Non ce l’ho con Morandi. Non troppo almeno. Ce l’ho con il fatto che pure in televisione si chiamano sempre i vecchi. Celentano, cacchio. L’anno scorso Benigni. E poi la solita solfa di dissociazioni, denunce, gente offese. Oh, Celentano è un fico, in generale, è uno che ai suoi tempi è stato anche avanti. Ma ora basta, ha 70 anni e lasciasse fare. Bello il gesto di dare tutto in beneficienza, ma in fondo non è stato mica 30 giorni in miniera, è stato pagato in modo indecente per un monologo di dubbio gusto (almeno leggendo le cronache) durato un’ora. E sì, lo avrà provato, ci avrà perso tempo, avrà dovuto pagare anche i suoi avvocati. Ma, insomma, non mi pare un gesto così da gran signore, suvvia.
E l’hanno scorso è toccato a Benigni con la retorica da ventennio sull’inno d’Italia. Genio, grande, poeta. Per carità, monologo d’effetto e pure commovente sul momento, poi ci rifletti e capisci altre cose. Cose brutte. Cosa che ci credi ti viene davvero la nostalgia di quello che dice che i treni li faceva arrivare in orario. E ti chiedi se era proprio il caso. Ma il punto è che anche Benigni è una salma e l’unica cosa straordinaria, in fondo, è che non abbia provato a tirare fuori l’uccello.
E Celentano voleva pure portarsi dietro Grillo, un altro giovane con un sacco di cose nuove e moderne da dire.
Che poi a me se insulti la stampa cattolica un sorriso me lo strappi facile, ma a che serve? Perché? Un monologo di un’ora per dire che per te un certo giornale va chiuso? Sei scemo o solo in preda alla tracotanza dell’anziano che siccome è vecchio ritiene di avere ragione e dire cose sensate e sagge a prescindere? No so, a ‘sto punto poteva dire “stanno a rispacca’ tutto!”...
Ma poi, è una festival della canzone, no? Dovrebbe esserlo, il titolo così recita. Ma alla canzone, della pellegrini, di grillo, della pellegrini e della patata rasata di Belen ma cosa interessa? E cosa c’interessa pure di Celentano se nemmeno canta?
Non lo so. Se voi lo sapete suggerite.
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