Un disco caldo, molto intimo, assolato, isolato, insulare che a tratti può ricordare il cantautorato raffinato di un Tim Buckley. Rooms non sembra un disco italiano, è un disco dal respiro internazionale, sembra un disco “vero” e non (solo) perché Cammarata decide di cantare in inglese ma soprattutto per la qualità della fattura, degli arrangiamenti, dei suoni, della registrazione, dell’approccio così lontano dalla scena indipendente italiana.
Epperò questo è pure il suo difetto, benché unico difetto. Ci sono più grattacieli che aranceti, benché la Sicilia si faccia sentire qua e là (prendete Alone & Alive, ad esempio). E poi la pronuncia strasciacata da americano in vacanza con cui Cammarata pronuncia le parole “Palermo” e “Monte Pellegrino” strappa un sorriso e fa venire in mente tutti i soliti discorsi sull’italietta grottescamente provinciale ed esterofila a tutti i costi. Ma è solo un dettaglio, per fortuna.
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