisti
che vuoi recuperare con quello stronzo anche se non vale un tuo punto nero”
“Ma perché pensi questo di lui?”
“No, è quello che pensa un sacco
di gente di lui da prima che tu lo conoscessi. Semplicemente lui ha sé stesso e
tu sei un accessorio, ti dà per scontata. Sei docile, comoda, con te può giocare
alla coppietta quando non ha qualche oca fra le mani, tanto qualsiasi cosa
faccia tu sei lì che scodinzoli appena ti lancia un pezzo d'osso. Sei il suo
piano B”
Mi stupii della mia franchezza.
Anche lei.
“È questo che pensi di me?”
“È quello che pensa lui ed è
quello che vediamo tutti. Ti rendi conto la mole di cazzi suoi che si fa? E tu?
Tu ti fai problemi per tutto. Ma ti rendi conto di come ti fai trattare? E ti
rendi anche conto che la vostra storia è finita da un pezzo?”
“Tu dici così perché solo perché vuoi
che io lo lasci”
“Se volessi davvero stare con
lui, non staresti parlando con me”
“…” Stava per piangere. Provai ad
addolcire i toni.
“Non nego mi piacerebbe lo
lasciassi, ma in realtà vorrei che ti rendessi conto tu delle cose. Perché non
gli parli? Chiedigli se vede anche lui che il vostro rapporto è in crisi e
vedete di recuperare le cose”
“E tu?”
“Io?” ancora... “Io che c'entro?”
“Tu per te cosa vuoi?”
“Te”
“...”
“Ma te al 100%, non te coi dubbi
che forse hai sbagliato e dovevi restare con lui. Quindi prima chiarisci con
lui e poi vediamo che succede”
“E tu cosa fai?”
“Direi che sono affari miei…”
Mi abbracciò. Intensamente.
“Non scomparire”
“Non sono un fantasma...” risposi
sorridendo e ricambiando l'abbraccio.
CAPITOLO 37
CAPITOLO 37
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