Io ero assieme al Sire, ce la siamo presa tutta e, per giunta, non funzionavano manco più i cellulari.
Non è questo il punto. Siamo andati all’Hard Rock Cafè perché c’era un tipo che presentava un disco. Credo che quella di ieri sia stata la serata delle figure retoriche. Ora, iniziando proprio da noi, io ero troppo rock’n’roll pure per l’ormai uber-leccato Hard Rock Cafè, il Sire sembrava invece uscito da un ritrovo d’intellettuali dei primi del secolo. Tante bambine agghindate e altrettanti nasi finti, personaggi degni di una commedia anni ’80 con Gerry Calà, un tipo piuttosto manfruito nell’aspetto conciato come una sorta di Rimbaud de noantri, uno speaker lecca culo, truccato come una starlette della televisione e anche un po’ imbarazzante, un tecnico delle luci caustico (“Ringrazio Pippo per aver portato tutte queste persone!” “E se poteva impegnà de più...”), il barman più lento dell’emisfero (16 minuti netti per servire 3 birre) ma soprattutto, una volta fuori, il vecchio sordido.
Pensate. Pioggia impossibile per ore. Città totalmente allagata e questo vecchio, che ti si avvicina zoppicante, mentre tu cammini un po’ ingrugnato, con ombrello a altri impicci di ogni tipo in mano e ti chiede “night club?” “Uh?” “volete un night club...” con il fare insinuante di una tenutaria di bordello. Credo di avergli risposto male.
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